Cronache dai Palazzi

Un’ora di colloquio a quattr’occhi nello Studio alla Vetrata in cui non si è discusso solo di giustizia. Un faccia a faccia ma non un braccio di ferro, che il Quirinale ha definito un incontro “cordiale e costruttivo”, a ridosso del Consiglio Supremo di Difesa di giovedì pomeriggio (13 luglio), presieduto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in cui erano presenti oltre alla premier Meloni e al capo di Stato Maggiore della Difesa, Amm. Giuseppe Cavo Dragone, i ministri Tajani, Giorgetti, Crosetto, Urso e il sottosegretario Mantovano. Il Consiglio è stata l’occasione per fare il punto sul vertice Nato di Vilnius e per rinnovare il sostegno all’Ucraina.

In particolare l’Italia intende “assumere una forte iniziativa per richiamare l’attenzione piena dell’Unione europea e della Nato sull’Africa”, per favorire e promuovere “il consolidamento politico, sociale ed economico di quel continente”, altrimenti “non è possibile garantire la sicurezza” dell’Unione europea e della Nato stessa, ha affermato la premier Meloni dalla Lituania.

Al Colle la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha riportato gli esiti del vertice di Vilnius e il Consiglio ha a sua volta ribadito il pieno sostegno all’Ucraina nel proprio tentativo di resistere all’invasore. Come si legge in una nota del Quirinale, “il rispetto della libertà, della sovranità democratica, dell’integrità territoriale e dell’indipendenza degli Stati sono valori fondanti dell’Unione europea e condizioni essenziali per l’ordine internazionale e la convivenza pacifica dei popoli”.

In questa prospettiva, domenica 16 luglio la premer Meloni si recherà in Tunisia insieme alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il primo ministro olandese dimissionario Mark Rutte, per tornare a ribadire l’obiettivo fondamentale: fronteggiare le migrazioni favorendo il dialogo con il Nord Africa. Pragmaticamente è prevista la firma di un accordo con l’Ue.

Il Consiglio Supremo di Difesa ha a sua volta sottolineato “l’importanza di richiedere la massima attenzione verso le iniziative tendenti a individuare sentieri di dialogo fra le parti che permettano di giungere ad una pace giusta e duratura, in conformità al diritto internazionale”. Con le sue Forze armate, nello specifico, il nostro Paese è presente in diverse aree di crisi all’interno di “missioni fuori confine”.

Il Mediterraneo non può continuare ad essere teatro di morte per molti innocenti. il Consiglio ha quindi posto “speciale attenzione al Mediterraneo allargato”, considerando la propria “rilevanza strategica” e con l’obiettivo di far fronte alle diverse “situazioni di incertezza” che attraversano varie regioni. Nel 2023, in particolare, gli sbarchi hanno raggiunto una quota record essendo aumentati del 150 per cento rispetto ai due anni precedenti; flussi migratori provenienti principalmente dalle coste libiche e dalla Tunisia. In questo contesto sono diversi i motivi per cui l’Unione europea e la Nato dovrebbero occuparsi del continente africano. “Senza il consolidamento politico, sociale ed economico di quel continente non è infatti possibile garantire la sicurezza dei Paesi membri dell’Unione europea, che a loro volta sono parte fondamentale dell’Alleanza atlantica”, spiega la nota del Quirinale.

Il Consiglio Supremo di Difesa ha inoltre analizzato “lo stato di efficienza dello Strumento militare”, per individuare “le misure necessarie per assicurare adeguata prontezza e capacità di garantire il compito primario e istituzionale della difesa della Repubblica”, in una precisa ottica di “politica industriale nazionale nel settore della difesa” e quindi per garantire “livelli di efficienza e capacità d’impiego adeguati e sostenibili nel tempo”.

Lo Strumento militare “in un’ottica interforze e attenta al personale militare e civile”, e rispettando i canoni stabiliti dagli Alleati, è costantemente sottoposto ad una oculata operazione di “riorganizzazione” per rafforzarne “la capacità di operare su tutti i domini, compresi i nuovi ambiti quali lo spazio esterno, quello cognitivo e quello subacqueo”.

A proposito di investimenti militari, da Vilnius la premier Giorgia Meloni ha a sua volta sottolineato che “per l’Italia è importante continuare a investire per rafforzare la nostra industria”. La presidente del Consiglio ha ribadito che “la nostra libertà ha un costo” e “quello che si investe in difesa torna dieci, cento volte tanto in termini di capacità di difendere i propri interessi nazionali”.

In definitiva “difesa e sicurezza” rappresentano un “obiettivo comune per le istituzioni della Repubblica, sulla base di una strategia di sicurezza nazionale, predisposta dal Governo e approvata dal Parlamento”, precisa il Quirinale.

In uno scenario internazionale tali tempi assumono una rilevanza fondamentale anche alla luce di ciò che è emerso a Vilnius: l’Italia ha chiesto al tavolo della Nato che l’Alleanza transatlantica faccia più investimenti e si interessi in maniera più assidua e sistematica del Mediterraneo e dei Paesi africani, il fronte meridionale del mondo in cui “proliferano terrorismo e fondamentalismo” e in cui ‘rivali sistemici’, Cina e Russia, riversano i propri interessi strategici a svantaggio dell’Occidente. Temi che verranno ripresi da Meloni alla fine di luglio quando in visita a Washington incontrerà il presidente americano Biden alla Casa Bianca, e che saranno certamente al centro del prossimo G7.

Sul tavolo anche il tema giustizia. Pochi giorni fa il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale i vertici della Corte di cassazione, un incontro che ha assunto anche un significato simbolico in un frangente in cui la magistratura si reputa sotto attacco. Capo del Csm e custode dello Stato di diritto, il presidente della Repubblica auspica che il disegno di legge Nordio sia rivisto e corretto, in quanto presenta “alcune criticità” che lo rendono non in linea con i trattati internazionali di rilevanza costituzionale, in particolare l’abolizione dell’abuso di ufficio e del traffico di influenze.

Il governo frena inoltre il Guardasigilli e rilancia sulla criminalità organizzata. Palazzo Chigi non intende seguire il ministro della Giustizia nella sua “fuga in avanti” sulla “rimodulazione” del concorso esterno in associazione mafiosa. “C’è una giurisprudenza consolidata, non riaprirei altri discorsi”, ha ammonito il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Il Guardasigilli ha, a sua volta, definito il concorso esterno “un reato evanescente” che “va rimodulato” per integrarlo nel codice e trasformarlo in una fattispecie di reato. In definitiva l’esecutivo Meloni intende comunque rafforzare e non di certo indebolire il contrasto alle mafie, a partire dal tema delle intercettazioni per cui non occorrono “gravi indizi” di reato ma basta che siano “sufficienti”. I decreti di autorizzazione, inoltre, possono durare fino a 40 giorni anziché i 15 stabiliti per i reati comuni. “Mettere in discussione il concetto di criminalità organizzata significa creare un certo allarme in tutto il sistema”, sottolinea Mantovano. Non solo per quanto riguarda le intercettazioni “ma anche per le aggravanti speciali, i benefici penitenziari, le pene e così via”. Il governo sta inoltre studiando per dare “una definizione di criminalità organizzata attraverso una legge, come quarant’anni fa per definire l’associazione mafiosa”, ha spiegato Mantovano.

Il ministro Nordio difende a sua volta anche la separazione delle carriere, ritenendo sia un pilastro della riforma del sistema, che “esiste in tutto il mondo anglosassone, e non mina affatto l’indipendenza della magistratura requirente”. Intervistato dal Corriere della Sera, il ministro Carlo Nordio sottolinea che “la separazione delle carriere è consustanziale al processo accusatorio voluto da Vassalli, partigiano antifascista pluridecorato, socialista e garantista”. Occorre però precisare che “richiede una revisione costituzionale, e quindi il cammino è più lungo. Comunque fa parte del programma di governo – puntualizza Nordio – e sarà attuata”. Il ministro della Giustizia spiega: “Separazione delle carriere significa anche discrezionalità dell’azione penale e facoltà del pm di ritrattarla. Tutte cose che in questo momento la Costituzione non consente. Ma se fossero attuate – afferma Nordio – eviteremmo almeno un trenta per cento dei processi che si rivelano inutili e dannosi e rallentano la celebrazione di quelli più importanti e quindi la giustizia sarebbe più celere”, questo è il parere del Guardasigilli.

Trattandosi di un ddl, e non di un decreto, la firma del presidente Mattarella dovrebbe esserci e il testo arriverà alle Camere. Palazzo Chigi di certo non molla ad esempio a proposito dell’abolizione dell’abuso di ufficio. Allo stato attuale, la promulgazione da parte del Colle non è comunque scontata. Il presidente della Repubblica, che a norma di Costituzione presiede il Csm, citando l’articolo 104 della Carta ha più volte ribadito “l’autonomia e l’indipendenza da ogni altro potere” dell’ordine giudiziario, ciò che per il capo dello Stato rappresenta un “presidio irrinunciabile”, come del resto il rispetto per il Parlamento e le sue decisioni, in quanto fondamenta della vita liberaldemocratica del nostro Paese.

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