Cronache dai Palazzi

“È il tempo dei costruttori”, ha ammonito il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante il suo discorso di fine anno, per chiudere un 2020 catastrofico e aprire un 2021 dagli sviluppi imprevedibili. La lungimiranza del primo inquilino del Quirinale lo ha portato a prevedere gli esiti (a breve termine) dell’instabilità in corso. Non a caso il Capo dello Stato tornava ad auspicare il senso di responsabilità in nome della Nazione e del bene comune, ancor di più nel pieno di una crisi pandemica.

Ma quando la casa traballa basta una spallata per buttarla giù. Italia viva è fuori dal governo e nei primi giorni della prossima settimana Giuseppe Conte si recherà in Parlamento per “comunicazioni fiduciarie”. Una parentesi di tempo non troppo lunga, tra la rottura dei renziani e l’approdo in Aula del premier (di un governo ferito), come auspicato dal Capo dello Stato.

È l’ora della ricomposizione, rinnovarsi per migliorarsi. Occorre però capire in che termini ricomporre una squadra che dovrebbe governare a Palazzo Chigi, concretizzando il Recovery Fund e impegnandosi per portare fuori dalla pandemia il Paese. Gli scenari sono molteplici e per ora si tratta solo di ipotesi che, data l’imprevedibilità degli attori, sono destinate a mutare.

“La crisi è aperta da mesi”, ha detto Matteo Renzi durante la conferenza stampa dello strappo, in cui ha annunciato il ritiro dal governo delle ministre Bellanova e Bonetti e del sottosegretario Scalfarotto, coloro che nella lettera di dimissioni a Conte hanno messo nero su bianco le ragioni della rottura, la più forte tra le quali che è stato “delegittimato il metodo democratico”.

Giuseppe Conte lavora quindi per una conta in Parlamento mentre il presidente Mattarella resta pazientemente in attesa ribadendo però “la necessità di uscire velocemente da questa condizione di incertezza, a fronte dell’allarmante situazione causata dalla pandemia”, come si legge in una nota del Colle. Uno stato di incertezza, fiutato dal presidente della Repubblica già da tempo, che si sperava non sfociasse in una ennesima crisi di governo.

Per il segretario dem, Nicola Zingaretti, la mossa di Renzi ha rappresentato un “atto incomprensibile, un errore gravissimo contro il Paese”, e aggiungendo delle valutazioni politiche Zingaretti ha affermato: “Conte aveva assicurato la disponibilità per un patto di legislatura e questo rende la scelta di Italia viva ancora più incomprensibile. Ora è a rischio tutto”.

“Demolition man” ha titolato il Financial Times. “L’inaffidabilità politica” dell’avversario è stata sancita anche dal capogruppo dem Franceschini e da alcuni ministri tra cui Boccia, Gualtieri e Provenzano. “In un sistema parlamentare le maggioranze si cercano in Parlamento, apertamente, alla luce del sole e senza vergognarsene”, ha affermato Franceschini sottolineando che “l’attacco a Conte è un attacco al governo”.

Il vicesegretario dem, Andrea Orlando, rincara la dose affermando che lo strappo del leader di Italia viva “è un grave errore fatto da pochi che pagheremo tutti”. Ed ancora il pentastellato Vito Crimi: “Renzi sceglie di ritirare la sua delegazione. Credo che nessuno abbia compreso le ragioni di questa scelta”.

Per il segretario dem Zingaretti è assodata la “inaffidabilità politica di Italia viva” che “mina la stabilità in qualsiasi scenario si possa immaginare”. Sulla stessa lunghezza d’onda Luigi Di Maio: “Renzi non è più un interlocutore”. In sostanza mai più al governo con Renzi e anche Giuseppe Conte sembra non essere disponibile a concedere una seconda possibilità.

Con Renzi è finita, sembra ripetere Giuseppe Conte ai suoi e a sé stesso mentre si prepara alla resa dei conti, lunedì alla Camera e martedì in Senato. Ovviamente il rischio della sfiducia esiste e, come ha sottolineato il capo dello Stato pochi giorni fa, una sfiducia in questo momento storico così drammatico sarebbe come gettare sale sulle ferite dell’Italia. Occorre però rischiare e andare avanti affrontando una nuova sfida, dove non ci sarà spazio per il grigio ma tutto sarà o bianco o nero, evocando le parole del premier che resiste a Palazzo Chigi. Ai senatori di opposizione eventualmente disposti a sostenere un governo Conte ter il presidente del Consiglio ha detto: “Decidere di essere costruttori in questa fase politica significa fare una chiara scelta per il bene del Paese”. Chi tiene il pallottoliere assicura: “Ce la faremo a Palazzo Madama superiamo ampiamente i 161”, ossia la maggioranza assoluta in Senato.

Sulla linea della ricostruzione, rievocando l’elezione della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – che si concretizzò grazie al voto trasversale di Pd, M5S e Forza Italia -, Luigi Di Maio lancia un post su Facebook in cui fa un appello “a tutti i costruttori europei che, come questo governo, in Parlamento nutrono la volontà di dare all’Italia la sua opportunità di ripresa e di riscatto”. In definitiva “la priorità per tutti deve essere il Paese”.

Nel frattempo il Consiglio dei ministri ha approvato lo scostamento di bilancio fino a 32 miliardi aprendo di fatto la strada al nuovo Decreto Ristori (il quinto dall’inizio della pandemia). Il Parlamento dovrebbe votare lo scostamento il 20 gennaio. Il governo continuerà a fare “il meglio” per supportare famiglie e imprese ha assicurato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, sottolineando che finora per contrastare la pandemia sono stati messi in campo circa 100 miliardi di interventi.

Il reclutamento dei costruttori è ancora in corso e i giochi sono aperti. Se Conte non riuscirà nel suo intento potrà aprirsi di tutto: un governo di scopo, oppure un governo tecnico o ancora un governo elettorale per accompagnare il Paese alle urne. A proposito di scenari futuri, il giurista pugliese rivela inoltre che è impegnato nella realizzazione di “un grande progetto politico, europeista, liberale e ambientalista, in contrasto totale con le idee sovraniste di Salvini e Meloni”. Sembra essere questo, in fondo, il messaggio per convincere il più ampio numero di senatori, che “sta nascendo un gruppo parlamentare che avrà forte dignità politica” – i “costruttori” per l’appunto -, un gruppo che in caso di elezioni potrebbe trovare una legittimazione.

Il nostro Paese è abituato ad affrontare e a risolvere le crisi di governo, ne sono convinte anche le istituzioni europee. “Siamo sicuri che il presidente Conte e le forze di governo sappiano superare questo momento di difficoltà proteggendo gli italiani dall’irresponsabilità”, ha affermato il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. Mentre da Bruxelles, fonti vicine alla Commissione fanno sapere che non esiste vera preoccupazione per l’Italia, sempre che si riesca a superare l’impasse.

La lungimiranza delle parole del presidente Mattarella e il significato – quasi profetico a questo punto – dato alla parola “costruttori”, si afferma adesso con forza e determinazione. Occorre un saldo progetto politico, una maggioranza autorevole che sia in grado di traghettare il Paese fuori dalla crisi sanitaria e ricucire gli strappi provocati da una pesante crisi economica conseguente, devastante allo stesso modo della pandemia da Covid.

All’Italia non servono dei protagonisti alla ribalta ma dei servitori dello Stato al servizio del Paese, in grado di gestire la situazione sanitaria e le difficoltà negli ospedali, le vaccinazioni, la carenza e l’assenza di lavoro, il precariato, il sistema scolastico, il progetto di digitalizzazione, le infrastrutture, il rispetto dell’ambiente, il Recovery Fund. In sostanza occorrerebbe essere disposti ad abbattere le barriere che separano il Paese legale dal Paese reale per fare il bene della Nazione, dimostrandosi dei veri “costruttori” del bene comune.

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