Cronache dai Palazzi

Arrivano le “raccomandazioni” dalla Commissione europea per quanto riguarda la gestione del Pnrr, azione che rientra nelle politiche di coordinamento e sorveglianza dell’Ue che mette in guardia a proposito di “rischio crescente” e eventuali “ritardi”. La Commissione ha comunque deciso di evitare procedure per deficit eccessivo nel 2023. In sostanza l’Unione europea chiede di “garantire una governance efficace e rafforzare la capacità amministrativa”, tanto da favorire “un’attuazione rapida e costante del Piano di ripresa e resilienza”. È importante inoltre “completare rapidamente il capitolo RePowerEU per avviarne rapidamente l’attuazione”. Sono questi i punti principali delle Raccomandazioni di Bruxelles all’Italia per il 2023, presentate dal vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis e dal commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni.

“Il problema non è denunciare i ritardi ma evitare che si producano”, ha detto Gentiloni intervenendo al Festival dell’Economia di Trento. L’Unione europea ha stanziato 191,5 miliardi di euro per il Pnrr italiano, grazie a sovvenzioni e prestiti del Recovery and Resilience Facility (Rrf) il fondo messo in campo per fronteggiare le conseguenze devastanti della pandemia. La terza rata di finanziamenti all’Italia, di 19 miliardi, non è stata ancora autorizzata da Bruxelles. Complici anche le tensioni riguardo al Mes, il Fondo europeo Salva Stati che attende soli di essere ratificato da Roma per poter essere applicato. “In Italia non so perché il Mes è vissuto come la Spectre. Ma così non è”, ha affermato Paolo Gentiloni, aggiungendo: “Il mio suggerimento è di andare verso la ratifica. È un problema di reputazione e di rispetto degli impegni”.

Il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, ha puntualizzato che entro la data del 2026 non si potranno realizzare tutti gli interventi del Piano, quindi il Cdm deve necessariamente pianificare dei cambiamenti che dovranno essere negoziati con la Commissione. In questo contesto le opposizioni chiedono al governo di esporre in Parlamento, rendendo chiare le eventuali modifiche apportate al Pnrr. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, pur non avendo ancora relazionato le proprie indicazioni a Fitto, ha annunciato nuovi progetti per circa un miliardo ma serve anche un rapido monitoraggio delle opere in corso per segnalare eventuali aggiustamenti. Nel campo dell’edilizia scolastica, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara chiede a sua volta di abbassare i target che in questo momento sono previsti dal Piano: sugli asili nido, sulle mense e sulla messa in sicurezza degli edifici. L’obiettivo è ridimensionare la spesa proporzionandola all’aumento dei prezzi nel settore dei lavori pubblici. In sostanza, a causa dell’aumento dei costi, con le medesime risorse potranno essere realizzate meno cose di quante sono previste dal Pnrr. Il ministro dell’Ambiente. Gilberto Pichetto Fratin ha invece assicurato che i progetti di sua competenza non verranno penalizzati, ma si valuterà se sono tutti realizzabili entro il 2026. Anche per la ministra del Lavoro, Maria Calderone, “non ci sono ritardi” per ciò che è di sua competenza e comunque “eventuali correttivi non sono rinunce ma un’ottimizzazione di alcuni strumenti”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso.

“Terremo conto delle raccomandazioni di Bruxelles, ma le nostre politiche già sono in linea con il documento della Commissione Ue. La politica di bilancio è prudente e cresciamo più degli altri Paesi europei”, sembra essere la risposta di Palazzo Chigi. Per di più “ad oggi sono solo quattro Stati membri ad aver presentato la proposta RePowerEU”, ha affermato il ministro Fitto specificando inoltre che le “raccomandazioni” di Bruxelles “sono in linea con la visione e le priorità del governo Meloni, e del lavoro che si sta portando avanti”. La riforma della governance, nello specifico, “consente un chiaro potenziamento della capacità amministrativa al fine di accelerare l’attuazione del Piano nei tempi previsti”, ha dichiarato Fitto.

“L’Italia ha già ricevuto due pagamenti e stiamo verificando la richiesta della terza tranche”, ha affermato il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, sottolineando: “È importante che l’attuazione continui e che non ci siano ritardi. Nelle nostre raccomandazioni spieghiamo che è importante rafforzare la capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, per consentire un’attuazione continua, rapida e costante del Pnrr. È importante per l’Italia che ci presenti il piano rivisto con il capitolo RePowerEU per assicurarne l’attuazione, senza abbassare l’ambizione complessiva del Piano e senza rallentare l’attuazione”.

L’Ue richiede in sostanza una prudente politica fiscale, cercando nel contempo di contenere la crescita della spesa primaria. “La nostra raccomandazione fiscale per l’Italia – afferma Dombrovkis – è un miglioramento del saldo strutturale dello 0,7% del Pil, che si traduce in un aumento della spesa primaria nazionale dell’1,3%. In questo contesto la prima cosa da fare “è di ridurre le misure di sostegno all’energia e di utilizzare i relativi risparmi per ridurre il deficit pubblico”, raccomanda Bruxelles.

Occorre inoltre limare le imposte sul lavoro e rendere più efficiente il sistema tributario – è presa di mira anche la flat tax – ma anche cercare di ridurre l’uso di combustibili fossili e garantire un’amministrazione efficiente, moderando quindi l’autonomia differenziata. Nello specifico, per la Commissione la riforma dell’autonomia differenziata delle Regioni presenta “il rischio di aumentare la complessità del framework fiscale”, e di mettere “a repentaglio la capacità di spesa pubblica de governo e potrebbe avere un impatto negativo sulla qualità della finanza pubblica italiana e sulle disparità regionali”. Il commissario Gentiloni ha comunque sottolineato che “l’intenzione della Commissione non è di dare pagelle a questioni di cui discute la politica italiana”. Per quanto riguarda la finanza pubblica però “può essere di interesse a Bruxelles”. Il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli si è dichiarato comunque “sereno e convinto della bontà di questa riforma”. Nel mirino della Commissione europea anche le gare sulle concessioni balneari per i “continui ritardi” che “rimangono una fonte di preoccupazione e comportano una significativa perdita di entrate”.

La Commissione Ue preme quindi sia per quanto riguarda l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza sia per eventuali riforme cruciali come la riforma del fisco. Bruxelles ricorda inoltre il rispetto dei vincoli di bilancio e l’eventuale rischio dell’avvio di una procedura di infrazione per deficit sovrabbondante nel 2024. La data del 2026 infine, appare piuttosto vincolante ed “è molto improbabile che questa scadenza venga prorogata”, afferma il vicepresidente Dombrovskis, in quanto richiederebbe “una decisione unanime degli Stati membri” attraverso “una procedura parlamentare” ed “è qualcosa che sarebbe molto difficile. Pertanto, il nostro messaggio agli Stati membri è di concentrarsi sull’attuazione dei piani e non su una sorta di estensione delle scadenze”, ammonisce Dombrovskis.

Per Palazzo Chigi, però, i giochi non sono ancora fatti, in quanto la discussione sul Patto di stabilità europeo, ossia le regole attraverso le quali formulare una valutazione dei bilanci dei singoli Stati, è ancora in corso e, in ogni modo, il possibile avvio di una procedura non interesserebbe solo il nostro Paese ma anche altri Stati europei dato che attualmente sono 14 quelli che non rispettano la regola di un deficit non superiore al 3% del Pil; mentre, oltre all’Italia, non rispettano il criterio della riduzione del debito anche Francia e Finlandia.

Per quanto riguarda la riforma del fisco la Commissione europea “chiede di attuare la riforma del fisco e il nostro disegno di legge delega fa proprio questo”, afferma il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, assicurando che verrà garantito il rispetto del principio dell’imposizione fiscale progressiva: “Innanzitutto la nostra riforma partirà col ridurre le aliquote Irpef da quatto a tre e poi, a fine legislatura, se ci saranno le risorse, faremo la flat tax. Ma anche in questo caso la progressività sarà mantenuta grazie alla no tax area e al sistema di deduzioni e di detrazioni”, spiega Leo. Per il viceministro sarà soddisfatta anche la raccomandazione di ridurre le tasse sul lavoro, in quanto il governo renderà “deducibili per i lavoratori dipendenti alcuni costi, dai trasporti alla formazione”. Inoltre, aggiunge Leo, “rafforzeremo i fringe benefit ed estenderemo ai dipendenti la flat tax incrementale. Infine, vogliamo introdurre un’aliquota ridotta sulla tredicesima”. Tutto ovviamente “tenendo assolutamente conto degli equilibri di bilancio: la spesa sarà tenuta sottocontrollo e tutto sarà fatto solo se ci saranno le coperture”, assicura Palazzo Chigi.

Per quanto riguarda l’aumento del nostro debito, invece, intervenendo al Festival dell’Economia di Trento, il ministro Giorgetti spiega che è sorto anche “per reagire a degli shock che avevano origini esterne. Ora si tratta di affrontarlo, lo stiamo riducendo e anche l’impegno che noi ci siamo assunti. In settimana è stata qui la delegazione del Fondo monetario internazionale che ovviamente ci ha chiesto questo tipo di azione”, ha affermato il ministro dell’Economia e, riferendosi alla squadra di governo, ha sottolineato: “È un impegno che fa parte delle nostre responsabilità e che affronteremo”. Tenere sottocontrollo la spesa sembra essere l’obiettivo principale, in primo luogo per favorire la riduzione del prestito fiscale.

In definitiva, dal 2024 torneranno in vigore le regole del Patto di Stabilità. L’indicatore applicato è la spesa primaria netta, ossia al netto delle entrate una tantum e delle spese per gli interessi sul debito, in base alla proposta di riforma del Patto ancora oggetto di negoziato. Considerato il clima di incertezza che domina il panorama economico, la Commissione non inoltrerà procedure per disavanzo eccessivo, per ora rimandate al prossimo anno sulla base dei dati del 2023.

Per l’Emilia Romagna, infine, “il mezzo più appropriato di sostegno è il Fondo di Solidarietà ed è molto urgente attivarlo”, ha ammesso la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che insieme a Meloni e Bonaccini ha sorvolato in elicottero le zone alluvionate. Ma i soldi veri arriveranno solo tra tre mesi quando sarà stata quantificata l’entità dei danni. Vi sono inoltre altre risorse “a cui attingere” come il Fondo emergenza per l’agricoltura e i Fondi di coesione. In prospettiva, inoltre, nel Next Generation Eu “abbiamo sei miliardi per la prevenzione di inondazione e terremoti”.

La premier Meloni ha assicurato che l’Italia “farà la sua parte” e ha ricordato i 200 milioni aggiuntivi del Fondo emergenze a fronte delle “situazioni più complesse” che si sono verificate in Emilia-Romagna. “Un segnale molto significativo. Non so quante altre volte è accaduto che in 48-72 ore si siano trovati 2,2 miliardi per affrontare l’emergenza”, ha affermato Meloni sottolineando che per tornare ad una situazione normale serviranno “sostanziose risorse” e sarà necessario un occhio di riguardo” da parte dell’Unione europea. La presidente von der Leyen ha a sua volta dimostrato il proprio sostegno morale alle popolazioni colpite e, dichiarando di non voler deludere le aspettative dell’Italia, ha assicurato che presto arriveranno anche le risorse finanziarie. La presidente della Commissione Ue ha ammesso: “È stato dilaniante e molto utile vedere quanto sono profonde le cicatrici di interi territori sott’acqua, i danni, la devastazione, la diversificazione dei problemi da affrontare”.

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