Turisti per caso umano

«Anni fa, durante un viaggio negli Usa, andai a vedere la palla di filo più grande del mondo; era un’attrazione sbandieratissima in uno Stato che possedeva infiniti orizzonti.

E in effetti era una palla enorme che ti faceva pensare a quale gatto non sarebbe morto d’infarto alla gioia di vederla.

Noi in Italia non abbiamo bisogno di arrotolare tanto spago per essere attraenti; abbiamo un patrimonio di bellezze straordinario. Di ogni epoca, profuso e distribuito nelle nostre Regioni come se una fatina avesse sparso nell’aria la sua polvere magica.

Eppure non ci vantiamo, non ne siamo fieri custodi. Lasciamo che robetta come il Colosseo sia ostaggio di assemblee sindacali che ne impediscono l’accesso ai turisti; permettiamo a legionari  con l’I-Phone di sguainare spade fatte in Cina per orripilanti foto ricordo.

E tutti quei graziosi carrettini che vendono a prezzi di usura bottiglie d’acqua e panini al sapore di traffico romano?

Oppure i venditori di ricordini, magneti agghiaccianti e anche statue del David o della torre di Pisa.

Tutto spesso – anzi spessissimo – accompagnato da una sporcizia notevole.

Ora, leggo che anche il Bel Paese subisce una flessione sul Turismo. Allora, dico io: gli stranieri si sono stufati di esser presi per la gola, di pagare un cono gelato quanto una bistecca, di avere servizi scarsi e di confrontarsi con gente arrogante.

Per primi i tassisti: quasi nessuno parla una parola d’inglese, molti sono furbetti e pensano che straniero sia sinonimo di fesso.

I servizi igienici di alcuni luoghi di grande transito sono degni di un cesso pubblico di Katmandu; ma lì i cessi devono per forza esser spartani, basta una corda un buco e un ramo. Con la corda si tiene il lama e con il ramo si fa pulizia.

Spesso m’imbatto in volti stralunati dal caldo in ciabatta e macchina fotografica che, diligentemente in fila sotto il sole, aspettano di essere maltrattati da un cassiere che li apostrofa: onli uan more. Du ve chiu. Senza Grazie, senza Prego.

Ora che c’è questa flessione vorrei proprio che si facesse un pochino di autocritica; che i nostri governanti riprendano in mano il manuale di Donna Letizia e lo impongano come una bibbia a tutte le strutture turistiche; che finalmente vengan cacciati dal tempio caldarrostai e gladiatori suonati.

Date a Cesare quel che è di Cesare. Ridate agli italiani l’orgoglio del loro passato!»

© Futuro Europa

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