UE, Fondo sociale per il clima

Il Fondo sociale per il clima è stato proposto dalla Commissione europea nell’ambito del pacchetto Pronti per il 55%, al fine di sostenere i cittadini e le imprese più vulnerabili interessati dall’estensione del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (ETS) ai settori dell’edilizia e del trasporto su strada. Il Fondo sarebbe parzialmente finanziato dai futuri proventi del sistema ETS e utilizzato per il sostegno diretto al reddito e per investimenti nella ristrutturazione edilizia all’insegna dell’efficienza energetica e nel trasporto sostenibile. Un accordo provvisorio è stato raggiunto dai colegislatori il 22 dicembre 2022, si desidera raggiungere l’obiettivo del Green Deal europeo e rendere l’UE climaticamente neutra entro il 2050, con un target intermedio di riduzione del 55% delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030. La plenaria dell’Europarlamento ha dato il via libera alla riforma del sistema di scambio di quote di emissione (ETS) che prevede, tra l’altro, la creazione di un nuovo sistema per determinare il prezzo delle emissioni anche per i carburanti per il trasporto su strada e per gli edifici a partire dal 2027 o dal 2028 se i prezzi dell’energia dovessero risultare particolarmente elevati. Sono state inoltre introdotte le norme alla base del nuovo Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) che entreranno in vigore in concomitanza con la graduale eliminazione delle quote gratuite per le imprese fra il 2026 e il 2034. L’obiettivo, fa sapere una nota dell’Europarlamento, è “incentivare i paesi terzi ad accrescere le proprie ambizioni climatiche e garantire che gli sforzi climatici globali e dell’UE non siano messi in pericolo dalla delocalizzazione della produzione in paesi extra UE con politiche climatiche meno ambiziose”.

Il Fondo sociale per il clima sarebbe istituito per il periodo 2025-2032, con una dotazione di oltre 72 miliardi di EUR. Dovrebbe essere finanziato principalmente da una quota pari al 25 % dei futuri proventi dell’ETS dell’UE provenienti dai settori dell’edilizia e del trasporto su strada e da un importo equivalente proveniente dai contributi nazionali finanziati, ad esempio, dai proventi dell’ETS degli Stati membri. Il Fondo dovrebbe fornire alle famiglie vulnerabili, alle microimprese e agli utenti dei trasporti una compensazione finanziaria mediante un sostegno diretto temporaneo al reddito e investimenti per contribuire a ridurre la loro dipendenza dai combustibili fossili. Ciò potrebbe includere il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, la decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento, l’integrazione delle fonti di energia rinnovabili e il miglioramento dell’accesso alla mobilità e ai trasporti a zero e a basse emissioni. Gli Stati membri dovrebbero elaborare piani sociali per il clima in cui figurino misure concrete e presentarli insieme ai rispettivi piani nazionali aggiornati per l’energia e il clima.

Il fascicolo è stato deferito alla Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) e alla commissione per l’occupazione e gli affari sociali (EMPL), che hanno approvato la loro relazione congiunta il 18 maggio 2022. La nuova normativa, punta a stabilire delle definizioni comuni in tutta l’UE per la povertà energetica e la povertà da mobilità. Con il termine “povertà energetica” ci si riferisce alle famiglie che non riescono ad accedere ai servizi energetici essenziali che consentono un tenore di vita dignitoso. Con “povertà da mobilità” ci si riferisce invece ai nuclei familiari che devono affrontare ingenti costi di trasporto o con accesso limitato ai mezzi di trasporto abbordabili. Nel corso dei negoziati, il Parlamento ha chiesto un’attenzione specifica ai problemi affrontati dalle isole, dalle regioni montane e dalle aree remote meno sviluppate. Gli europarlamentari hanno voluto bloccare l’accesso ai fondi per quei paesi che non rispettano i diritti fondamentali e lo Stato di diritto.

Il Parlamento ha adottato la sua posizione con emendamenti alla proposta della Commissione durante la tornata di giugno II 2022. I negoziati di trilogo si sono conclusi il 18 dicembre 2022. L’accordo provvisorio tra i colegislatori prevede che il Fondo sociale per il clima sia avviato nel 2026, un anno prima dell’estensione dell’ETS all’edilizia e al trasporto su strada (in caso di prezzi dell’energia eccezionalmente elevati, l’avvio del nuovo sistema ETS potrebbe essere rinviato al 2028). Il bilancio dovrebbe ammontare a 65 miliardi di EUR, con un ulteriore 25% coperto da risorse nazionali (per un totale stimato di 86,7 miliardi di euro). ed essere alimentato da entrate con destinazione specifica esterne per evitare una riapertura del quadro finanziario pluriennale dell’UE. Un massimale del 37,5 % dei costi totali stimati dei piani sociali per il clima si applicherebbe al sostegno diretto temporaneo al reddito e gli Stati membri dovrebbero cofinanziare il 25 % del costo totale stimato dei loro piani. Il testo deve ora essere formalmente approvato dal Parlamento e dal Consiglio e il Parlamento dovrebbe votarlo durante la tornata di aprile.

Il Fondo sociale per il clima finanzierà misure concrete per affrontare la povertà energetica e da mobilità, sia a breve che a lungo termine, con misure che comprendono riduzione delle tasse e dei canoni energetici o fornitura di altre forme di sostegno diretto per combattere l’aumento dei prezzi del trasporto su strada e del combustile per riscaldamento; incentivi per la ristrutturazione e il passaggio a fonti rinnovabili negli edifici; incentivi per il passaggio dal trasporto privato a quello pubblico, oltre al car sharing e alle biciclette; sostegno allo sviluppo del mercato dell’usato per i veicoli elettrici.

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