Sanremo, ancora tu?

Alzi la mano chi da qualche mattina si sveglia con una canzoncina in testa. Nessuno credo o quasi. Sono finiti i tempi.

Una volta – sembra l’inizio di una vecchia storia e lo è – dopo il Festival ci alzavamo e cantavamo le strofe di alcune canzoni. Non dico proprio la vincitrice ma quasi. Prendi questa mano zingara ha spopolato. Vogliamo ricordare il grande Peppino con Un grande amore e niente più? E poi l’apoteosi delle sfortune in amore: Massimo Ranieri e Perdere l’amore quando si fa sera.

Certo, ci sono state anche numerose brutte canzoni che alla fine sono andate nel dimenticatoio. Ma mai come questa volta. Canzoni brutte e piatte. Tutte con grandi significati che i più non hanno colto. Esaltate dai soliti noti che decidono cosa deve piacere e cosa no ma che alla fine piacciono solo a quei giovani lobotomizzati che non hanno nessuna personalità.

Vorrei incontrarti fra cent’anni di Ron, una poesia. Adesso faccio fatica a ricordare una, dico una, strofa delle ultime canzoni. La cosa che si è ben capita è che dato che le canzoni sono una vera schifezza, meglio osare con il look e le gesta. Tutti tatuati tranne pochi: tutti brutti e malvestiti tranne pochi. E poi non ce lo metti un po’ di omo, un po’ di trasgressione? Avrei voluto gridare: “A belli, ma lo sapete che al mondo esiste Renato Zero? Ma lo sapete che il signor Zero nel 1978 ha scritto e cantato una canzone che si chiamava Triangolo?”. Ecco, adesso sono buoni tutti a fare i trasgressivi. E quindi le mezze tacche si fanno tatuaggi a non finire e si vestono manco avessero saccheggiato una campana degli abiti usati. Una vera depressione. E poi tacciamo sulle belle ragazze a contorno (ancora?) e sui monologhi (ancora?).

Lasciate fare ai professionisti come Benigni: e basta con questi rimbambiti che ormai sono lo sbiadito ricordo di loro e delle loro canzoni. Non hanno avuto la fortuna di morire giovanissimi e quindi di restare immortali; lasciate loro la calma di una bella RSA di lusso e il confort di un pannolone.

Insomma, basta con queste schifezze, ridateci un Festival degno di questo nome.

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