Comandante (Film, 2023)

Edoardo De Angelis lo conosciamo da Indivisibili (2016) e Il vizio della speranza (2018), puro cinema d’autore, ispirato e poetico, visto in un cineclub e non in una grande sala cinematografica. Comandante è il suo salto di qualità a livello commerciale ma il valore culturale resta identico. Ci piacciono questi autori che non scendono a compromessi con lo stile paratelevisivo ma sono sempre loro stessi, fino in fondo. De Angelis è uno che in dodici anni di attività ha girato cinque lungometraggi, quasi tutti legati a Napoli e alla vita problematica delle periferie; Comandante è una storia diversa, ma Napoli c’entra come collegamento con alcuni personaggi, soprattutto la figura del cuoco di bordo che in un originale finale elenca tutti i piatti possibili e immaginabili mentre scorrono i titoli di coda.

De Angelis racconta la missione di Salvatore Todaro (Favino) comandante del sommergibile Comandante Cappellini durante la Seconda Guerra Mondiale, dalla quale non fece ritorno, ucciso nel 1942 (durante il sonno) da un colpo di mitraglia nemico. Todaro potrebbe starsene a casa con la sua pensione di invalidità, insieme alla moglie (D’Amico) e alla figlia che sta nascendo, ma non vuole sottrarsi al dovere di marinaio e parte per la guerra. Il regista descrive la figura del comandante con molta cura, tratteggiandone la personalità da uomo di mare, rispettoso dei principi di giustizia, fino all’episodio che più gli interessa: il salvataggio dei naufraghi belgi, dopo aver affondato la nave nemica (il Kabalo), perché in mare gli uomini non si lasciano annegare, anche se lo Stato Maggiore impartisce disposizioni diverse. Perché noi siamo italiani, dice il comandante in risposta alla domanda perché ci avete salvati?, così come a un belga antifascista grida che lui non è un fascista, ma un uomo di mare.

Non c’è mai retorica in questo film, meno che mai retorica bellica, ma tanto amore e umana compassione, riferito anche a casi simili di salvataggi in mare contemporanei. Un film che gode di una ricostruzione d’epoca perfetta, un sommergibile costruito a Taranto per l’occasione, con riprese che interessano sia la città pugliese, come le acque del mar Piccolo e il Belgio. Alcune sequenze di battaglia navale e contro aerei da ricognizione sono fantastiche, sembra di trovarsi in un film bellico nordamericano tanta è la veridicità delle riprese.

De Angelis non è interessato in particolar modo ai temi bellici, la sua indagine è rivolta verso i caratteri umani, fa poesia con la voce narrante e con i pensieri. Basti ricordare le infermiere volontarie che salutano i marinai in partenza mentre soffia un vento di guerra che porta i ragazzi a morire. Altre pennellate poetiche sono la morte del pescatore di coralli di Torre del Greco che s’immerge per una missione suicida e libera il sottomarino incagliato tra le mine. Abbiamo già detto del cuoco napoletano che, quando il cibo scarseggia, serve un brodo insipido elencando (come teorico condimento) i nomi di pietanze saporite. Il sottomarino del comandante Todaro tenta di realizzare l’unità nazionale, ospitando al suo interno ragazzi che provengono da ogni luogo della penisola, parlano dialetti disparati, seguono credenze e abitudini agli antipodi.

Montaggio compassato, da cinema d’autore, ma le due ore di durata non si sentono per niente; fotografia lucida che si alterna a cupi notturni e claustrofobici interni; tecnica di regia sopraffina, tra piani sequenza e spettacolari riprese in panoramica; colonna sonora adeguata al tema, tra musiche popolari e brani classici.

Pierfrancesco Favino è bravissimo a interpretare un personaggio per niente facile, recitando in dialetto veneto con la sua voce, senza bisogno di doppiaggio. Silvia D’Amico, purtroppo, si vede solo nei fotogrammi iniziali, ma una storia di mare dal contenuto bellico non permetteva molte evoluzioni, se non qualche flashback e una bella ripresa dell’attrice a seno nudo mentre indossa il cappello del suo comandante. Un film che fa bene al cinema italiano, che percorre la strada giusta nei lavori drammatici e nel cinema d’autore, mentre è meno in sintonia con un grande passato nella commedia, un tempo genere principale. Da vedere.

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Regia: Edoardo De Angelis. Lingua: Italiano, Veneto, Napoletano, Fiammingo, Sassarese. Durata: 120’. Soggetto: Edoardo De Angelis. Sceneggiatura: Edoardo De Angelis, Sandro Veronesi. Fotografia: Ferran Paredes Rubio. Montaggio: Lorenzo Peluso. Effetti Speciali: Kevin Tod Haug. Musiche: Robert Del Naja. Scenografia: Carmine Guarino. Costumi: Massimo Cantini Parrini. Produttori: Pierpaolo Verga, Nicola Giuliano, Attilio De Razza, Edoardo De Angelis, Paolo Del Brocco, Francesca Cima, Carlotta Calori, Viola Prestieri. Case di Produzione: Indigo Film, O’ Groove, Rai Cinema, Tramp Ltd, V-Groove, Wise Pictures. Interpreti: Pierfrancesco Favino (Salvatore Todaro), Massimiliano Rossi (Vittorio Marcon), Johan Heldenbergh (Georges Vogels), Arturo Muselli (Danilo Stiepovich), Andrea Ferrara (Pietro Mulargia), Giuseppe Brunetti (Gigino Magnifico), Gianluca Di Gennaro (Vincenzo Stumpo), Johannes Wirix (Jacques Reclercq), Silvia D’Amico (Rina Todaro), Cecilia Bertozzi (Anna), Paolo Bonacelli (Betti), Pietro Angelini (Ivano Leandri), Mario Russo (Salvatore Minniti), Giustiniano Alpi (Morandi), Luca Chikovani (Leonardo Barletta), Giorgio Cantarini (Vezio Schiassi), Andrea Ferrara (Antonio Pietro Mulargia), Lucas Tavernier.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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