Jobs Act Renzi, le anticipazioni

Gli ultimi dati Istat sulla disoccupazione sono allarmanti di quelli che non se ne vedevano dal 1977, molti anni prima dello scoppio della crisi economica mondiale: a inizio 2014 il tasso di disoccupazione è schizzato al 12,9% (circa 3 milioni e 263mila lavoratori italiani) contro una media europea del 12% e con una variazione congiunturale – relativa cioè al mese precedente – di 0,2 punti percentuali. Il dato più preoccupante riguarda la fascia dei giovani under 24, il cui tasso di disoccupazione aggiornato al mese di gennaio 2014 risulta pari al 42,4%, con picco soprattutto al Sud e fra le donne. Si tratta di cifre che leader del Partito Democratico (PD) nonché neo premier Matteo Renzi definisce “allucinanti” in un recente tweet ed ha annunciato di volersi occupare subito della materia lavoro.

Il provvedimento di punta di Renzi si chiama “Jobs Act” – dovrebbe essere presentato ufficialmente domani – e rappresenta il cavallo di battaglia del baby premier, da sempre sensibile a queste tematiche. Il testo contiene alcune interessanti novità, volte a facilitare l’ingresso sul mercato del lavoro ma anche a garantire una serie di tutele per chi il lavoro invece lo ha perso. Relativamente a questo punto, il Jobs Act garantisce un assegno universale della durata massima di due anni per tutti coloro che disgraziatamente perdono il lavoro: rispetto all’attuale indennità di disoccupazione, l’Aspi, i criteri di accesso dovrebbero essere meno vincolanti. Si parla anche di una progressiva riduzione della cassa di integrazione e mobilità, che ritornerà alla sua originaria funzione: sostenere i lavoratori in caso di momentanea cessazione del rapporto di lavoro. Secondo le stime dei tecnici, il nuovo sussidio avrebbe un costo complessivo di 9,5 miliardi all’anno.

Il Jobs Act attribuisce grande importanza al tema della formazione per cui si prevedono corsi di formazione dedicati a chi è senza occupazione. Le risorse messe in campo dal Governo per favorire la rispondenza fra offerta e domanda del lavoro dovranno essere opportunatamente rendicontate onde evitare inutili spese a carico della macchina pubblica. Al momento si stima che vengano spesi 600 milioni l’anno in Formazione Professionale, senza nessun controllo a valle da parte delle autorità competenti. Per contro, sprechi a parte, l’Italia è anche il Paese con il maggior di NEET (“Not in Education, Employment or Training”), ovvero i giovani che non lavorano, non studiano e non si dedicano alla loro formazione professionale.

Renzi ha, inoltre, promesso nuovi posti di lavoro in sette settori chiave per il rilancio dell’economia: cultura-turismo-agricoltura, made in Italy, Ict (Information and Communication Technologies), green economy, nuovo welfare, edilizia e manifatturiero. Per tale finalità il Governo è intenzionato a mettere in campo i 1,5 miliardi erogati dall’Unione europea nell’ambito del piano “Garanzia giovani”.  Per quanto riguarda invece gli occupati, il Jobs Act garantisce maggiori tutela per i fortunati con contratti a tempo indeterminato. C’è, però, ancora il nodo apprendistato che resta da sciogliere per capire se sia davvero opportuno insistere su questa formula per favorire il reale ingresso nel mercato del lavoro. Ci sono poi ancora molti dubbi che restano di trovare risposta su dove le forze politiche troveranno le risorse necessarie per l’attuazione del piano lavoro. Nell’attesa che si faccia chiarezza sull’argomento, la Cgil annuncia scioperi.

©Futuro Europa®

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