Il Museo Egizio di Torino

Dove è possibile vedere un vero e originale tempio egizio? Verrebbe naturale dire nella Valle dei Re, ma se non avete in programma un viaggio all’estero, potete tranquillamente restare entro i patri confini e fermarvi a Torino.

Negli anni Sessanta, a seguito della costruzione della diga di Assuan, il Museo Egizio fu chiamato a contribuire alla campagna per il salvataggio dei tempi della Nubia, che rischiavano di essere sommersi dalle acque del lago Nasser. Il governo egiziano decise di donare all’Italia il tempio di Ellesiya come riconoscimento per la partecipazione del Paese alla vasta operazione di salvataggio: il reperto, dopo una complessa operazione di trasporto e ricostruzione all’interno del Museo Egizio, fu presentato a Torino alla presenza delle autorità italiane ed egiziane nell’autunno del 1970”.

E’ indubbio che trovarsi all’interno di qualcosa che di solito si è visto solamente nei film di Indiana Jones è veramente emozionante, sentire tutto il peso di quei 4-5 millenni di storia che vanno dal 3900 a.c. al 642 d.c. è una sorta di sindrome di Stendhal. Ma la bellezza è di casa in questa struttura fondata nel 1824, dove si trovano 40.000 reperti, anche se sono 3.300 quelli esposti nelle sale museali e 11.000 nelle Gallerie della Cultura Materiale. Un museo creato da Casa Savoia, secondo al mondo per opere esposte dopo quello del Cairo, ma nato 11 anni prima di questi, e quindi può fregiarsi pienamente del titolo di museo egizio più antico al mondo. Nel 2013 il museo è stato inserito dal quotidiano britannico The Times nella classifica dei 50 migliori musei del mondo.

Quattro piani e quindici sale in cui ci si muove tra suoni ovattati e luci soffuse, tra statue e sarcofaghi, suppellettili e arredi, oggetti e resti umani mummificati. Soffermarsi di fronte alle tombe di Iti e Neferu, piuttosto che a quella di Kha, per conoscere, riscoprire, una civiltà già evoluta quando il resto del mondo viveva ancora nelle caverne. Le storie raccontate da Wilbur Smith e altri grandi scrittori che ci hanno accompagnato nella vita, ora è possibile interiorizzarle percorrendo la Galleria dei Re, conoscendo da vicino la Dea Sekhmet, corpo di donna e testa di leonessa.

Quasi due secoli sono passati da quando la Mensa Isiaca inaugurò il primo nucleo del Museo Egizio, ma il mistero di questa cultura antica, che tanto ha nutrito la fantasia e i racconti di avventura. Un pezzo di storia che ha fuso l’arte e la cultura egizia con tutte quelle che sono venute dopo di lei e sicuramente ha ancora tanto da rivelarci. Per conoscere, o magari immaginare di scoprire qualche segreto, quale modo migliore di passeggiare nel Villaggio di Deir el-Medina o la Valle della Regina, pregustando di finire questo meraviglioso viaggio con un piatto di autentica bagnacauda torinese?

[NdR – Si ringrazia l’Ufficio Stampa del Museo Egizio per la gentile disponibilità]

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