Il professore cambia scuola (Film, 2017)

François Foucault è un professore di lettere presso il prestigioso Liceo Enrico IV di Parigi, durante una festa si lancia in dichiarazioni di principio sostenendo che gli insegnanti più esperti dovrebbero essere impiegati in trincea, nelle zone periferiche, dove è più difficile educare. Viene subito accontentato da una solerte funzionaria ministeriale che lo sta ascoltando e per un anno si trova incaricato di gestire una cattedra di francese in un istituto della banlieue parigina. Teme che possa accadere il peggio, infatti il suo primo contatto con i ragazzi è molto negativo, troppo ostile e cattedratico, ma con il tempo finisce per appassionarsi alla missione, diventa un professore giusto, capace di interessare persino gli alunni più problematici. Il rapporto tra il professore quarantenne (Podalydès) e Seydou (Diallo) costituisce l’ossatura della commedia e va di pari passo con due storie d’amore irrisolte vissute dal docente e dal ragazzino. Il professor Foucault riesce a far leggere ai ragazzi I miserabili di Victor Hugo, spiega Hemingway e i suoi micro romanzi, fa gestire in classe presentazioni di opere letterarie, infine organizza una gita a Versailles dove accade l’irreparabile (fuga di due alunni con selfie sul letto regale) e Seydou rischia l’espulsione da scuola.

Un film di Olivier Ayache-Vidal sul mondo della scuola, come in passato ne abbiamo visti di ottimi anche in Italia, penso a La scuola di Luchetti, ma anche al televisivo Un anno a Pietralata tratto dal diario del maestro Albino Bernardini, non certo al pessimo Beata ignoranza. Una pellicola su come sia difficile fare il mestiere di insegnante in un mondo che cambia, soprattutto in periferia, con ragazzi interessati a ben altro, distolti da un contesto per niente agevole. Il professore parigino dimostra che con la passione e l’amore per il proprio mestiere si può ottenere l’impossibile. Ed è l’amore in fondo che muove il mondo.

Film d’autore scritto e diretto da Ayache-Vidal con una regia diligente, senza invadere i confini della storia, con movimenti di macchina semplici e chiari, soprattutto ottima direzione dei giovani attori. Interpreti molto bravi, con una nota di merito per il giovanissimo Abdoulaye Diallo, visto che l’esperto Denis Podalydès non ha niente da dimostrare. Visto su Rai Tre. Reperibile su Rai Play. Recuperatelo.

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Regia: Olivier Ayache-Vidal. Soggetto e Sceneggiatura: Olivier Ayache-Vidal. Montaggio: Alexis Mallard. Musiche: Florian Cornet, Gadou Naudin. Scenografie: Angelo Zamparutti. Produttori: Alain Benguigui, Thomas Verhaeghe. Casa di Produzione: Sombrero Films. Distribuzione (Italia): P.F.A. Films, Emme Cinematografica. Titolo originale: Les grads esprits. Lingua originale: Francese. Paese di Produzione: Francia, 2017. Durata: 107’. Genere: commedia. Interpreti: Denis Podalydès (François Foucault), Abdoulaye Diallo (Seydou), Tabono Tandia (Maya), Pauline Huruguen (Chloé), Alexis Moncorgé (Gaspard), Emmanuel Barrouyer (Il preside), Zineb Triki (Agathe), Léa Drucker (Caroline), François Petit-Perrin (Rémi), Marie Rémond (Camille), Charles Templon (Sébastien), Mona Magdy Fahim (Rim).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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