Cronache dai Palazzi

Vengono al pettine i nodi della maggioranza giallo-verde, mentre il presidente del Consiglio cerca di spiegare all’opinione pubblica tutte le mosse. Intervenendo agli Stati generali dei consulenti del lavoro, il premier Giuseppe Conte difende ad esempio il reddito di cittadinanza, il provvedimento di bandiera dei pentastellati, sottolineando: “In Consiglio dei ministri lo abbiamo rinviato alla prossima settimana perché è una riforma complessa, che studiamo da mesi, e che vogliamo fare per bene”.  Si tratta di una riforma che impatterà sull’intero sistema del welfare italiano. “Sin dall’inizio abbiamo coniugato il concetto di lavoro stabile al concetto di dignità – ha affermato il premier Conte –: senza lavoro ciascuno ha la propria dignità, ma quella sociale non può che prescindere dall’occupazione stabile”. Per il premier “ne beneficerà non soltanto la stabilità sociale ma anche la produttività”.

A proposito di “quota 100”, invece, il governo “assicurerà il ricambio generazionale”. Eni (e non solo) ha anticipato che nel 2019 assumerà due o tre lavoratori ogni uno che andrà in pensione, ha affermato il premier. Per quanto riguarda la questione investimenti, inoltre, “gli incentivi non basteranno da soli per aiutare l’occupazione e la crescita: servono altre leve. Una vera autostrada per la crescita deve avere investimenti, innovazione e semplificazione: la mediazione con  Bruxelles non ha indebolito il piano investimenti. Abbiamo ottenuto flessibilità di bilancio per 3,4 miliardi – ha spiegato Conte -. C’è un piano di 10 mld per il territorio e per rammodernare infrastrutture”.

All’interno della maggioranza serpeggia comunque un certo nervosismo anche in vista delle Europee di maggio; nonostante tutto, però, l’intesa tra Lega e M5S ha portato ad esempio all’introduzione nella Legge Fraccaro del quorum del 25%. Viene così modificato l’articolo 71 della Carta inserendo il referendum propositivo.

L’alleanza quindi va avanti anche se i due partiti della maggioranza, di tanto in tanto, non sembrano condividere tutte le decisioni, come nel caso della Sea Watch con 49 migranti a bordo, rimasta al largo nel mar Mediterraneo per giorni, e alla fine approdata a Malta. Il nostro presidente del Consiglio è intervenuto difendendo la questione umanitaria, pur rivendicando la ripartizione del numero dei migranti tra i diversi Paesi membri e, in particolare, sottolineando la ricollocazione degli oltre 200 migranti che dal mese di agosto l’Italia attende siano accolti da Germania, Olanda e altri 7 Paesi che non hanno rispettato gli impegni.

“Io non torno indietro, mi sono assunto delle responsabilità che fanno parte del mio ruolo e lo spiegherò a Salvini – ha chiarito il presidente del Consiglio rivolgendosi in primo luogo al ministro dell’Interno – stiamo prendendo delle persone in una cornice di eccezionalità, per ragioni umanitarie”. Per Salvini, invece, “il Viminale resterà fuori da questa storia, li gestisca la Chiesa, la Caritas, non mi interessa”, ha dichiarato il vicepremier sottolineando che la Lega chiederà “una verifica su tutto”. Per 15 migranti affidati alla Chiesa Valdese, si rischia così la tenuta della maggioranza, comunque abituata agli scossoni, e voci di corridoio leghiste sembrano essere sicuri dell’approvazione di quota 100, presupponendo: “Senza il reddito possiamo anche fare il taglio delle tasse. Bastano 55 responsabili alla Camera e 17 al Senato”.

In quest’atmosfera burrascosa il premier Conte cerca comunque di rasserenare gli animi in diretta Facebook, riallineando anche il rapporto con Salvini. “Non bisogna più offrire alcuna sponda al traffico illegale di migranti, bisogna contrastare con tutte le nostre forze questo traffico e perseverare negli orientamenti già sin qui assunti”. Giuseppe Conte definisce la decisione di accogliere i 15 migranti (affidati alla Chiesa Valdese) “un caso eccezionale, una soluzione eccezionale”, che non contrasta l’azione e “la linea di fermezza del governo”.

“Il governo è compatto e assolutamente non cambia idea”, ha precisato il premier italiano sottolineando che “l’Italia rispetta gli impegni e le regole ma chiede reciprocità”, a proposito di accoglienza dei migranti (e non solo).

Dopo la riunione notturna tra Conte, Salvini e Di Maio, il vicepremier pentastellato frena sui porti chiusi, in quanto lo stop agli sbarchi deve essere “estemporaneo”, ma difende l’alleato nella lite con la Raggi, dopo un botta e risposta tra Viminale e Campidoglio sulla presenza di più polizia nella Capitale. “Ma perché non si mettono attorno ad un tavolo anziché twittare – sembra aver detto Di Maio -. Le risorse per le forze dell’ordine sono in manovra e a breve arriveranno i nuovi assunti”.

Nonostante le apparenze l’asse con il leader leghista è quindi saldo, “condividiamo anche il raffreddore”, scherza Di Maio sottolineando che il vertice di governo si sia risolto, alla fin fine, in poche ore.

L’esecutivo ha incontrato anche i responsabili del Terzo Settore per definire i termini dell’Ires agevolata, salita dal 12 al 24 per cento secondo quanto disposto con la manovra. “In attesa dell’entrata in vigore della riforma del Codice del Terzo settore, l’esecutivo, nelle prossime settimane, metterà in piedi un regime fiscale agevolato transitorio per le attività degli enti no-profit”, si legge in una nota di Palazzo Chigi. Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo settore, ha definito “positivo e costruttivo l’incontro con il governo ma anche precisato: “Restiamo in attesa dei dettagli dell’azione correttiva”. Il governo non ha in effetti specificato se riporterà l’Ires al 12 per cento (si dovrebbero trovare circa 118 milioni di coperture per quest’anno e 158 dal 2020 in poi) o se definirà una manovra più dettagliata.

Il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare infine, ormai la prossima settimana, il decreto legge che darebbe il via libera a “reddito di cittadinanza” e “quota 100”, decisione slittata a causa delle diverse incongruenze all’interno della maggioranza.  “La Ragioneria ha bisogno di più tempo, è un provvedimento complesso”, ha puntualizzato Di Maio. Si tratta di provvedimenti in fondo molto articolati. L’operazione “reddito di cittadinanza” dovrebbe interessare circa due milioni di soggetti, e oltre 300 mila lavoratori dovrebbero andare in pensione prima del previsto.

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