Intelligenza Artificiale tra sfide e realtà

Ogni giorno constatiamo che l’Intelligenza artificiale è sempre più presente nella nostra vita di ogni giorno. Numerosi sono i vantaggi che ci offre semplificando molti aspetti della quotidianità, ma altrettanti sono i rischi. Vantaggi e rischi sia per la sicurezza, le imprese, l’occupazione e la democrazia.

E’ da tempo che la Commissione Europea si occupa di questi temi. E recenti sono le sue “Linee Guida etiche per un’intelligenza artificiale antropocentrica e affidabile” a testimonianza che solo un’I.A. che metta al centro l’uomo e valorizzi valori e componenti etici possa essere veramente vantaggiosa e debba essere perseguita e promossa.

Per approfittare di tutti i vantaggi offerti dagli strumenti di Intelligenza artificiale e dalle nuove tecnologie occorrerebbe fare in modo che si stabilisca una sinergia virtuosa, un’alleanza tra tecnica, ricerca e umanesimo affinché tutto questo sia messo a servizio dell’uomo  e non si cada in quella che può essere definita “isteria della tecnica” o “sudditanza alla scienza”. Umanesimo e sviluppo degli strumenti della tecnologia, della ricerca applicata che l’evolversi della Modernità ha separato, costringendoli su percorsi paralleli e distanti.

A questo proposito merita di essere riportato il recentissimo appello “Rome Call for AI Ethics” su un uso etico dell’intelligenza artificiale promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita, dall’Università di Roma La Sapienza, dal Governo italiano, da realtà del mondo produttivo-tecnologico-informatico (come Ibm e Microsoft) affinché il progresso tecnologico, così come si auspica Papa Francesco, sia congiunto a una maggiore giustizia sociale. Sia una “chiamata alla responsabilità”, un impegno alla promozione di un uso dell’Intelligenza artificiale basato sui principi della trasparenza, dell’inclusione, della responsabilità, imparzialità e affidabilità, sicurezza, privacy.

Infatti tra i rischi che accompagnano il cammino della diffusione dell’Intelligenza Artificiale c’è quello che nel diffondersi delle innovazioni tecnologiche siano lasciati indietro e ne paghino le conseguenze ancora una volta i più fragili e i più deboli, coloro che hanno meno strumenti, che si trovano ai margini della Società: i più poveri. I progressi della tecnologia, la crescita e lo sviluppo sociale ed economico, il diffondersi delle innovazioni tecnologiche, tra le quali l’I.A. è inclusa occorre che procedano di pari passo.

Come ci ricorda Robert Merton, sociologo statunitense famosissimo forse a noi più familiare per le espressioni da lui coniate: “profezia che si autoavvera” entrate nel linguaggio comune o per l’uso scientifico del termine “serendipity” e altri ancora, “…una rivoluzione scientifica è socialmente sostenibile quando è recepita e porta beneficio a tutta la Società, anche a chi è più arretrato tecnologicamente e non solo a gruppi ristretti”.

Nel nostro Paese, così come in Europa o nello scenario internazionale in questo momento storico, purtroppo o per fortuna, la prosperità e la crescita economica, lo sviluppo delle Società è strettamente collegato a come si utilizzano i dati e le tecnologie della connessione. Sempre più stiamo prendendo coscienza e dobbiamo prenderne che la IA può fare la differenza sia in positivo che in negativo. Sono queste le ragioni che hanno spinto il Parlamento Europeo ad istituire una Commissione per esaminare l’impatto della tecnologia.

Parlavamo dei rischi: violazione della privacy, “pregiudizi degli algoritmi”, pericoli causati dalle tecnologie di riconoscimento facciale, “cessione di tutta o di parte della libertà di scelta” sono quelli più rilevanti. Soprattutto sono le interazioni tra gli strumenti di IA e i diritti di libertà degli individui quella che destano maggiori preoccupazioni.

L’intelligenza artificiale e le tecnologie correlate spesso sono utilizzati per prendere decisioni o fare previsioni in “settori ad alto rischio” o di grande sensibilità come la giustizia penale, le forze dell’ordine, le assunzioni o l’istruzione che potenzialmente hanno la facoltà di influenzare i diritti e le libertà in modo profondo. Così come l’automazione e i sistemi di IA stanno modificando l’ossatura sociologica del mondo del lavoro e della produzione: la natura stessa dell’occupazione e il mondo del lavoro in un numero sempre maggiore di settori. E’ vero che ne traiamo vantaggio in termini di alleggerimento per i lavoratori di mansioni pericolose che possono essere delegate alle macchine o alienanti, ma è altrettanto vero che a fronte dei vantaggi ingenti sono anche i costi che siamo chiamati a pagare in termini di riduzione delle possibilità di lavoro, di perdita di abilità e competenze di particolari lavori soprattutto di alcune tipologie artigianali.

C’è ancora da considerare che i “sistemi apprendono in base ai dati forniti” e questo significa che sono tutt’altro che neutri e imparziali. Anzi. Riflettono le condizioni sociali, storiche e politiche in cui sono stati forniti e immagazzinati. Questo produce dati, prodotti, decisioni, parziali e imprecisi oltre che ingiusti e iniqui.

Ancora: man mano che i sistemi di intelligenza artificiale vengono introdotti nelle nostre “infrastrutture” principali e più sensibili, che maggiormente avrebbero bisogno di un’integrazione dell’IA sicura e responsabile – dagli ospedali, ai servizi del terzo settore, alle infrastrutture più strettamente collegate all’erogazione di servizi come i trasporti o la rete elettrica- aumentano le possibilità di errori e punti ciechi. Mentre potrebbe essere proprio in questi settori riceverne i maggiori vantaggi a cominciare proprio dalla Sanità, maggiore sicurezza nei sistemi dei trasporti, facilitare l’accesso all’informazione, all’istruzione e alla formazione. Del resto come l’esperienza del Covid che stiamo vivendo cista dimostrando la tecnologia, il digitale, gli strumenti di IA, la digitalizzazione applicata al sistema di istruzione è divenuta rapidamente una necessità che in gran parte ci ha trovati impreparati. Impreparati in quanto a infrastrutture digitali su cui appoggiarci, funzionanti ed efficienti in tutte le parti del nostre Paese, impreparati in quanto a capacità e competenze tecniche nell’utilizzo degli strumenti digitali e tecnologici.

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