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Omicidi dimenticati: Vittorio Olivares

Gli anni del terrorismo in Italia sono stati segnati da una lunga scia di sangue, con attentati e omicidi che hanno lasciato ferite profonde nella memoria collettiva. Alcuni nomi sono scolpiti nella storia, altri invece sono caduti nel silenzio, vittime di una violenza che ha travolto il Paese in un vortice di ideologie, vendette e strategie della tensione. Tra Brigate Rosse e Nuclei Armati Rivoluzionari, lo scontro tra estremismi di opposta matrice ha insanguinato le strade delle nostre città, ma accanto a queste sigle si sono mossi anche gruppi del terrorismo internazionale, spesso con obiettivi legati a conflitti lontani ma che hanno trovato in Italia un terreno di scontro.

Una delle vittime meno ricordate di quel periodo è Vittorio Olivares, 35 anni, dipendente della compagnia aerea israeliana El Al, assassinato a Roma in via XX Settembre. Era il 27 aprile 1973 quando due colpi di pistola con silenziatore, sparati attraverso una borsa di pelle, lo colpirono alle spalle. L’attentatore, il siriano Zaharia Abou Saleh (indicato anche con altri alias, tra cui Al Mamoun Moulhan), fu immediatamente catturato da un agente della Polizia di Stato in servizio al Ministero del Lavoro. Il giovane, residente in Libano, si qualificò come membro dell’organizzazione Settembre Nero e dichiarò di aver ucciso Olivares per vendicare la morte di Wael Zuaiter, rappresentante di al-Fatah in Italia, assassinato a Roma nel 1972 in un’operazione attribuita al Mossad.

Ma Olivares non era un agente segreto israeliano, né aveva alcun ruolo nei servizi di intelligence. Cattolico e impiegato in una compagnia aerea, divenne il bersaglio di una rappresaglia cieca, un’esecuzione che non aveva alcun fondamento se non la volontà di seminare terrore e colpire chiunque fosse in qualche modo associabile, anche solo per la divisa che indossava sul posto di lavoro.

Non fu l’unico caso in cui il terrorismo internazionale colpì in Italia. Già nel 1972, l’attacco all’aeroporto di Fiumicino da parte di un commando di Settembre Nero provocò la morte di 16 persone. Nel 1985, sempre a Fiumicino, un altro attacco terroristico palestinese uccise 13 persone e ne ferì 75. Episodi che dimostrano come l’Italia, oltre a essere teatro del conflitto interno tra gruppi eversivi di destra e sinistra, fosse anche una piazza strategica per il terrorismo internazionale, spesso coinvolta in operazioni di ritorsione o attentati mirati.

Molte di queste storie sono cadute nell’oblio, travolte dalla complessità di un’epoca in cui il confine tra guerra ideologica e criminalità politica era sempre più sfumato. Gli omicidi dimenticati sono quelli di persone come Vittorio Olivares, vittime di un terrorismo che non si limitava a combattere il nemico, ma colpiva indiscriminatamente, lasciando dietro di sé storie interrotte e nomi che meriterebbero di essere ricordati.

Ma questa storia ha una particolarità che, probabilmente, la rende unica. Nonostante la cattura immediata dell’attentatore, la vicenda giudiziaria di Zaharia Abou Saleh rimane poco documentata. L’omicidio di Vittorio Olivares fu un atto di terrorismo internazionale avvenuto nel cuore di Roma, eppure la sua storia non ha mai avuto la stessa eco mediatica di altri attentati dell’epoca. Forse perché non rientrava nello schema del conflitto interno tra estremismi politici italiani, o forse perché, agli occhi dell’opinione pubblica, la vittima non era un simbolo immediatamente riconoscibile.

Il destino giudiziario di Saleh si perde nelle pieghe di un tempo in cui l’Italia era attraversata da una lunga serie di violenze e il singolo caso rischiava di confondersi nel flusso incessante di eventi. Forse non c’era interesse nel raccontare una storia che non alimentava le narrazioni più polarizzate del periodo, o forse il coinvolgimento di un’organizzazione terroristica internazionale come Settembre Nero rendeva il caso diplomaticamente scomodo. Ma, come per molte altre vittime di quegli anni, la vera condanna è stata l’oblio.

Aggiungiamo che, quello stesso anno, si verificò il cosiddetto attentato di Fiumicino il 28 dicembre. Anche in quel caso gli attentatori la cui azione venne rivendicata dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, vennero liberati senza processo.

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