Cronache dai Palazzi

Dopo il voto in Sardegna e gli scontri di Pisa, Palazzo Chigi guarda avanti. In primo piano le prossime regionali in Abruzzo ma anche il dibattito sugli scontri in piazza e la libera manifestazione del pensiero, considerando che tra i manifestanti di Pisa vi erano anche dei minorenni e “con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”, come ha ammonito il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e come si legge chiaramente in una nota del Quirinale: “Il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”.

In questo contesto il ministro dell’Interno Piantedosi ha chiarito in Parlamento, dopo aver chiarito con il Capo dello Stato. Piantedosi ha ribadito che le manifestazioni di Pisa non erano state segnalate né quindi autorizzate dalle autorità competenti. Il ministro dell’Interno ha parlato di “infiltrazioni” nelle manifestazioni denunciando “un clima di crescente aggressività nei confronti delle forze dell’ordine”, a ridosso dell’ennesima aggressione alla pattuglia di polizia di Torino. In questo contesto il ministro dell’Interno ha nel contempo difeso il “diritto a non essere sottoposti a processi sommari”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani li ha definiti “figli del popolo attaccati spesso da figli di papà radical chic”, aggiungendo: “La sinistra ha provato a fare il processo alle forze dell’ordine, ma l’errore di qualcuno non può essere imputato a tutti”, a tutte le persone in divisa.

“Tutti auspichiamo che le manifestazioni si svolgono senza incidenti. Il contatto fisico con minorenni è una sconfitta ed è più necessaria una verifica trasparente”, ha sottolineato il ministro Piantedosi ringraziando il Presidente della Repubblica Mattarella e il messaggio “condiviso” sul “fallimento” dello Stato. Ma comunque Piantedosi ha aggiunto: “Il rischio di scontri e incidenti è pari a zero se i manifestanti non pongono in essere comportamenti pericolosi o violenti, rispettando le regole”. In pratica non ci sarebbe alcun “disegno di repressione del dissenso” e alcuna “direttiva”, garantisce il ministro specificando che a Pisa si è trattato di “carica di alleggerimento” applicata dalle Forze dell’Ordine dopo vari tentativi per dissuadere i manifestanti utilizzando “i soli scudi” ed essere state bersaglio di “spinte, calci, sputi, insulti e tentativi di sottrarre gli scudi”. In sostanza gli agenti si sarebbero difesi e il ministro Piantedosi ha specificato che tra i 4 denunciati, maggiorenni, vi è anche chi ha dei precedenti e soprattutto non era stato dato preavviso sufficiente e gli organizzatori, per di più, avrebbero rifiutato interlocuzioni con la questura. Si tratta in definitiva di una questione bipartisan per cui si attende un tavolo convocato dal ministro.

Tra le regole da rispettare il Viminale annovera ovviamente anche l’avviso delle manifestazioni e la comunicazione del percorso tre giorni prima dei raduni. La premier Meloni ha a sua volta evocato il pericolo che “le istituzioni” non assicurino il loro sostegno alle Forze dell’Ordine provocando in questo modo la reazione delle opposizioni e accendendo il dibattito politico già, di per sé, alquanto surriscaldato. Mentre il Quirinale avverte a proposito della “serenità” del Capo dello Stato che non ha alcun bisogno di ribadire la propria vicinanza alle donne e agli uomini in divisa. A tale proposito il presidente Mattarella ha prontamente espresso la propria solidarietà nei confronti degli agenti aggrediti a Torino.

Sul fronte infrastrutturale, e anche elettorale, Palazzo Chigi annuncia i 720 milioni sbloccati dal Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, il Cipess, per la ferrovia Roma-Pescara, a pochi giorni dal voto in Abruzzo. Gli spin doctor del leader del Carroccio, Matteo Salvini, rendono noto che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti plaude alla delibera che assegna 720 milioni per la realizzazione del raddoppio della ferrovia Roma-Pescara, e sottolineano che lo stanziamento è “un passo fondamentale per il celere avvio dei lavori sulla direttrice, così come auspicato dal vicepremier e ministro Matteo Salvini”. In pratica il leader della Lega si intesta la partita.

La premier Giorgia Meloni, invece, a ridosso della riunione del Cipess – incontro al quale Salvini non ha partecipato in quanto impegnato a Mantova – dopo aver espresso il proprio “grazie ai ministri Salvini e Fitto” definisce il maxi-finanziamento una “tappa importante nell’azione del governo” e la Roma-Pescara “opera di rilevanza strategica”, un grande passo avanti in virtù del quale si riuscirà a “colmare quel divario infrastrutturale che esiste oggi tra il Tirreno e l’Adriatico”. In pratica la premier Meloni, dopo la sconfitta in Sardegna, punta sull’Abruzzo e attraverso il Cipess concede 720 milioni dei quali 100 in più rispetto alla quota prevista dal Pnrr e rifinanziata con il Fondo sviluppo e coesione. Risorse che si sommano a quelle che servono per settori strategici come “ricerca e sviluppo, innovazione, ambiente, prevenzione dei rischi, imprese, occupazione e istruzione”. Le opposizioni insorgono, tra cui Giuseppe Conte che definisce la promessa della Roma-Pescara “un errore e un segno di debolezza di Meloni”.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è poi giunta a Washington per una visita ufficiale nel contesto del prossimo G7 a presidenza italiana. Dopo aver incontrato il presidente Joe Biden alla Casa Bianca Meloni giungerà a Toronto per incontrare il primo ministro canadese Justin Trudeau. Entrambi gli incontri si inseriscono nel quadro globale del G7 a presidenza italiana e fanno seguito alla missione in Giappone di inizio febbraio e alla prima riunione dei leader G7 che si è svolta in videoconferenza da Kiev lo scorso 24 febbraio.

“Sono qui anche per dare una spinta alle nostre relazioni strategiche”, ha affermato la premier Meloni in apertura dell’incontro, e aggiungendo: “L’ultima volta che sono venuta a Washington abbiamo detto che avremmo dovuto migliorare il nostro interscambio commerciale bilaterale e lo abbiamo fatto. Nel 2023 ha raggiunto il livello più alto di sempre, 102 miliardi di dollari di scambi”.

Tra le questioni più urgenti sul tavolo della Casa Bianca e, in prospettiva, del prossimo G7 si annoverano la difesa del sistema internazionale basato sulla forza del diritto e continuo sostegno all’Ucraina; il conflitto in Medio Oriente e le relative conseguenze sull’agenda globale; l’attenzione nei confronti del continente africano con l’obiettivo di costruire un modello di partenariato che crei dei vantaggi per tutti, per rendere sempre più concreto il Piano Mattei costruendo con il continente africano una serie di rapporti finalizzati a risolvere le situazioni di crisi tra cui la necessità di fronteggiare le migrazioni. Il prossimo G7 non mancherà inoltre di rivolgere l’attenzione alla regione dell’Indo-Pacifico, alla sostenibilità ambientale e al proliferare dell’Intelligenza Artificiale.

Per quanto riguarda il conflitto in Medio Oriente – a ridosso dell’ultimo tragico evento nel nord di Gaza in cui hanno perso la vita “persone innocenti” in preda agli aiuti umanitari – “per risolvere la crisi”, ha affermato Meloni “l’Italia lavora per garantire la prospettiva dei due Stati, l’unica soluzione di lungo termine”. Nel contempo il nostro Paese “sostiene pienamente gli sforzi di mediazione degli Stati Uniti”, ha ribadito la premier sottolineando che “la crisi umanitaria è la priorità numero uno”. In definitiva occorre “cooperare” con i diversi “attori regionali” per poter “concordare la nostra azione” e quindi “per evitare una escalation”.

A proposito di flussi migratori, nello studio ovale della Casa Bianca Meloni propone una “alleanza globale” contro il traffico degli esseri umani. La gestione dei flussi migratori è per l’appunto uno dei principali obiettivi del Piano Mattei da condividere con gli Stati Uniti che internamente, tra l’altro, al confine con il Messico, si trovano a dover fronteggiare una questione simile a quella esistente nel Mediterraneo. L’Africa, ha ribadito Meloni, “troppo spesso è stata sfruttata con un approccio predatorio. E ciò rappresenta una delle cause della crisi migratoria”. Per la premier è quindi necessario “sostenere lo sviluppo del continente africano e porre fine al traffico di esseri umani”. Il controllo e la gestione dei flussi migratori sarà ovviamente tra i temi principali del prossimo G7.

Giorgia Meloni accoglierà il presidente Joe Biden in Puglia il prossimo giugno per il summit dei Capi di Stato e di governo in occasione del G7 a presidenza italiana, tra le cui priorità vi è “riaffermare l’ordine internazionale basato sulle regole, difendendo la libertà e costruendo la pace per l’Ucraina”. In un contesto di ordine e di pace globale “dobbiamo lavorare contro la narrazione che vuole l’occidente contrapposto all’oriente”, ha affermato Meloni. “In questo senso il dialogo nel G7 è essenziale”.

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