Cronache dai Palazzi

Obiettivi, criteri e modalità non cambiano, lo ha ribadito il generale Francesco Paolo Figliuolo, Commissario straordinario per l’emergenza Covid, prefigurando e annunciando una rimodulazione del Piano vaccinale che prevede, tra le tante cose, vaccinazioni a tappeto in 30 isole minori su 35, ossia quelle sprovviste di presidio sanitario. Docenti e personale scolastico potranno inoltre ricominciare ad essere vaccinati – fino ad ora è stato vaccinato con la prima dose il 74,2 per cento del personale delle scuole – ed infine lo spostamento della seconda dose di Pfizer e Moderna da 28 a 42 giorni, in base ad una decisione del Cts e dell’Agenzia del farmaco che mirano a somministrare una prima dose ad un numero più ampio di cittadini.

Tra gli obiettivi salvare il turismo, da qui la decisione di somministrare i vaccini sulle isole in accordo con il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, in seguito tra l’altro all’input del premier Mario Draghi che ha invitato i turisti sia italiani sia stranieri a trascorrere le vacanze in Italia, auspicando una larga ripresa della stagione turistica.

Per poter ottenere il meglio occorre inoltre non decelerare e mantenere la velocità di 500 mila vaccini al giorno. “L’obiettivo è quello di riprendere una serie di attività economiche, sociali e ricreative che hanno sempre connotato la vita di tutti noi”, afferma il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli. “Tuttavia, per contemperare nel modo migliore – specifica Locatelli – questo obiettivo con la tutela della salute è fondamentale basare le scelte sui principi della gradualità e della progressività, impiegando come stella polare di riferimento, per scelte come il coprifuoco, l’evoluzione dei numeri della curva epidemiologica”.

Nel frattempo la campagna di vaccinazione procede a ritmi sostenuti con il 90 per cento degli “over 80” che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino e il 71 per cento entrambe le dosi. Hanno invece ricevuto una dose di vaccino circa i due terzi dei cittadini tra i 70 e i 79 anni.

Il quadro fa ben sperare ma i sacrifici non sono ancora terminati. Proprio ora che ci si approssima a percorrere “l’ultimo miglio” occorre non abbassare la guardia. Occorre inoltre rimuovere le protezioni dei brevetti per la produzione dei vaccini anti Covid, in quanto è di fondamentale importanza un’immunizzazione globale che raggiunga anche i Paesi più poveri. “I vaccini sono un bene comune globale. È prioritario aumentare la loro produzione, garantendone la sicurezza, e abbattere gli ostacoli che limitano le campagne vaccinali”, ha affermato il premier Draghi.

Si discute di una più ampia produzione dei vaccini anche a livello europeo, la disponibilità a discuterne è stata dichiarata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dopo che l’amministrazione Biden ha manifestato la volontà di impegnarsi in questa direzione all’interno dei negoziati in corso alla Wto. Per Berlino “il fattore limitante per quanto riguarda la realizzazione dei vaccini sono le capacità produttive e gli alti standard qualitativi richiesti, non i brevetti”. Del resto produrre un vaccino è un processo biologico complesso, servono componenti e attrezzature specifiche. Il limite di produzione odierno sembra essere dettato proprio dalla scarsità di alcune componenti necessarie a realizzare i vaccini, in particolare quelli a tecnologia mRNA cioè BioNTech-Pfizer e Moderna. Inoltre per produrre un vaccino servono più di 200 componenti e, come ha scritto anche la rivista Nature, c’è penuria soprattutto di enzimi, lipidi, nucleotidi per vaccini mRNA. La liberalizzazione dei brevetti non vuol dire, inoltre, un automatico aumento della produzione se le imprese deputate a produrre il siero non sono tecnologicamente attrezzate.

Il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli, ha assicurato che l’Eurocamera è “pronta a discutere qualsiasi proposta che aiuterà ad accelerare il processo di vaccinazione a livello globale”, mentre la presidente von der Leyen  ha ribadito che “l’Unione europea è disponibile a discutere ogni proposta che affronti la crisi in maniera efficace e pragmatica”, a partire dalla “proposta statunitense di sospendere la protezione della proprietà intellettuale per i vaccini anti Covid” sottolineando, nel contempo, che l’Ue “esporta vaccini in più di 90 Paesi”, al contrario degli Stati Uniti. Per il presidente francese Macron il dibattito pubblico non deve essere incentrato sulla “proprietà intellettuale” ma sulla “tecnologia”.

Per quanto riguarda eventuali ristori per le imprese e per le famiglie italiane il decreto Sostegni ha ottenuto il voto di fiducia (207 sì e 28 no) e la prossima settimana è atteso a Montecitorio; dovrebbe essere convertito entro il prossimo 21 maggio.

Un tesoretto di circa 32 miliardi tra cui contributi a fondo perduto per circa 11 miliardi destinati alle partite Iva fino a 10 milioni di ricavi. Per poter richiedere i ristori occorre aver registrato una perdita di fatturato di almeno il 30 per cento come nel primo decreto Sostegni. “Mi sono fatto carico di proporre l’introduzione, accanto a quelli vigenti, di ulteriori modelli di determinazione degli indennizzi”, ha affermato il ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, prevedendo “un criterio che tenga conto dei costi, fissi e variabili, con un’attenzione al dato del margine operativo lordo, che sintetizza il rapporto tra ricavi e costi e, ove maggiormente opportuno, a quello del risultato di esercizio”. Invece di aspettare la chiusura dei bilanci a giugno nel frattempo le imprese potrebbero beneficiare di un anticipo di ristoro, in base al meccanismo consolidato in precedenza e poi il saldo in base al risultato di bilancio. Riconosciuta un’indennità di 2.400 euro agli stagionali del turismo e dello spettacolo, 5 miliardi alla sanità, 1,5 miliardi al Reddito di emergenza e un miliardo al Reddito di cittadinanza. Cancellata inoltre la prima rata Imu  per le aziende che hanno subìto cali di fatturato di almeno il 30 per cento, il canone Rai per alberghi, bar e ristoranti e la Tosap, la tassa per l’occupazione di spazi e aree pubbliche. La validità dei voucher emessi per viaggi e pacchetti turistici raddoppia da 18 a 36 mesi. I ticket per gli spettacoli dureranno tre anni e gli abbonamenti per palestre e piscine avranno validità ulteriori 6 mesi dopo la fine dello stato di emergenza.

Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha nel frattempo incontrato i segretari dei sindacati di Cgil, Cisl e Uil per discutere del Pnrr. I sindacati hanno chiesto che sia riconosciuto loro un ruolo nella governance del piano. “Ci vuole un organismo di dialogo sociale, come previsto dallo stesso regolamento Ue sul Recovery e su questo abbiamo riscontrato disponibilità”, ha affermato Pierpaolo Bombardieri, Segretario generale della Uil. I sindacati chiedono, nello specifico, di approfondire con il ministero dell’Economia i programmi di investimento valutando ogni singola misura, in primo luogo in base a quanta occupazione in più verrà creata. Palazzo Chigi ha assicurato il confronto sia riguardo alla governance sia per quanto riguarda le missioni.

In discussione anche la definizione di un protocollo nazionale sullo smart working firmato dalle stesse parti sociali. Nel frattempo il ministero del Lavoro, guidato da Andrea Orlando, ha strutturato un gruppo di lavoro sullo smart working composto da sociologi, economisti e giuslavoristi. Al vaglio incentivi per il lavoro agile per favorire la conciliazione tra famiglia e lavoro, parità di genere e riduzione dell’inquinamento.

Lo smart working rimarrà una pratica diffusa almeno fino al 30 settembre. Il settore pubblico ha già deciso di proseguire fino a dicembre e comunque le decisioni di tutti saranno condizionate dai dati della pandemia. La maggior parte delle aziende pensano di applicare un modello “ibrido” che combini in maniera equilibrata attività in ufficio e da remoto anche nel post pandemia, in quanto è immaginabile un cambiamento del modo di lavorare che incarni un modello flessibile. L’imperativo è ricomporre le righe con attenzione e gradualmente e, di certo, applicando un modello del tutto nuovo.

Si attende infine la ripresa del turismo con il cosiddetto certificato verde o pass vaccinale, che permette la libera circolazione di chi è stato vaccinato (con seconda dose) entro i sei mesi precedenti; per chi è guarito dal Covid nello stesso periodo; per chi ha fatto un tampone molecolare o test rapido non più di 48 ore prima, anche se gli esperti contestano quest’ultimo dettaglio ritenendo sia “un pericolosissimo controsenso” il tampone recente per ottenere il pass.

Palazzo Chigi sta lavorando affinché il pass rappresenti una condizione per accedere a treni e aerei Covid free, per entrare nelle Rsa e per eventi sportivi con pubblico limitato; si mira infine ad estendere a un anno il tempo della vaccinazione. Per i viaggi ci si avvia invece verso il superamento della quarantena ma con tampone negativo sia alla partenza sia all’arrivo. La vera svolta arriverà comunque a giugno con il pass europeo, che consentirà di viaggiare liberamente tra i diversi Paesi dell’Unione e non solo, facendo ripartire il turismo all’interno dell’Europa e a livello internazionale.

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