Everything Everywhere All at Once (Film, 2022)

Vincere sette Oscar non significa essere il miglior film possibile in circolazione, vuol dire solo aver vinto sette premi e aver soddisfatto il palato nordamericano che ama soggetti e messe in scena dal taglio fantastico. Non solo, il film ha vinto pure due Golden Globe e un Premio Bafta. Sulla base di queste considerazioni, la prima cosa che viene da dire è che siamo in presenza di un buon prodotto di intrattenimento, che dice cose condivisibili in modo originale, ma che non siamo assolutamente di fronte a un capolavoro. Tutt’altro!

The Daniels (pseudonimo dei due registi, sceneggiatori, produttori Daniel Kwan e Daniel Scheinert) raccontano le disavventure di Evelyn (Yeoh), una cinese immigrata negli Stati Uniti che gestisce una lavanderia a gettoni sull’orlo del fallimento, mentre il suo matrimonio con Waymond (Ke Huy Quan) sta andando a rotoli e la figlia adolescente Joy (Hsu) cerca di convincerla ad accettare la sua compagna Becky (Medel).

Il film comincia come una storia di vita quotidiana, ma quando la famiglia si reca dall’ispettrice delle tasse (Jamie Lee Curtis) tutto prende una piega fantastica, con salti dal reale verso infiniti mondi, per lanciarsi in un metaverso fatto di scontri epici e di possibilità non colte. Vediamo universi bizzarri, persino uno dove gli uomini hanno hot dog al posto delle dita, altri dove le alter ego di Evelyn hanno scelto esistenze diverse, come cantante, donna di spettacolo, cuoca in un ristorante, inserviente. Tutta la messa in scena che fa rivivere il passato a Evelyn ha un taglio da cinema fantascientifico, sembra ispirata al mondo Marvel e alla teoria dei molteplici universi dove identici individui conducono vite diverse.

La morale del film sta tutta nell’accettazione del diverso, nella regola di non rinunciare ai sogni, nel rispettare le scelte degli altri, soprattutto dei propri figli, permettendo che vivano la loro vita proprio come hanno deciso. Uno dei temi di fondo è il rapporto (complesso) tra madre e figlia, la difficoltà reciproca di accettare di amarsi nella diversità, così come è importante il legame matrimoniale, il tentativo di tenerlo in piedi, di difenderlo da decisioni avventate e da colpi di testa imprevedibili. Il film gode di una sceneggiatura ben scritta, ricca di colpi di scena (persino troppi!), a tratti umoristica – come nel mondo in cui madre e figlia sono due macigni sull’orlo di un precipizio – a tratti drammatica. Fotografia curata nei minimi particolari, regia accorta ed esperta, montaggio rapidissimo, che non lascia respirare lo spettatore.

Il film è buono, ripeto, ma è consigliato soprattutto agli appassionati di cinema fantastico, piacerà di sicuro a chi frequenta le sale per vedere film di supereroi mentre faticherà a convincere il pubblico dal palato fine che sceglie cinema d’autore e pellicole introspettive. La critica ha osannato la pellicola. Everything Everywhere All at Once (Tutto ovunque tutto in una volta) non è soltanto un film d’azione, i registi – usando commedia, dramma e cinema fantastico – cercano di dire che ogni momento della vita ha la sua intrinseca importanza e va vissuto intensamente. C’è sempre qualcosa da amare

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Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Daniel Kwan, Daniel Scheinert. Fotografia: Larkin Seiple. Montaggio: Paul Rogers. Musiche: Son Lux. Scenografia: Jason Kisvarday, Amelia Brooke. Costumi: Shirley Kurata. Produzione: Daniel Kwan, Daniel Scheinert, Anthony e Joe Russo, Mike Larocca, Jonathan Wang. Case di Produzione: A24, AGBO, IAC Films, Years of the Rat. Distribuzione (Italia): I Wonder Pictures. Interpreti: Michelle Yeho (Evelyn), Stephanie Hsu (Joy), KeHuy Quan (Waymond), James Hong (Gong Gong), Jamie Lee Curtis (Deirdre Beaubeirdre), Jenny Slate (Debbie), Harry Shum Jr. (Chad), TallieMedel (Becky), Biff Wiff (Rick), Randy Newman (Lavatouille).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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