Tranquille donne di campagna (Film, 1980)

Tranquille donne di campagna di Claudio De Molinis è un dramma psicologico ambientato nella campagna padana ai tempi del fascismo con qualche ambizione d’autore e solo per questo merita di essere riscoperto. Cielo, emittente in chiaro del gruppo Sky ci ha permesso di rivederlo, in edizione abbastanza integrale. Il vero nome del regista è Claudio Giorgiutti (1944), che in carriera ha usato due pseudonimi: Giorgi e De Molinis, autore di un pugno di pellicole interessanti, tutte caratterizzate da un’introspezione psicologica dei personaggi e da una marcata componente erotica.

La storia racconta le vicissitudini campestri di Guido (Leroy), capo famiglia fascista, amorale e risoluto, che frequenta prostitute, tratta la moglie (Podestà) da serva e tiene la ricca cognata (Scarpitta) come amante da spolpare per le sue necessità economiche. Il rapporto con il figlio Alberto (Borromeo) è pessimo, violento, privo d’amore, da vero padre-padrone che vorrebbe un ragazzo di ben altra tempra. Quando giunge al casolare Gloria (Dionisio), la nipote della cognata, il bestiale Guido finisce per violentarla, a suo dire per punirla di una mancanza di rispetto. Finale truce, con immancabile vendetta delle donne e del figlio, consumata nella stalla del casolare.

La sceneggiatura è dettata da ritmi lenti, come caratteristica del genere, ma si susseguono colpi di scena e situazioni impensate. Il montaggio di Lucidi è funzionale alla storia, la fotografia di Loffredo varia colorazione durante gli intensi flashback nei quali il figlio sogna di uccidere il padre e di amare la madre. De Molinis sviscera il complesso di Edipo, cita il mito greco in una battuta pronunciata da Scarpitta (ottima in un ruolo da attrice decaduta), descrivendo con cura il personaggio di un figlio problematico. Tutti gli altri protagonisti sono monodimensionali, sia Leroy (padre troppo perverso) che Podestà (madre troppo remissiva). Silvia Dionisio non sta molto sulla scena, interpreta una parte erotica piuttosto calda insieme al giovane Borromeo ed è spontanea durante la non facile sequenza della violenza carnale. Sono i suoi ultimi film, prima di lasciare le scene nel 1984, ma ci regala una partecipazione abbastanza interessante. La pellicola si ricorda anche per il debutto di Serena Grandi, nei panni della disinibita cameriera Aida.

Musica d’epoca di Enrique-Topez che cita canzonette alla moda di Rabagliati (Ma le gambe…) e inni fascisti (Tripoli), conferendo alla pellicola la giusta ambientazione sonora, già perfetta nella certosina ricostruzione di ambienti, auto e abbigliamento. Un film da rivedere, sia per il valore storico che per la tensione erotica, senza dimenticare i risvolti da psico-thriller, tipici di quella commistione di generi che tanto affascinava De Molinis.

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Regia: Claudio De Molinis. Durata: 91’. Genere: Erotico, Storico, Drammatico. Soggetto e Sceneggiatura: Giancarlo Corsoni, Nicola Fiore, Mario Sigmund. Fotografia: Emilio Loffredo. Montaggio: Alessandro Lucidi. Musiche: Enrique-Topez. Costumi: Chiara Ghigi. Scenografia: Giovanni Sbaraccani, Paolo Busiri Vici. Trucco: Gloria Fava. Casa di Produzione: Black Horse International. Distribuzione Italia. Cinedaf. Interpreti: Philippe Leroy (Guido, doppiato da Pino Locchi), Rossana Podestà (Anna), Carmen Scarpitta (Floriana), Christian Borromeo (Alberto), Silvia Dionisio (Gloria, doppiata da Vittoria Febbi), Germana Savo (Elisa), Serena Grandi (Aida), Silvano Tranquilli (prefetto), Mario Maranzana (medico), Daniel Gohl (Antonio), Elisa Mainardi (Nena), Antonio Serrano.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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