SURE, la Cassa integrazione UE

Oggi lanciamo SURE (“sicuro” in inglese e acronimo di State sUpported shoRt-timE work), un fondo europeo a sostegno di strumenti tipo cassa integrazione per difendere il lavoro nei Paesi più colpiti nel tempo difficile della crisi. Un primo passo. Importante. #Solidarietà”, ha twittato all’inizio di aprile il Commissario UE Paolo Gentiloni. L’oggetto dell’annuncio è relativo a fondi europei per un importo di 100 miliardi di euro che saranno raccolti dalla Commissione stessa sui mercati finanziari, emettendo titoli con rating tripla A, quindi a tassi bassissimi. Saranno necessarie garanzie da parte degli stati membri per 25 miliardi, dallo SURE ogni Paese potrà prendere in prestito la cifra di cui ha bisogno per sostenere i costi di sostegno al reddito come la cassa integrazione. Non sarebbe Bruxelles, dunque, a versare direttamente le risorse ai lavoratori. Lo schema Sure è temporaneo e non sostituisce lo European Unemployment Reinsurance Scheme, un fondo strutturale di sostegno a cui Bruxelles lavora da tempo. Il contributo posto a garanzia da parte di ciascuno Stato è commisurato al suo Pil e una volta terminata l’emergenza, gli Stati saranno tenuti a rimborsare la cifra e potranno recuperare gli importi conferiti a titolo di garanzia.

Gli Stati più colpiti dalla diffusione dell’epidemia e dai suoi effetti negativi potranno beneficiare di liquidità immediata per iniziare l’opera di risanamento e mettere in atto regimi di lavoro a breve termine, ovvero programmi che consentono alle imprese in difficoltà economiche di ridurre temporaneamente le ore di lavoro dei propri dipendenti, i quali ricevono un sostegno al reddito pubblico per le ore non lavorate. Schemi simili si applicano per la sostituzione del reddito per i lavoratori autonomi. A seguito di una richiesta di assistenza finanziaria da parte di uno Stato membro, la Commissione consulterà lo Stato interessato per verificare l’entità dell’aumento della spesa pubblica direttamente correlata alla creazione o all’estensione di regimi di lavoro a breve termine e misure simili. Questa consultazione aiuterà la Commissione a valutare correttamente le condizioni del prestito, compresi l’importo, la durata media massima, i prezzi e le modalità tecniche di attuazione. Sulla base della consultazione, la Commissione presenterà una proposta di decisione al Consiglio per fornire assistenza finanziaria.

Lo SURE non è l’unico strumento messo in campo dall’Unione Europea; tramite il programma Orizzonte 2020 sta sostenendo network di centro di ricerca che sono in prima line per trovare il vaccino e cure efficaci contro il Covid-19 (già stanziati 80 milioni a CureVac, basata a Tubinga, impegnata nello sviluppo e nella produzione di vaccini anti-Coronavirus, 164 milioni per startup innovative che progettino idee innovative per rispondere all’emergenza Covid-19, 137,5 milioni nel quadro dell’invito di emergenza a manifestare interesse per la ricerca e l’innovazione urgenti sul coronavirus). Altri 90 milioni sono stati stanziati per l’iniziativa di innovazione medica con l’industria farmaceutica.

A marzo il parlamento europeo, aderendo a una richiesta in tal senso della Commissione, ha votato per utilizzare i fondi strutturali e d’investimento europei che sostengono lo sviluppo delle regioni, i pescatori e gli interventi di politica sociale, per mitigare l’impatto del Covid-19. Si tratta di fondi che non sono stati utilizzati e avrebbero dovuto essere restituiti per un importo pari a quasi 8 miliardi in prefinanziamenti non utilizzati per il 2019. La percentuale dei costi coperti dal budget dell’Unione varia a seconda dei casi: se un progetto riguarda una regione meno sviluppata, il contributo dell’UE arriva fino all’85% della somma totale del finanziamento. Secondo la Commissione, un’ulteriore cifra pari a 29 miliardi di euro in co-finanziamenti dell’UE può essere aggiunta agli 8 miliardi, per un totale di 37 miliardi da distribuire tra i paesi europei come investimenti. Per l’Italia, l’investimento totale (collegato alla liquidità liberata non dovendo rimborsare i prefinanziamenti non spesi nell’ambito dei Fondi strutturali e di investimento) sarebbe di più di 2,3 miliardi di euro. Gli 8 miliardi dovranno essere restituiti intorno al 2025, dopo la conclusione dei programmi inclusi nel bilancio del periodo 2014-2020.

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, ha dichiarato: “Abbiamo imparato la lezione della crisi finanziaria, quando gli Stati che avevano strumenti simili sono stati capaci di ripartire più rapidamente, dato che le aziende non avevano dovuto licenziare dipendenti, mantenendo quindi intatto il loro potenziale produttivo. È cruciale far ripartire il motore dell’economia senza ritardo quando la crisi sarà finita”.

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