Europa

UE, i 75 anni della Dichiarazione Schuman

Nel 2025 l’Europa celebra un anniversario carico di significato: i settantacinque anni dalla Dichiarazione Schuman, quel manifesto che ha segnato l’inizio della grande avventura dell’integrazione europea. Il 9 maggio 1950, in un continente devastato da due guerre mondiali e ancora ferito nelle sue relazioni politiche e umane, Robert Schuman propose un gesto rivoluzionario: mettere in comune le risorse fondamentali per la guerra, il carbone e l’acciaio, in una struttura sovranazionale che avrebbe reso impossibile un nuovo conflitto tra le nazioni europee. Non si trattava di una semplice proposta tecnica: era un atto politico di coraggio e lungimiranza, un invito a immaginare un’Europa finalmente unita, non dalla forza, ma dalla volontà di cooperare. La proposta di Schuman non nacque nel vuoto, essa affondava le sue radici nel desiderio profondo di superare il nazionalismo esasperato e il protezionismo economico che avevano alimentato i conflitti del secolo. La sua idea era chiara: solo attraverso la creazione di legami economici e politici solidi, fondati sulla fiducia e sull’interdipendenza, si poteva garantire la pace. Nacque così la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), primo nucleo dell’Unione Europea che oggi conosciamo. Un esperimento senza precedenti nella storia moderna, in cui la sovranità veniva condivisa volontariamente, in nome di un bene più grande.

Guardando oggi a quei primi passi, possiamo solo ammirare quanto quella visione abbia saputo trasformarsi in realtà. In 75 anni, l’Europa ha conosciuto momenti di difficoltà e tensione, ma anche un’evoluzione costante verso una maggiore coesione. I trattati che si sono susseguiti, le istituzioni che sono nate, le decisioni prese collettivamente hanno contribuito a costruire un’Unione fondata su valori comuni: pace, democrazia, diritti umani, sviluppo sostenibile. Schuman aveva intuito che la cooperazione non è un punto di arrivo, ma un processo continuo, fatto di dialogo, compromesso e visione condivisa. In un mondo sempre più complesso, il messaggio della Dichiarazione Schuman appare oggi, se possibile, ancora più necessario. La pandemia globale, le crisi geopolitiche, le sfide climatiche e digitali impongono risposte che nessuno Stato può fornire da solo. L’Europa unita, con tutti i suoi limiti e contraddizioni, ha dimostrato di poter rappresentare un modello di resilienza. Le transizioni verde e digitale, oggi al centro dell’agenda europea, nascono da quella stessa logica di condivisione che animava il progetto iniziale: affrontare insieme ciò che da soli sarebbe insormontabile.

L’eredità politica di Schuman si riflette ancora oggi in ogni angolo del processo decisionale europeo. L’idea di gestire in modo collettivo le risorse strategiche, superando la logica del mero interesse nazionale, si è estesa a settori cruciali: dall’economia all’ambiente, dalla ricerca scientifica alla sanità, dalla difesa alla regolazione dei mercati. Questa visione ha portato l’Unione a dotarsi di strumenti concreti per promuovere la coesione territoriale, come i fondi strutturali, pensati per colmare le disuguaglianze e favorire uno sviluppo armonico tra le diverse regioni. Ma Schuman ha anche posto le basi per una riflessione istituzionale ancora aperta. Il suo modello ha tracciato la strada per la progressiva cessione di sovranità in alcuni ambiti, rendendo possibile una risposta europea alle crisi. Oggi questa capacità condivisa di agire è alla base delle politiche comunitarie più ambiziose, come il Green Deal, la politica estera comune e il piano di rilancio post-pandemico NextGenerationEU. Tuttavia, il dibattito su quanto debba spingersi l’integrazione rimane vivo: è la sfida, ancora attuale, tra l’Europa delle nazioni e l’Europa federale.

A 75 anni dalla sua proclamazione, la Dichiarazione Schuman non è solo un ricordo, ma un punto di partenza per guardare avanti. L’Unione Europea si trova oggi davanti a nuove biforcazioni storiche. L’urgenza di rafforzare la propria autonomia strategica, di adottare una politica fiscale più integrata, di dare una voce unica all’Europa nel mondo, sono temi che richiedono un coraggio simile a quello dimostrato nel 1950. La storia ci insegna che i momenti di crisi possono diventare occasioni per rilanciare l’integrazione, se guidati da una visione chiara. Celebrare questo anniversario significa anche riconoscere che l’Europa non è un’astrazione istituzionale, ma una costruzione quotidiana, fatta di scelte politiche, ma anche di scambi culturali, di progetti locali, di cittadinanza attiva. Le istituzioni europee oggi promuovono l’innovazione tecnologica, la transizione ecologica e l’inclusione sociale. La visione di Schuman continua a ispirare un’Europa che vuole essere non solo competitiva, ma anche solidale, capace di valorizzare le diversità come punto di forza.

Guardare al futuro dell’Europa significa allora riaffermare la validità di quel messaggio: solo insieme possiamo affrontare le sfide del nostro tempo. La pace, la prosperità e la democrazia non sono garantite una volta per tutte. Sono conquiste da rinnovare ogni giorno, attraverso il dialogo, l’ascolto e l’impegno comune. E se oggi celebriamo i 75 anni della Dichiarazione Schuman, è per ricordarci che l’Europa che abbiamo ereditato è frutto di scelte coraggiose. Spetta a noi, cittadini e istituzioni, continuare a scrivere questa storia.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato: “Oggi, a 75 anni dalla dichiarazione Schuman e nel 70° anniversario della Conferenza di Messina, celebriamo la Festa dell’Europa e con essa gli enormi progressi di quel cammino comune che ha portato pace, stabilità e prosperità nel continente. Di fronte all’incalzare degli sviluppi internazionali e alle minacce strategiche e geopolitiche cui è sempre più esposta la Comunità internazionale, si impone oggi, con rinnovato vigore e determinazione, la necessità di non arretrare rispetto alle difficoltà. Solo attraverso sforzi creativi e proporzionati ai pericoli che incombono, potremo preservare l’ideale di un’Europa forte, giusta e pacifica, baluardo di speranza per le generazioni future”.

La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha commentato: “La dichiarazione di Schuman ha segnato l’inizio di una lunga era di pace e prosperità. Oggi, sebbene ci troviamo in tempi di globale incertezza, l’Europa resta un’ancora di stabilità. Siamo un’unica democrazia fatta di 27 Paesi e 450 milioni di abitanti, abbiamo una solida e dinamica economia, ma anche aria pulita, scuole libere e libertà di parola. Siamo così attrattivi che dodici Paesi sono nella lista di attesa per unirsi all’Ue. A 75 anni dalla dichiarazione di Schuman l’Europa è più che una Unione, è la nostra casa”.

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