Macedonia d’artista

Il ragazzo aveva fame. Sembra l’incipit di un romanzo strappalacrime invece è l’incipit di una storia buffa. La location è un museo di Seul dove l’opera di Cattelan, (Comedian il suo nome) da 120mila dollari, pensata dall’artista milanese per invitare il pubblico a riflettere sul processo che ci porta a dare valore agli oggetti, è stata mangiata da un ragazzo che si è giustificato dicendo che aveva fame,

Questa installazione che ha ispirato magliette, gadget, meme, e qualcuno ipotizza persino il colore Pantone del 2021 (l’accoppiata giallo e grigio) sia stato influenzato dalla fama planetaria raggiunta dall’opera.

Però lui aveva fame. Chissà se, mentre mangiava, rifletteva sul valore che diamo agli oggetti. Oppure pensava alla fame nel mondo. O meglio ancora immaginava Leonardo Da Vinci arrivare con una spranga e fare a pezzi tutti per ottenere una bella macedonia. Non si sa, non si conoscono altri commenti. Sicuramente il suo gesto ha contribuito a dare ulteriore fama alla banana o – no, scusate! – all’opera d’arte. Poi lui carino ed educato come la maggior parte degli orientali, ha rimesso a posto la buccia e si è assicurato rimanesse bella attaccata al suo pezzettino di nastro adesivo.

Non credo sia stata rinominata l’opera, credo che il direttore del Museo abbia comprato un’altra banana e l’abbia appicciata al posto della vecchia.

Non so voi cosa ne pensiate. A me sembra una colossale presa in giro. Non sono un’esperta e sono andata a documentarmi. Cattelan è il maggior esponente dell’arte relazionale. Che è?  Spiegazione: “un arte che assume come suo orizzonte teorico il regno delle interazioni umane e il suo contesto sociale, piuttosto che l’asserzione di uno spazio indipendente e privato”. Avete capito? Io no. E comunque ci sono molti esponenti di questa arte che alla fine io avrei chiamato in modo diverso.

Fatto sta che questa roba vale un botto. A me sembra una colossale importante contemporanea espressione della corrente della “supercazzola”. Ma io però sono ignorante.

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