Fuori tutti, la voce alle famiglie

Nomisma ha presentato il rapporto Fuori tutti – la voce alle famiglie. Vivere, abitare, investire: l’oltre del coronavirus, a cura di Luca Dondi Dall’Orologio (Amministratore Delegato Nomisma) e con la partecipazione di Giulio Pascazio (Amministratore Delegato UniCredit SubitoCasa), Marco Marcatili (Responsabile Sviluppo Nomisma), Silvia Rovere (Presidente Assoimmobiliare), Massimiliano Colombi (Sociologo Università di Macerata). Sessione Talking “La casa non è una tana, riabitare le città” con Fabrizio Barca (Economista Forum Diseguaglienze Diversità), Matteo Lepore (Assessore Cultura e Turismo Città di Bologna). Sessione Talking “Le attese delle famiglie e delle imprese” con Gian Luca Galletti (Presidente Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti), Elena Bonetti (Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia).

Cosa aspettarsi dall’atteggiamento delle famiglie in era covid19? Il clima di incertezza e le aspettative negative influiscono pesantemente nelle previsioni macro-economiche, ancora più dei dati reali. Hai dati già noti su aumento dei tassi di interesse, calo dei rendimenti btp, minori investimenti privati, si aggiunge che le nubi che si addensano sulle famiglie, con una disoccupazione crescente e un futuro per nulla delineato e caratterizzato da incertezze e lockdown, fa sì che gli italiani aumentino la quota destinata al risparmio quanto più possibile. Questo toglie ossigeno al consumo e agli investimenti, e i risparmi maggiori vanno ad accrescere la parte improduttiva dei depositi, fermandosi nei conti correnti anche se questi hanno un rendimento nullo. La fotografia riporta un paese spaccato a metà, e si sovrappone a studi simili che ricordano come in Italia ci sia un 40% di cittadini che godono di rendite “sicure”, pensionati o statali a vario titolo. Per la precisione quelli che non prevedono sicuramente di avere problemi economici sono il 4.1 milioni per il 16,4% delle famiglie; quelle che pensano che probabilmente non ne avranno 5,6mln (21,9%); quelle che probabilmente avranno problemi economici 8,1mln (31,8%); per finire abbiamo le famiglie che sicuramente andranno in sofferenza e sono 7,7mln (29,8%).

Dal punto di vista della richiesta immobiliare questo comporta che l’idea di acquisto delle famiglie, ripulita da quelle che hanno la volontà, ma non le possibilità, porta a una forte contrazione della richiesta di immobili, peraltro destinata alla sostituzione e non all’investimento. La maggior parte delle famiglie interessate all’acquisto di un immobile prevede di usufruire di un mutuo fondiario, in un ambiente propizio, dove i tassi sono bassi e le banche solide dopo avere ripulito i propri conti e selezionato i destinatari dei prestiti con maggiore attenzione. Ma proprio la fragilità economica delle famiglie sarà un freno e come sempre in questi cicli emergenziali, l’erogazione del credito scende quando l’economia si contrae e sale in fase espansiva. La rigidità nell’adeguamento dei prezzi del mercato immobiliare non aiuterà. Il medesimo discorso vale per il settore degli affitti, ma se l’alternativa all’acquisto è proprio l’affitto, per chi è già in locazione servirà un paracadute. E molti locatari paiono poco intenzionati a rimettere sul mercato degli affitti i propri immobili resisi disponibili.

E’ interessante notare come ci sia una forte propensione rispetto la ristrutturazione del patrimonio immobiliare, ma fondamentale sulla riuscita e la reale portata dell’intenzione, sarà importante la facilità e portabilità degli strumenti messi a disposizione. Dai dati emerge anche come l’emergenza covid abbia aggiunto all’interesse primario per il risparmio energetico, quello per la presenza di giardini e ampi balconi negli immobili che sono nei desideri degli acquirenti. Un altro punto interrogativo è l’andamento del mercato corporate che nel 2019 è stato in carico per il 75% agli investitori stranieri, resta da vedere l’atteggiamento che questi avranno nella realtà italiana attuale. La crisi del mercato immobiliare e della richiesta da parte di famiglie e imprese si riflette anche sui corsi di borsa, questi hanno visto un crollo medio del 64,5% sulla capitalizzazione delle società interessate, probabilmente più di quello che sarebbe il reale e riflettono il clima generale di incertezza verso il futuro.

La ricerca effettuata riporta come siano quattro i vettori che le famiglie rimandano a tempi migliori: acquisto della casa, acquisto dell’automobile, apertura di un’attività, fare dei figli. D’altronde lo scenario vede il nostro paese, riprendendo la realtà rispetto pensionati e statali, andare verso una realtà che vede meno della metà della popolazione attiva contribuire alla produzione del pil. L’economista Fabrizio Barca ha sottolineato come molte famiglie probabilmente si illudano sul futuro, o sottovalutino l’impatto della crisi. Ma ha messo l’accento anche sulla necessità della comunità italiana di avere la possibilità di interagire, di parlare con i propri vicini, ricordando come il social housing in Italia si fermi a un misero 4%. Un poco tutti gli oratori, dall’assessore alla cultura di Bologna Matteo Lepore che ha richiamato la presenza di aree dismesse da recuperare nelle città, al presidente dell’Unione Cristiana Imprenditore Dirigenti Gian Luca Galletti, è il danno sociale che investirà le famiglie alla fine della crisi il pericolo maggiore. La crisi non sarà solo economica, ma anche, e forse soprattutto, sociale. La divisione che si acuirà tra le varie classi, la maggiore stratificazione sociale come l’improvvisa impossibilità di mandare i propri figli all’università e quindi dotarli di un superiore bagaglio per il futuro, sono tanti i fattori influiranno sullo stato della società italiana.

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