Bambole

Nel 2021, in Italia le immatricolazioni universitarie hanno registrato un aumento delle donne iscritte alle facoltà STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica). Il nostro paese si attesta quindi al 22% delle ragazze che scelgono corsi scientifici sul totale delle iscritte. Pur registrando un aumento in particolare per le immatricolazioni in informatica e tecnologie ICT (+15,74%), le materie scientifiche continuano ad essere percepite dalle ragazze come “poco adatte” a loro, sebbene – in base all’ultima ricerca realizzata da Ipsos per Save the Children – appassionino e incuriosiscano il 54% delle adolescenti a scuola.

Noi del W20 abbiamo sempre dibattuto su questo argomento, e proprio per questo abbiamo tra i topic storici sin dall’inizio un focus sul digital. Sono molte le ragioni che portano a questi dati della situazione italiana. Molto anzi, credo quasi tutto dipenda da un fattore culturale molto radicato che trasmette da generazione in generazione pregiudizi, alcuni magari non tanto evidenti ma quasi consolidati dalla tradizione. Ci sono molti studi antropologici sull’infanzia che sostengono quanto la tradizione di regalare bambole alle bambine possa essere visto come una disparità di genere.

La bambola, nel passato magari tramandata da madre a figlia, magari oggetto fatto a mano di legno (non pensate alle bambole di adesso che sanno anche stirare) è la compagna della bambina che utilizza copiando i gesti della madre, la lava, la veste, la pettina. Poi magari le cuce un vestitino, insomma si prende cura di lei, ci dorme, è la sua sorellina minuscola.

Marta Villa, antropologa culturale dell’Università degli Studi di Trento ha scritto tempo fa un interessante articolo nel quale esaminava la bambola e il suo uso in culture antiche e diverse le une dalle altre. Concludeva il suo esame con una domanda: come reagiremmo se un bambino maschio ci chiedesse una bambola per giocare? Saremmo sicuramente stupiti e tenteremmo di distogliere la sua attenzione e veicolarla su cose più maschili come ad esempio le macchinette. Perché siamo schiavi dei nostri pregiudizi.

Molta la strada è da fare. Difficile pensare a un futuro privo di stereotipi e di tradizioni che nascondono convenzioni sbagliate e rituali di iniziazione. Noi del W20 stiamo combattendo la nostra battaglia e proprio in quest’ottica nel 2021 abbiamo istituito la Commissione Cultural Change, consapevoli di percorrere una strada in salita. Per questo sorrido quando leggo articoli dove è scritto che le ragazze non amano le materie scientifiche. E ti credo, per secoli ci avete fatto studiare per fare le maestre. Le nuove generazioni cambieranno le regole, ne sono certa.

Noi intanto facciamo del nostro meglio per aiutarle a vivere in un futuro mondo senza disparità di nessun genere.

©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione

Condividi
precedente

Italia delle Regioni

successivo

UE, obiettivo indipendenza energetica

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *