Operazione San Gennaro (Film, 1966)

Operazione San Gennaro di Dino Risi è un film fotografato splendidamente da Aldo Tonti, girato in una Napoli non artefatta, interpretato da Totò e Manfredi, che si sforza di dimostrare la diversità tra il tecnicismo statunitense e l’arte di arrangiarsi tutta napoletana.

Terzultimo film di Totò, che presta volto e movenze a Don Vincenzo, capobastone della criminalità d’altri tempi, con un suo codice d’onore, rispettato da tutti e omaggiato persino in galera. Nino Manfredi è Dudù, erede naturale di Don Vincenzo, capo della criminalità di quartiere, gestore di piccoli furti e scippi ma niente di cruento. Berger, Guardino e Walter sono i malavitosi americani che chiedono aiuto ai colleghi napoletani per compiere il colpo del secolo: rubare i gioielli di San Gennaro, che valgono ben trenta miliardi. Dudù chiede il parere di Don Vincenzo, si consiglia persino con il santo, quindi decide di aiutare gli americani, per investire la sua parte (nove miliardi) in opere di bene a vantaggio del povero quartiere dove vive. Finale pirotecnico, tra sorprese inattese ed esplosioni che divelgono intere mura di palazzi mentre i napoletani guardano il festival della loro canzone. Una pochade ricca di colpi di scena, battute a effetto, situazioni grottesche e surreali, ai limiti della farsa, corretta al cinema di gangster.

Dino Risi dimostra tutta la sua arte cinematografica nella cura dei dettagli, soprattutto durante la prima parte, quando non pare tanto interessato alla storia, quanto a descrivere la sua Napoli, vista dagli occhi di un milanese innamorato della spontaneità meridionale. Scendiamo nelle viscere di Spaccanapoli, assistiamo al miracolo di San Gennaro, vediamo un trasporto funebre, sentiamo vibrare il cuore della città più vera, tra venditori di polpo lesso, cocomero, pizza, cozze, giocatori delle tre carte e poveri individui che vivono sui tetti. Il regista pone grande attenzione ai particolari, invita lo spettatore a guardare lo sfondo, la scenografia multicolore e variegata che compone con la macchina da presa, all’interno della quale si muovono i personaggi.

Non manca una parentesi dedicata al Festival della Canzone Napoletana, con Pippo Baudo giovanissimo presentatore e pezzi canori come Ce vo’ tiempo cantata da Peppino Di Capri, Ma pecché di Iva Zanicchi, A pizza di Aurelio Fierro e Giorgio Gaber. Altra musica popolare in voga nel periodo esce da un giradischi improvvisato a bordo di un’imbarcazione, mixata con la suadente colonna sonora del maestro Trovajoli. Riprese quasi integralmente napoletane: il terrazzo di Dudù è in via Toledo 424, il banchetto di nozze dove Frank muore per indigestione di cozze viene girato a Villa Campolieto a Ercolano. La chiesa di San Gennaro è la chiesa dei Girolamini, mentre la finta statua del San Gennaro fu scolpita per il film ma è ancora conservata nella chiesa sede del set.

Bravissimi gli attori, ma il vero mattatore è Nino Manfredi, in gran forma, appassionato e sincero, piccolo malavitoso che si fa cantore della povera gente, innamorato di una fidanzata che maltratta (Auger) e attratto da una sensuale americana (Berger). Totò è grande come sempre, pur stanco e sofferente, in una delle sue ultime interpretazioni, in un ruolo marginale ma importante. Tra i caratteristi ricordiamo i giovanissimi Cannavale e Fangareggi. Merita una menzione Carlo Croccolo che doppia molti protagonisti, in alcune scene persino un sofferente Totò (che imitava benissimo), ma anche Jack (Guardino), Frank (Walter), Sciascillo (un convincente Adorf), il Barone (Ardia) e Carlo Pisacane (vecchietto alla tv). Elio Pandolfi è altrettanto impegnato, perché doppia Agonia (Fangareggi), Giovanni Caputo e una turista tedesca.

Operazione San Gennaro è grande commedia, di quella che i nostri registi non sanno più fare, un genere cinematografico nel quale eravamo maestri. Non resta più neppure il ricordo.

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Regia: Dino Risi. Soggetto: Ennio De Concini, Dino Risi. Sceneggiatura: Ennio De Concini, Dino Risi, Adriano Baracco, Nino Manfredi. Fotografia: Aldo Tonti. Montaggio: Franco Fraticelli. Scenografie: Luigi Scaccianoce. Costumi: Maurizio Chiari. Produttore: Turi Vasile. Musiche: Armando Trovajoli. Paesi di Produzione: Italia, Francia, Germania Ovest. Casa di Produzione: Ultrafilm (Roma), Lyre (Parigi), Roxy Film (Monaco). Distribuzione: Interfilm (Italia). Durata: 98’. Genere: Commedia. Interpreti: Nino Manfredi (Dudù), Senta Berger (Maggie), Harry Guardino (Jack), Claudine Auger (Concettina), Mario Adorf (Sciascillo), Ugo Fangareggi (Agonia), Dante Maggio (il Capitano), Totò (Don Vincenzo), Giovanni Drudi (arcivescovo Aloiso), Giacomo Rizzo (Giacomo), Pinuccio Ardia (il Barone), Vittoria Crispo (mamma Assunta), Enzo Cannavale (Gaetano, secondino), Nella Gambini (damigella al matrimonio), Rino Genovese (commissario), Carlo Pisacane (spettatore alla tv), Solvi Stübing (suora), Ralph Wolter (Frank), Vincenzo Falanga (Settebellezze), Elena Fiore (vedova), Mauro Laurentino (commissario).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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