Caccia al tesoro (Film, 2017)

Caccia al tesoro è l’ultimo film di Carlo Vanzina, scomparso a luglio scorso. Il modello di riferimento è Operazione San Gennaro (1966) di Dino Risi, pochade pirotecnica interpretata da un formidabile cast di attori impegnati nel furto dei gioielli del Santo napoletano.

Nel film di Carlo ed Enrico Vanzina vediamo all’opera Vincenzo Salemme, nei panni dell’attore squattrinato Domenico Greco con il problema economico di far operare un nipote malato di cuore in America. Domenico e la cognata Rosetta (Rossi) mentre pregano San Gennaro credono di sentirlo concedere la possibilità di prelevare un gioiello della sua corona. Ferdinando (Buccirosso) si unisce alla banda improvvisata per superare le difficoltà economiche, così come il giorno del colpo avviene l’incontro con due singolari ladri romani: Cesare (Tortora) e Claudia (Filangieri), che rubano ancora con il metodo del buco. Il tesoro è scomparso, perché è stato portato a Torino, esposto a Palazzo Gozzano. La commedia si sposta da Napoli al capoluogo piemontese, al gruppo si unisce Gennarino (Guazzo), il figlio di Ferdinando che capisce lo scopo poco nobile del padre e collabora con un drone rubato a un coetaneo. La trama si complica con un boss della camorra incaricato dalla polizia di cercare i profanatori della corona di San Gennaro. La commedia diventa ancor più on the road con un finale a Cannes imbastito per riprendere i gioielli finiti nelle mani di un collezionista internazionale. Alla fine Domenico riesce a ottenere il suo unico successo di pubblico come attore, inventando un monologo che racconta la singolare storia vissuta e guadagnando il denaro per far operare il nipote. Persino la camorra – resa umana e simpatica oltre il dovuto – collabora alla buona riuscita di un’operazione umanitaria.

Caccia al tesoro è una classica commedia vanziniana, superficiale e poco collegata al periodo storico, se non per sporadiche battute di costume, citazionista e on the road, ricca di riferimenti calcistici e intrisa di comicità popolare. Siamo nel clima della commedia all’italiana, ripercorriamo sequenze tratte da capolavori come I soliti ignoti e Audace colpo dei soliti ignoti, così come apprezziamo autocitazioni (In questo mondo di ladri). Manca il ritmo, però, i tempi sono da fiction, non ricordiamo gag memorabili – ci accontentiamo dei problemi grammaticali di Tortora che chiama drono il drone e televisoro il televisore – la cifra comica è modesta, confezionata in un sceneggiatura prevedibile. Sembra quasi un film a episodi, costruito su equivoci e qui pro quo, su orologi e truffe imbastite ai danni di incaute vittime, da un parrucchiere ricattato, agli avvocati della Juventus convinti di un improbabile acquisto, passando per il cavallo di Troia di una finta statua introdotta in chiesa. Ricordiamo uno scambio di battute autoironiche che gli sceneggiatori scrivono per Salemme e Buccirosso di fronte al palazzo del cinema di Cannes, quando il primo sogna di scendere quella scalinata e il secondo lo riporta sulla terra dicendo che non è un attore di cinema, soprattutto non farebbe mai un film con Sorrentino. Note negative: troppa pubblicità indiretta di taglio ferroviario e una musica anonima che si riscatta solo sui titoli di coda con un pezzo classico napoletano scritto e cantato da Pino Daniele.

Bravissimi gli attori, da un Salemme mattatore che recita L’avaro in napoletano e Natale in casa Cupiello in francese, ma che non perde occasione per imbastire siparietti teatrali così ben fatti da sembrare improvvisati. Non è da meno Buccirosso interprete di un ruolo adatto alle sue caratteristiche che mette in primo piano la rivalità sul palcoscenico quando rifiuta di definire il collega un grande attore. Bene il cast femminile, spontanea e comicamente sexy la Filangieri, diligente e bel calata nel ruolo la Rossi. Gennaro Guazzo è una vera sorpresa, nonostante la giovane età, si inserisce nella tradizione dei piccoli attori italiani che bucano lo schermo.

Film molto televisivo, in gran parte teatrale e girato in interni, arricchito dalla buona fotografia di Lucidi e dalla regia di Vanzina che immortalano con panoramiche intense Napoli, Torino e Cannes. In trasferta napoletana, i Vanzina sfruttano la comicità partenopea di Salemme e Buccirosso che presenta il limite del confronto impossibile con il ricordo di Totò e Peppino. Max Tortora rappresenta l’incursione romanesca un po’ volgare, il ladro romantico teorico del buco nel muro con il trapano, così come la Filangieri è una presenza sexy-comica non disprezzabile.

Commedia all’italiana pura, costruita su equivoci, ma anche grande fiaba d’azione con protagonisti due poveri uomini con i sentimenti feriti (Vanzina), che cita Operazione San Gennaro e i film sui soliti ignoti. Film di buoni sentimenti e con un finale rassicurante, dove persino i cattivi storici (i camorristi) partecipano alla gara umanitaria per salvare un bambino. Lo sguardo dei Vanzina è sempre tenero e fanciullesco, il loro mondo ha sempre un lato buono – pure se rischia di condurre al banale – ed è quello al quale si aggrappano le storie che scrivono e che da anni portano al cinema.

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Regia: Carlo Vanzina. Soggetto e Sceneggiatura: Carlo Vanzina, Enrico Vanzina. Fotografia: Enrico Lucidi. Montaggio: Luca Montanari. Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia. Trucco: Augusta De Angelis, Barbara Pellegrini. Casa di Produzione: Medusa Film, International Video 80. Distribuzione: Medusa Film. Genere: Commedia. Durata: 90’. Interpreti: Vincenzo Salemme (Domenico Greco), Carlo Buccirosso (Ferdinando), Max Tortora (Cesare), Christiane Filangieri (Claudia), Serena Rossi (Rosetta), Gennaro Guazzo (Gennarino), Pippo Lorusso (vigilantes), Francesco Di Leva (O’ Mastino), Bendetto Casillo (Don Luigi), Paco De Rosa (Ispettore Parisi), Lorenza Veronica (igienista dentale).

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 [NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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