Il ladro di giorni (Film, 2019)

Riapertura dei cinema a Piombino, dopo la chiusura per pandemia. Dico la verità, sarei andato a vedere qualsiasi cosa, persino un film come questo che recensori di mia fiducia avevano stroncato senza possibilità di appello. Ho fatto bene, perché si deve sempre verificare con mano.

Il ladro di giorni è un buon film italiano, di gran lunga superiore a opere più celebrate, un noir sui generis, on the road, incentrato sul rapporto padre-figlio, calato in una situazione complessa. Guido Lombardi (romanziere e sceneggiatore) affronta la prima prova importante da regista, se la cava bene sceneggiando un suo soggetto (Premio Solinas 2017), tratto dall’omonimo romanzo edito da Feltrinelli. Salvo (Zazzaro) è un bambino che ha visto il padre (Scamarcio) venire arrestato davanti ai suoi occhi. Sette anni dopo, la madre è morta, lui vive in Trentino con gli zii e il cugino, quando il padre, uscito di prigione, torna a prenderlo per passare con lui quattro giorni. I motivi del ritorno non sono per niente sentimentali, di mezzo ci sono una partita di droga da consegnare e una vendetta da compiere, ma il rapporto padre-figlio subirà importanti e rapidi cambiamenti. Non aggiungo altro sulla trama che vive di numerosi colpi di scena, fino alle ultime sequenze, consiglio la visione perché siamo di fronte a un lavoro che unisce con intelligenza cinema d’autore e puro genere, come da tempo non si vedeva.

Gli attori sono ben calati nelle parti assegnate. Scamarcio convince in un ruolo da duro, come padre non certo esemplare; Zazzaro è uno straordinario figlio combattuto tra amore e paura, fino a provare quasi ammirazione per un padre che torna come un lampo nella sua vita. Non dimentichiamo Popolizio, attore interessante, capace di dare corpo a personaggi potenti e veri. Guido Lombardi è un regista dal chiaro impegno civile, collabora con Abel Ferrara, debutta con il docufilm Napoli 24, gira il corto Vomero Travel, il lungometraggio (Là-bas – Educazione criminale), sullo sfruttamento degli immigrati africani da parte della camorra e Take five (2014), in concorso al Festival di Roma.

Il ladro di giorni (vedere il film per capire il senso del titolo) è un lavoro molto cinematografico, fotografato benissimo da Daria D’Antonio, tra le montagne del Trentino, i paesaggi pietrosi di Matera, le coste della Puglia, Gravina e Bari. Montaggio serrato, sceneggiatura complessa che non fa una piega e che segue con coerenza lo sviluppo dei caratteri dei personaggi. Presentata alla Festa del Cinema di Roma 2019, la pellicola è stata distribuita il 6 febbraio 2020, purtroppo fermata dal Covid. Recuperata in una sala FICE, a Piombino, il 4 maggio 2021.

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Regia: Guido Lombardi. Soggetto: Guido Lombardi. Sceneggiatura: Guido Lombardi, Marco Gianfreda; Luca De Benedittis. Fotografia: Daria D’Antonio. Montaggio: Marcello Saurino. Musica. Giordano Corapi. Costumi: Nicoletta Taranta. Genere: Drammatico. Produttori: Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori, Gaetano Di Vaio. Caser di Produzione: Indigo Film, Bronx Film, Rai Cinema. Distribuzione: Vision Distribution. Interpreti: Riccardo Scamarcio (Vincenzo),Augusto Zazzaro (Salvo), Massimo Popolizio (Totò),Giorgio Careccia (Vito), Vanessa Scalera (Zia Anna), Carlo Cerciello (Prof. Mangiafreda), Rosa Diletta Rossi (Bianca), Leandra Concetta Fili (Valentina), Katia Fellin (Johanna).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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