
Una famiglia (Film, 2017)
Sebastiano Riso (Catania, 1983) va in concorso a Venezia con il suo secondo film, Una famiglia, storia cupa e disperata ambientata a Roma, interpretata da Micaela Ramazzotti e Patrick Bruel, che segue di tre anni il debutto con Più di mezzanotte, pellicola drammatica sulla vita di una drag queen.
Film teatrale, basato sulla bravura dei due interpreti per raccontare l’amore malato tra Maria (Ramazzotti) e Vincenzo (Bruel), che mettono al mondo dei figli per venderli sul mercato delle adozioni illecite, anche se a un certo punto la donna pretenderebbe una vera famiglia. Tra i difetti maggiori del film – credo voluto – un fastidioso suono in presa diretta che rende complicato seguire i dialoghi della Ramazzotti (che si mangia le parole) e di Bruel (che recita in italiano), in pratica si distinguono le frasi solo quando parla Fantastichini, dotato di una perfetta dizione teatrale. Tutta la pellicola è girata con la macchina a mano, tra rapidi campi e controcampi, riprese concitate, soggettive frenetiche e diversi piani sequenza che sembrano meri esercizi di stile.
Micaela Ramazzotti recita un ruolo complesso, in definitiva un personaggio standard, da donna nevrotica, ansiosa, insicura e insoddisfatta, che ama il suo uomo (nonostante la perfidia) ma vorrebbe qualcosa di diverso. Patrick Bruel è bravo nella parte del francese che ha tagliato i ponti con il passato, sfoggia un’espressione da buono ma il suo personaggio è di una cattiveria infinita, il suo modo per fare soldi consiste nel vendere neonati, senza esitare a disfarsene se nascono con malformazioni. Fotografia scura, notturna, colorazione giallo ocra come nella maggior parte del cinema italiano contemporaneo, tra notturni piovosi che lasciano il posto a mattine grigie.
Riso vuol fare Bertolucci senza essere Bertolucci quando indaga sul rapporto di coppia senza approfondire, come vuol fare Antonioni senza essere Antonioni usando a sproposito il piano sequenza. Una scena esemplare: durante una lite casalinga tra Maria e Vincenzo la macchina da presa esce dalla finestra, vaga per le case popolari, torna sul davanzale, infine segue l’uscita di casa dell’uomo. Tutto in una sola, interminabile, sequenza, del tutto inutile, se non per fare sfoggio di perizia tecnica. La colonna sonora è angosciante, perfetta per un film da premio depressione, che butta lì dei personaggi senza risolverli, vedi il ruolo di Stella (Matilda De Angelis), forse nuova fiamma di Vincenzo, destinata a ripercorrere la strada di Maria che vorrebbe farsi una famiglia e andarsene con il bambino ritrovato.
Una famiglia ha avuto il coraggio di concorrere per il Leone d’Oro. Non l’ha vinto. Per fortuna. Non ci risulta che il regista abbia fatto altro dal 2017 a oggi. Se proprio volete farvi del male, il film è disponibile su Rai Play. Visto su Rai 5, senza pubblicità.
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Regia: Sebastiano Riso. Soggetto e Sceneggiatura: Andrea Cedrola, Stefano Grasso, Sebastiano Riso. Fotografia: Piero Basso. Montaggio: Claudio Di Mauro. Musiche: Michele Braga. Scenografia: Francesca Fezzi. Costumi: Johanna Bronner. Trucco: Lorenzo Tamburini. Produttore: Marco Cohen. Produttore Esecutivo: Ferdinando Bonifazi. Genere: Drammatico. Durata: 97’. Lingua Originale: Italiano, Francese (sottotitolato). Paese di Produzione: Italia, 2017. Case di Produzione: Direzione Generale Cinema, Indiana Production, Manny Films. Distribuzione (Italia): Bim Distribuzione. Interpreti: Micaela Ramazzotti (Maria), Patrick Bruel (Vincenzo), Pippo Delbono (Saverio), Fortunato Cerlino (dott. Minerva), Marco Leonardi (Pietro), Matilda De Angelis (Stella), Ennio Fantastichini (Giorgio), Sebastian Gimelli Morosini (Federico), Alessandro Riceci (Alex).
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