Cronache dai Palazzi

Immigrazione, transizione ecologica, transizione digitale, i fondi di coesione per il Pnrr, la guerra tra Mosca e Kiev e il piano di rifornimento delle munizioni, eventuali misure per favorire la competitività e incrementare la transizione verde e il buon funzionamento del mercato interno all’Ue, la riforma della governance economica e l’eventuale unione bancaria, il ruolo politico del commercio, la riforma del mercato elettrico. “Temi difficili e strategici”, come li ha definiti il presidente del Consiglio europeo Charles Michel a ridosso del Consiglio di giovedì 23 e venerdì 24 marzo.

Il confronto sull’immigrazione è tornato in auge ma è durato poco più di mezz’ora giungendo alla seguente conclusione: “La migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea”.  “La notizia è che il punto è nella agenda del Consiglio, questa è una vittoria del governo”, ha affermato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, esponente di Fratelli d’Italia. “L’immigrazione è diventato un tema di vera rilevanza europea da quando il presidente Meloni ha posto il problema con forza e determinazione. La Commissione europea ha più volte dimostrato, attraverso varie dichiarazioni, sia di Ursula von der Leyen sia di altri commissari, di aver compreso la portata della sfida che sta sostenendo l’Italia e che non possiamo più essere lasciati da soli ad affrontarla”, ha sottolineato Ciriani ribadendo che “l’Italia non può diventare il campo profughi d’Europa”.

“L’Italia può dirsi molto soddisfatta del vertice Ue”, ha affermato la premier Giorgia Meloni, che durante i due giorni a Bruxelles ha anche avuto modo di parlare a quattr’occhi con il presidente Emmanuel Macron, dopo alcuni mesi di gelo politico. “È stato un incontro lungo e ampio sullo scenario e la situazione complessa sul fronte geopolitico”, ha affermato Meloni riferendosi al bilaterale con il presidente francese. In definitiva “c’è voglia di collaborare”. Francia e Italia hanno affrontato “la situazione della Tunisia, che è molto preoccupante per la tensione politica e la crisi economica che sta vivendo. Dalla Tunisia cresce una pressione migratoria verso l’Italia e l’Unione europea. C’è la volontà di agire insieme – ha affermato Macron – sia per aiutare la Tunisia a ritrovare la stabilità politica sia per fermare i flussi migratori, attraverso la cooperazione e il dialogo con il presidente tunisino”, ha spiegato il presidente francese.

In questo contesto il governo italiano sostiene che sarebbe utile “un piano straordinario europeo per l’Africa”, il cosiddetto “piano Mattei” che monitori le partenze e garantisca prima di tutto il diritto a non emigrare. Anche l’ultimo decreto flussi è stato varato in questa direzione mirando a favorire una migrazione regolare e non in mano agli scafisti. “Non devono essere gli scafisti a decidere chi deve arrivare nel nostro Paese”, puntualizza il ministro Ciriani (FdI). Il nostro Paese ha inoltre ottenuto il sostegno della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per quanto riguarda la necessità di “incrementare il numero di ingressi di lavoratori dai Paesi terzi” e, in questo contesto, è stata citata “l’esperienza estremamente positiva dell’Italia con i corridoi umanitari”.

L’emigrazione rappresenta “un’emergenza culturale”. Non a caso, a proposito della Tunisia la premier Giorgia Meloni ha ricordato che “si rischia un’ondata migratoria senza precedenti”. La premier ha inoltre ribadito la volontà di “collaborare su materie di importanza strategica per Italia e Francia”, in primo luogo la “questione migratoria” riguardo alla quale i due Paesi intendono procedere “in maniera strutturale”. Il dialogo è aperto anche a proposito di “materie industriali e cose sulle quali gli interessi di Francia e Italia possano collimare”. In definitiva, il “clima produttivo e favorevole” è di certo il fattore fondamentale “per affrontare sfide comuni”. La premier Meloni ha dichiarato la propria soddisfazione in primo luogo a proposito di migranti e di questioni economiche, e anche per quanto riguarda le politiche di coesione e la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza, le cui fondamenta sono strutturate e solide.

A proposito di questione migratoria è stato registrato “un cambio di passo impresso nello scorso Consiglio di febbraio, ma adesso la migrazione rimane una priorità degli obiettivi Ue”, ha affermato la presidente Meloni preannunciando una “verifica dell’implementazione dei risultati nel prossimo Consiglio europeo di giugno”. Quindi “non si trattava di uno spot e di una iniziativa singola”, ha ammonito Meloni, sottolineando il fatto che si sta lavorando sulla “concretezza” adoperando certi “strumenti” che la premier giudica “buoni”, in quanto “dimostrano una buona fede” per quanto riguarda “la volontà di affrontare questa materia”. Ragion per cui l’Italia può dichiararsi “soddisfatta”.

La premier Meloni ha affermato di essere “soddisfatta” anche degli altri bilaterali con Portogallo e con il premier greco Kyriakos Mitsotakis, eventi che rendono conto del “protagonismo dell’Italia”, in virtù del quale il nostro Paese “può sicuramente contare e far valere di più i nostri interessi, ovviamente cercando le sintesi con gli interessi degli altri che sono più che legittimi come lo sono i nostri”, ha spiegato il presidente del Consiglio.

La premier ha inoltre ribadito il tema della neutralità tecnologica come via per poter sviluppare i biocarburanti. In sostanza, “fermi restando i target e gli obiettivi che siamo disposti a centrare”, le tecnologie “con le quali arrivare a quei target”, e delle quali ogni singolo Paese dispone, non devono rappresentare “un dogma imposto”, bensì devono essere il frutto di una “valutazione complessiva”. In definitiva “non c’è solo l’opzione dell’elettrico, ci sono altre opzioni – l’idrogeno, i biocarburanti, i carburanti chimici – che devono essere approfondite” alla luce della neutralità tecnologica, per cui ciò che conta sono le emissioni zero.

Per quanto riguarda il Mes occorre discutere la materia “non a monte ma a valle e nel contesto in cui opera”, ha affermato la premier. In sostanza occorre fare un “ragionamento” che tenga conto del “quadro complessivo”. La governance economica è una questione articolata e ci sono altri strumenti forti di cui tener conto, come ad esempio l’unione bancaria. Le fondamenta sono comunque solide e collaudate, occorre di certo mettere in atto dei provvedimenti per conferire “piena forza” al sistema e favorire la “capacità di impatto” dei meccanismi finanziari.

A proposito di Pnrr l’Ue fornirà la terza tranche. “C’è un lavoro molto serio, collaborativo”, ha affermato Meloni specificando inoltre di aver “ereditato una situazione che sicuramente richiede di lavorare molto velocemente” ed “è quello che stiamo facendo assieme alla Commissione”, ha spiegato il presidente del Consiglio, sottolineando che la Commissione europea considera “serio” il lavoro svolto dall’Italia. In definitiva “le decisioni che si prendono sono decisioni che stiamo condividendo”, con l’Ue.

A proposito di sistema economico e di società in continuo cambiamento, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto alla prima Conferenza nazionale delle Camere di commercio, dal titolo “Progettare il domani con coraggio”, che si è svolta a Firenze venerdì 24 marzo.

È essenziale “contribuire a costruire una società innovativa, più inclusiva, più internazionalizzata”. In particolare “progettare significa avere acuta percezione dell’oggi – con i suoi pregi e con le sue insufficienze – e avere visione del futuro”. Di certo “non sono tempi facili, a partire dalla guerra in atto che in Europa sta turbando e alterando il nostro presente e minaccia le condizioni di indipendenza, libertà e benessere faticosamente costruiti dopo il Secondo conflitto mondiale, soprattutto attraverso la scelta lungimirante dell’unità europea”, ha sottolineato il capo dello Stato.

Il modello economico italiano, “un modello di rapporto tra economia e territori che viene guardato ovunque, con attenzione, cercando di riprodurlo” – ha spiegato il presidente Mattarella – va preservato, favorito e incoraggiato. Si tratta di “una sfida che riguarda tutto il nostro sistema”. Occorre sostenere tutte le imprese, “anche quelle di minor dimensione”, incoraggiandole alla “digitalizzazione”, alla “internazionalizzazione” e “avvicinandole all’accesso a fonti di finanziamento eque e affidabili, valorizzando il nostro risparmio”, ha affermato Mattarella. In definitiva “partecipazione e unità” sono elementi “essenziali per la coesione”. Una coesione che deve interessare l’intero Paese, da nord a sud passando per il centro. Come è noto le diseguaglianze “sociali” e “territoriali” sono più evidenti nel Mezzogiorno d’Italia, in particolare vi sono “aree interne, con il loro potenziale sottoutilizzato di crescita”.

Quindi la “grande impresa” è “assicurare il progresso di tutto il Paese”. Un dettaglio fondamentale che occorre rimarcare alla luce della nostra Carta costituzionale che quest’anno compie 75 anni. “Una Costituzione largamente fondata sulle comunità delle autonomie sociali, territoriali e funzionali”. In quest’ottica “partecipazione e unità” sono i valori fondamentali da mettere in atto. In sostanza, come indica per l’appunto l’articolo 118 della Costituzione, occorre favorire “l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.

Citando un intervento di Alcide De Gasperi nel dopoguerra, “quando occorreva ricostruire l’Italia dalle macerie e, insieme, edificare un’autentica democrazia”, il presidente della Repubblica ha sottolineato che è questo “il momento per tutti, a partire dall’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, di ‘mettersi alla stanga’”. In questo periodo storico il nostro Paese “è protagonista di un importante cambiamento”, coadiuvato anche dai programmi che l’Unione europea ha messo in campo attraverso il Next Generation EU.

“Si è trattato di un passo importante in sede europea, con il passaggio da obiettivi di pura stabilità economica a obiettivi di crescita solidale e sostenibile”, ha ribadito il capo dello Stato sottolineando la “coerenza nel disegno per il futuro tracciato dalle istituzioni europee: Parlamento europeo, Commissione, Consiglio”. L’orgoglio del nostro Paese, dell’Italia, è “avere la responsabilità di esserne parte trainante”, contribuendo in questo modo alla realizzazione del cambiamento, tenendo ben presente che “la dimensione della crescita da sola non basta, perché non può esservi divaricazione tra economia e società”.

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