La crisi italiana all’estero

I governi esteri, naturalmente, non hanno fatto commenti sulla crisi italiana. USA e Russia si sono trovati (per una volta!) in sintonia nel rilevare che l’Italia è un paese sovrano. I russi però lo hanno detto soprattutto per smentire quanto affermato dalla Farnesina, e cioè che c’è stata una ingerenza di Mosca nella crisi. A dire il vero, non stento a crederlo: la Russia ha una lunga tradizione di ingerenza negli affari interni altrui e parecchi personaggi che sono stati la chiave di questa crisi, come Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, sono quanto meno sospettabili di simpatie putiniane più o meno nascoste.

Ma se i governi restano discreti, la stampa estera naturalmente non lo è. E tutta la grande stampa internazionale, dal Financial Times al New York Times, ha parlato della crisi in termini chiari, considerando la caduta del Governo Draghi come un disastro per l’Italia e l’Europa.

Il più duro di tutti è un “fondo” del NYT, il quale descrive il periodo di governo di Mario Draghi come un periodo d’oro per l’Italia, ma notando che i partiti sono tornati presto ai loro giochi interessati. E prevede il prevalere di “partiti più affini a Mosca”.

Avendo servito per decenni il mio Paese all’estero, sono stato sempre colpito e non poco dispiaciuto del fatto che, nella grande stampa internazionale, l’Italia appariva raramente e solo per aspetti o eventi negativi. Draghi aveva interrotto questa tendenza tanto negativa e diffusa, in forza del suo prestigio personale. Grazie ad esso, e solo ad esso, l’Italia aveva assunto e svolto il ruolo che le spetta in Europa e nel mondo. Basta pensare alla visita a Kiev di Draghi, Macron e Sholtz, che aveva dato l’immagine visiva dell’accettazione dell’Italia nel ristretto numero di chi conta.

La scellerata avventura dei Conte, Berlusconi e Salvini ci riporta indietro di anni e sarà estremamente difficile risalire la china. Intanto, speriamo che Mario Draghi, anche se in carica per gli affarii correnti sino alla formazione del prossimo governo, riesca a mantenere il timore in mano e la rotta, per quanto possibile, ferma.

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