Fumo di Londra (Film, 1966)

Fumo di Londra è il primo film con Alberto Sordi impegnato alla regia, ruolo in cui firma una ventina di pellicole non molto omogenee e di diverso valore. Preferiamo Sordi attore, perché come regista spesso gira film lenti, compiaciuti, sentimentali e moraleggianti che non sempre colgono nel segno. La sua produzione da regista è dignitosa ma non eccelsa e tocca momenti di stasi in lavori come Io e Caterina (1980). Persino Fumo di Londra presenta difetti di impostazione e la storia di un italiano all’estero raccontata dal regista è piena di luoghi comuni. Sordi attore è perfetto. Indossa baschetto e bombetta, si lascia sedurre dalla cultura hippy, si fa affascinare da ragazze inglesi e dalla caccia alla volpe, ma alla fine viene rispedito in Italia dalla polizia.

La storia racconta le vicissitudini di Dante Fontana (Sordi), un antiquario perugino innamorato della cultura britannica, che si reca a Londra con il pretesto di partecipare a un’asta. Poco a poco si dovrà rendere conto che il suo ideale di civiltà britannica si sta avviando sul viale del tramonto e che il suo amore per usi e costumi inglesi è rivolto a qualcosa che sta scomparendo.

Il valore del film sta tutto nelle parti documentarie, quasi da mondo movie, in un periodo storico nel quale i viaggi all’estero non erano così frequenti e si conosceva il mondo soprattutto grazie a testimonianze video. L’antiquario, una volta a Londra, cerca di vestire da perfetto inglese, partecipa a eventi dove si mescola tra la folla e non vorrebbe essere conosciuto come italiano, infine riesce anche a farsi invitare in un castello da un’anziana aristocratica. Una delle sequenze migliori del film vede Sordi cercare a ogni costo un tipico ristorante inglese e restare esterrefatto di fronte a un abominevole pasticcio traboccante maionese. Inevitabile la citazione di Un americano a Roma con la ricerca di un ristorante italiano dove abbuffarsi di spaghetti e bere vino rosso da un fiasco impagliato.

Film interamente ambientato a Londra (Picadilly Circus, London Hilton, Casa delle Aste, Westminster, Big Ben), a parte le sequenze girate nel Belvoir Castle, a Grantham, e le parti iniziali a Perugia, nel Palazzo dei Priori di Corso Vannucci. Colonna sonora del grande Piero Piccioni, con musiche dirette da Bruno Nicolai, alcuni brani scritti da Sordi (You Never Told Me e Richmond Bridge) e cantati da Julie Rogers. Sceneggiatura (purtroppo) non di Sonego, ma dello stesso Sordi che collabora con Sergio Amidei.

Il film è sfilacciato, ripetitivo, macchinoso, ci sono sequenze interminabili (la parata) durante le quali Sordi regista si innamora di sé stesso, la storia non decolla mai ed è troppo lunga (106 minuti) per le cose da dire. Il montaggio di Antonietta Zita poteva essere più agile, mentre la fotografia londinese di Benito Frattari è buona. Nonostante i limiti detti, Sordi vince un David di Donatello, nel 1966, come miglior attore. Molti interpreti sono figuranti britannici. Fumo di Londra si può rivedere solo per un interesse storico, ma risulta un film irrimediabilmente datato.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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