Cronache dai Palazzi

I 7 grandi si incontrano a Hiroshima, nella città martire della bomba atomica. Presente anche la premier Giorgia Meloni, che ha mostrato ai colleghi internazionali le foto del disastro alluvionale in Emilia Romagna con sullo sfondo il grande dibattito sul cambiamento climatico combinato con il deturpamento ambientale da Co2. In una Hiroshima blindata Giappone, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Canada e Italia si sono incontrati all’ombra di un edificio distrutto dall’atomica. Come esposto dal premier giapponese Fumio Kishida, nonostante il pesante passato, un eventuale disarmo nucleare rappresenta un’opzione non proprio praticabile, in un’epoca di test missilistici nordcoreani, esperimenti bellici, una guerra in corso, con la Russia che continua a minacciare l’Ucraina, e un evidente potenziamento dell’arsenale cinese. Elementi complessi che richiedono delle analisi complesse e per niente semplicistiche.

In definitiva si tratta di una competizione tra grandi potenze in un mondo che assume sempre più un aspetto tripolare. È un G7 che discute delle sfide poste da Russia e Cina, tra cui si annoverano anche l’intelligenza artificiale, gli investimenti infrastrutturali nel Sud del mondo, e ovviamente i cambiamenti climatici. Non sono solo le questioni militari il problema, esistono una serie di urgenze che non possono essere trascurate in un mondo globale, interconnesso e ipertecnologico. Tra i segnali più rilevanti di decoupling tecnologico (che Usa e Ue definiscono de-risking) vi è il settore dei semiconduttori. Gli Stati Uniti mirano in pratica a riportare in patria una produzione fondamentale per il settore industriale, anche nel settore della difesa, che nel corso degli anni è stata affidata ad altri Paesi tra cui Taiwan. L’industria giapponese ha invece annunciato importanti investimenti per quanto riguarda i chip in un incontro in cui era presente per l’appunto Taiwan, oltre a Usa e Sud Corea, e siglando in aggiunta una partnership con il Regno Unito.

Un debutto tutto sommato positivo quello della premier Meloni che ha comunque dovuto fronteggiare anche qualche contraccolpo come da parte del primo ministro canadese, Justin Trudeau, che ha chiesto alla presidente del Consiglio italiana chiarimenti in materia di diritti Lgbt: “Siamo preoccupati per alcune delle posizioni che il tuo governo sta prendendo in materia, ma non vedo l’ora di parlarne con te”, avrebbe detto Trudeau a Meloni. Chiaramente contrariata, Meloni ha fronteggiato la situazione rispondendo per le rime: “L’Italia sta seguendo le decisioni dei tribunali e non si sta discostando dalle precedenti amministrazioni”. I due leader hanno discusso ovviamente anche di altro, tra cui sanzioni contro la Russia ed eventuali conseguenze politiche ed economiche di una certa postura geopolitica di Pechino.

Gli Stati Uniti hanno a loro volta preannunciato un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, facendo pressione sugli alleati e includendo nella black list altre 70 nuove esportazioni. Per gli americani, però, per ridurre le capacità di Mosca sul campo di battaglia occorre fronteggiare anche l’aggiramento delle sanzioni da parte di Paesi terzi, una questione sulla quale l’Unione europea, nello specifico, non ha ancora raggiunto un accordo. Per quanto riguarda il conflitto tra russi e ucraini sono evidenti le divergenze, in particolar modo sulle modalità attraverso le quali porre fine allo stato di belligeranza, e quindi per quanto riguarda il percorso verso un’eventuale accordo di pace. Si è discusso anche di un possibile vertice di pace entro l’estate. È invece evidente l’unità a proposito del sostegno militare a Kiev, garantendo all’Ucraina un afflusso costante di armi, e sulla buona riuscita del “price cap” applicato al petrolio russo, che avrebbe ridotto le entrate russe e stabilizzato i prezzi ma avrebbe anche creato dei vantaggi per India e Cina che, come narra il New York Times, in questi mesi hanno potuto acquistare a prezzi scontati.

A proposito di ring tra Occidente e Oriente del mondo, il G7 è inoltre un palco sul quale discutere di una strategia di deterrenza più incisiva nei confronti della Cina, rivolgendo un’attenzione particolare al “Sud globale” monitorando su una possibile influenza di Pechino che, a sua volta, conia la definizione di “diplomazia coercitiva” americana, criticando inoltre il principio dell’“Unica Cina” enunciato dal G7 insieme alla “importanza della pace e della stabilità nello stretto di Taiwan”.

Altro tema centrale il climate change – anche sul fronte nazionale, alla luce degli ultimi eventi catastrofici in Emilia – ed eventuali misure a riguardo. Per raggiungere gli obiettivi prefigurati dall’Accordo di Parigi, ossia l’azzeramento delle emissioni entro il 2050, i Paesi del G7 ipotizzano percorsi più veloci per la transizione verso l’energia verde e per quanto riguarda gli sforzi funzionali alla riduzione delle emissioni. L’ampliamento dell’intelligenza artificiale ha riportato il tema sul tavolo del vertice dei 7, i cui ministri con delega al digitale già in aprile hanno adottato una regolamentazione “basata sul rischio” per l’A.I. Ultimo tema fondamentale un’eventuale intesa sulla non proliferazione del nucleare caldeggiata dal premier giapponese Kishida nato ad Hiroshima. Fatto sta che il presidente americano ha firmato un accordo con la Corea del Sud per l’invio di sottomarini nucleari.

La premier Giorgia Meloni ha sottolineato che “l’Europa deve riprendere il controllo delle proprie industrie strategiche”, in particolare in riferimento ai progressi commerciali di Pechino, soprattutto nel settore tecnologico che tra l’altro è anche alla base della transizione energetica, un ritardo che la Commissione europea considera “ancor più grande di quello che avevamo rispetto al gas russo”, da correggere nel più breve tempo possibile anche perché il progresso tecnologico favorisce nel contempo l’arsenale cinese. “Non si può più vendere materiale high tech a Pechino che potrà ritorcersi contro l’Occidente”: è questa la sintesi condivisa dai due premier Kishida e Meloni.

In sostanza serve indipendenza dalla Cina anche per quanto riguarda le tecnologie militari e occuparsi del “Global South”, ossia dei Paesi in via di sviluppo: “O li aiutiamo noi o lasciamo campo aperto a Cina e Russia”, è la conclusione di Meloni ribadendo l’unità nel sostegno a Kiev. I 7 leader hanno infine ribadito “la determinazione del G7 a sostenere l’ordine internazionale libero basato sullo Stato di diritto e dimostrando l’incrollabile solidarietà con l’Ucraina, per la quale continueranno le sanzioni imposte alla Russia”. Dal primo gennaio del 2024 sarà l’Italia a presiedere il prestigioso tavolo internazionale a sette, tra i principali vertici dell’Occidente, fondamentale cabina di regia in cui si confrontano e si riconoscono le più libere ed energiche democrazie del mondo.

A proposito di sistemi democratici e di democrazia da esportare, coltivare e perfezionare, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto al Quirinale la presidente della Repubblica di Slovenia Nataša Pirc Musar. Ad accoglierla anche il vicepremier e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani. Al centro dell’incontro le relazioni bilaterali, la situazione in Ucraina, l’eventuale ingresso dei Balcani occidentali nell’Unione europea, “un utile investimento politico e necessaria scelta storica”, ha affermato il presidente Mattarella. A proposito di migranti, invece, il capo dello Stato ha sottolineato “come sia indispensabile giungere ad una politica europea organica in materia”.

“Onorata per aver ricevuto un’accoglienza così affettuosa”, la presidente Nataša Pirc Musar ha espresso la sua profonda stima nei confronti del nostro presidente della Repubblica: “Ci terrei a diventare sua allieva, perché ammiro la sua saggezza e la sua intelligenza”, ha affermato la presidente slovena, aggiungendo di aver chiesto a Mattarella “di patrocinare insieme alla presidenza slovena Gorica-Nova Gorica capitale europea della cultura 2025 (proposta che il presidente Mattarella ha accolto con soddisfazione). E poi di proporre al governo e alla presidente Meloni di istituire un tavolo per le minoranze”. Esprimendo “un parere positivo sulla rappresentanza parlamentare slovena garantita”, il presidente Mattarella ha però sottolineato che sarebbero “necessarie modifiche costituzionali”.

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