Cronache dai Palazzi

Continua la crisi “al buio”. Dopo il primo giro di consultazioni non è ancora chiaro lo stato delle cose per quanto riguarda un’eventuale maggioranza di governo, in funzione della formazione della prossima squadra dell’esecutivo.

Crisi “al buio” è una definizione comparsa negli anni Sessanta per indicare una crisi improvvisa, oppure, si parla di crisi “al buio” nel momento in cui il premier presenta le dimissioni ma non sussiste una maggioranza e un’alleanza politica alternativa a quella che si è appena frantumata.

La domanda ricorrente in queste ore è se la nuova fase governativa che il Paese si accinge a vivere possa avere gli stessi protagonisti della fase che si è da poco conclusa. Un rimpasto delle forze non ostili al campo della maggioranza potrebbe celebrare una riconciliazione, in particolare con i renziani.

Matteo Renzi preme a sua volta sui programmi e mantiene una linea difensiva – tale da giustificare la crisi – finalizzata alla realizzazione di un governo politico, citando nel contempo il professor Draghi per quanto riguarda la linea da seguire per concretizzare le riforme, e per dare corpo ai fondi europei messi a disposizione dell’Italia per restaurare il Paese in seguito alla crisi sanitaria ed economica causata dal Covid.

Matteo Renzi non ha posto il veto ad un Conte ter ma non ha caldeggiato l’ipotesi di un nuovo mandato al premier dimissionario, suscitando nel contempo increspature e spaccature all’interno del Movimento Cinque Stelle tagliato in due tra coloro che potrebbero riallacciare con Italia viva, magari per “un governo di salvezza nazionale” come lo ha definito Giuseppe Conte, e coloro che invece non ci stanno, come Alessandro Di Battista, e non intendono cedere, in nessun modo, di fronte alle prese di posizione di Renzi. Nessun veto su Conte “ma non c’è solo lui”, ha dichiarato Teresa Bellanova.

Per il centrodestra “l’Italia ha bisogno di un governo diverso dall’attuale”. In particolare “no al Conte ter e, senza una maggioranza solida della quale non potremmo far parte, si vada al voto”, ha affermato Giorgia Meloni. Antonio Tajani di Forza Italia auspica “un governo dei migliori”, che “sostanzialmente” rappresenti e dia voce alle forze migliori del Paese. Per Matteo Salvini, invece, “il punto è: o c’è un governo serio, che si dà alcuni punti da portare avanti e li fa o io con Zingaretti, Renzi e Di Maio non so cosa dovrei fare”, ha dichiarato il leader della Lega.

La narrativa della crisi si è rivelata più complessa del previsto. Per quanto riguarda il rapporto tra il Pd e Italia viva “non ha nulla a che vedere con il risentimento per il passato, ma di legittimi dubbi fondati per il futuro”, ha spiegato Nicola Zingaretti ribadendo che “in questo Parlamento Giuseppe Conte è un punto di equilibrio credibile” e “un punto di sintesi”. Riferendosi al premier dimissionario Zingaretti parla anche di “equilibrio avanzato”.

Per il segretario dem è auspicabile “un governo che possa contare su un’ampia e solida base parlamentare, che sia nel solco della tradizione europeista, in grado di affrontare le emergenze della pandemia e che realizzi con riforme istituzionali quella macchina pubblica in grado di far ripartire il Paese”. Sinteticamente per il vicesegretario Andrea Orlando, salito al Colle per le consultazioni insieme a Zingaretti, “per riprendere Renzi in maggioranza bisogna capire se Renzi pone un veto su Conte o no”. Occorre comunque valutare che “se con Renzi i numeri restano risicati, si continuerà a ballare e per questo vogliamo un allargamento della maggioranza”, ha affermato Orlando.

Vito Crimi, rappresentante del Movimento Cinque Stelle, a ridosso del colloquio con il capo dello Stato, ha ricordato l’urgenza di “consegnare una nuova società alle nuove generazioni”, che abbia “al centro la cultura e la formazione”. Al bando veti e personalismi “piuttosto è il momento della responsabilità e della condivisione”, ha ammonito Crimi.

Autarchicamente Matteo Renzi afferma: “Io non vedo altra maggioranza politica che non contempli Italia viva”. Nella pratica “siamo pronti ad appoggiare un governo – dice il leader di Iv – ma questa proposta politica necessita il passaggio ulteriore di capire se vogliono stare o no con noi. Devono confrontarsi con noi. Poi discuteremo delle persone”, ha ammonito Renzi a ridosso dell’incontro con il capo dello Stato. Sanità, Giustizia e Scuola sono i temi portanti sui quali poter costruire un dialogo per far ripartire il Paese. Sullo sfondo rimane la questione del Mes caldeggiato dai renziani per potenziare il sistema sanitario e il mondo della ricerca ad esso collegato.

La nota dolente è però il riconoscimento politico di Iv: “Gli alleati devono dire se ritengono che Italia viva sia parte della maggioranza”, ha sottolineato Matteo Renzi nel suo incontro con i giornalisti al Quirinale.

Il contrasto evidente tra Renzi e Conte ha nella pratica determinato i movimenti del barometro di questa crisi “al buio”. Nel corso delle “32 ore” di consultazioni si è capito che il Conte ter non sia poi così scontato, tantoché il Quirinale, con la dovuta cautela e lungimiranza, ha ponderato la decisione di affidare a Roberto Fico un mandato esplorativo – una seconda esperienza di questo tipo per il presidente della Camera nel corso della stessa legislatura – per verificare la sussistenza di una maggioranza politica fondata sui gruppi appartenenti alla squadra di governo che si è appena disgregata.

Rivolgendosi alla Nazione e all’intera classe politica, il presidente Mattarella ha spiegato che “l’Italia, come tutti i Paesi di ogni parte del mondo, sta affrontando nuove, pericolose offensive della pandemia, da sconfiggere con una diffusa, decisiva campagna di vaccinazione”. Sono tre le emergenze: sanitaria, sociale ed economica, “una pesante crisi sociale, con tanti nostri concittadini in grave difficoltà, e pesanti conseguenze per la nostra economia. Queste ulteriori emergenze possono essere fronteggiate soltanto attraverso l’utilizzo, rapido ed efficace, delle grandi risorse predisposte dall’Unione europea”, ha ammonito il capo dello Stato ribadendo che, in “momento così decisivo”, per fronteggiare la crisi in corso “è doveroso dar vita presto ad un governo con un adeguato sostegno parlamentare”.

Il timore di dover tornare alle urne potrebbe aprire scenari più concilianti ma in questo frangente occorre fare attenzione ad ogni mossa  e, soprattutto, è necessaria una certa solidità e delle certezze. A Fico l’ònere di verificare le condizioni per poter costruire una maggioranza stabile, e quindi un governo forte e autorevole che sia in grado di traghettare il Paese fuori dalla pandemia sanitaria e socio-economica.

Nella pratica dovrà essere un esecutivo in grado di gestire e di investire le ingenti risorse del Next Generation Eu, che l’Ue ha messo a disposizione per uscire dal tunnel del Covid. Saper organizzare il Recovery fund, in sostanza i 209 miliardi al centro del dibattito pubblico, è una prerogativa fondamentale per il prossimo governo che dovrà essere sostenuto, necessariamente, da “una maggioranza adeguata”, che sia una maggioranza politica ricostituita (eventualmente) all’interno del perimetro della maggioranza uscente connotata dall’alleanza tra Pd e M5S e coadiuvata da Leu. Occorrerà capire in che termini e a quali condizioni riammettere i renziani e se ci sono reali margini di manovra per poter governare ancora insieme.

Il presidente della Camera Roberto Fico dovrà rendere conto al presidente della Repubblica degli esiti del proprio mandato esplorativo entro la giornata di martedì 2 febbraio.

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