Cronache dai Palazzi

Appello all’unità da parte del governo  sia di fronte all’“apocalisse” di Venezia sia per quanto riguarda il destino dell’Ilva e dell’intera siderurgia italiana. “Non possiamo perdere la faccia, c’è in gioco la dignità e l’identità del Paese” è stato il monito del premier Conte. “Non permetteremo che spengano i forni, andremo in tribunale e sarà battaglia durissima”, ha affermato Conte ipotizzando il peggio.

La manovra nel frattempo approda in Parlamento è occorre trovare un accordo sui punti più delicati e controversi, cercando di gestire il circuito di emendamenti. Per il premier Conte il testo non può comunque essere stravolto nei contenuti essenziali. Il presidente del Consiglio ha inoltre ribadito l’abolizione del superticket, il taglio del cuneo fiscale, il fondo per famiglie e disabili e lo “sforzo incredibile” adottato dal governo per recuperare i 23 miliardi necessari per evitare l’aumento dell’Iva.

Sono comunque diversi i temi sui quali si dibatte all’interno della maggioranza. Sul fronte della giustizia l’intesa sulla prescrizione sembra non accontentare tutti; il vertice con Conte non è bastato a trovare un’intesa, Italia viva chiede il rinvio. Il ministro pentastellato Antonio Bonafede non condivide la proposta dei renziani, mentre tra i dem si vocifera che “le posizioni sono ancora distanti”, e viene strutturato un documento in cui sono elencate le proposte del Pd di modifica al disegno di legge di riforma penale e ordinamentale, consegnato al ministro Bonafede. L’obiettivo è cercare un compromesso che possa tenere insieme nuova prescrizione e tempi certi per la celebrazione dei processi penali.

Il decreto fiscale viene soffocato da mille emendamenti e i mercati finanziari versano in uno stato di agitazione. Le banche hanno di nuovo gli occhi puntati addosso. Lo spread nel frattempo è risalito fino a 178 punti, riavvicinandosi al record registrato dall’avvio del Conte bis, nonostante l’agenzia di rating Moody’s preveda un rafforzamento della ripresa nel 2020 grazie ad un “clima politico più stabile”.

Per quanto riguarda la riforma del sistema pensionistico Quota 100 “non è stata sicuramente una misura ottimale” ma “andrà ad esaurimento”. Lo ha confermato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, sottolineando inoltre il “costo consistente” del provvedimento ed anche che “le risorse andavano spese in un modo diverso”. Nonostante tutto “abbiamo deciso di lasciare così come è per non creare un clima di ansia e incertezza, e quindi l’abbiamo lasciata lì anziché eliminarla”, ha spiegato il ministro Gualtieri intervenendo su Radio 1 Rai. In pratica Quota 100 non dovrebbe essere rilanciata e potrebbe diventare quota 41 (o quota 103) con la richiesta di 41 anni di contributi, mentre attualmente gli anni di contributi richiesti sono 38 e l’età minima per abbandonare il mondo del lavoro è 62 anni.

“Nella legge di Bilancio per quanto ci riguarda non ci sono ambiti intoccabili. Ad esempio Quota 100 risponde a gruppi ristretti di persone e mette in discussione i diritti di tante altre persone, quelli che hanno fatto lavori usuranti e precari”, ha dichiarato la ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova ai microfoni di Radio Capital, auspicando una rilettura più equilibrata della manovra proprio a favore dei cosiddetti lavori usuranti.

Quota 100 ha permesso di andare in pensione  in maniera anticipata a quasi 95mila lavoratori nel mondo privato. Lo rileva uno studio del Sole 24 Ore che contestualizza gli ultimi dati Inps. “Ben più di tutti coloro che, con requisiti assai più rigidi nonostante le condizioni socio-economiche di svantaggio, sono riusciti a ottenere un anticipo con l’Ape sociale o con Opzione donna, due canali di flessibilità in uscita attivati o rilanciati dopo la riforma Fornero”. Il Rendiconto sociale Inps 2018 considera i lavoratori che hanno beneficiato di Quota 100 al secondo posto assoluto dietro solo agli esodati.

Per il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta – intervenuto al convegno ‘Itinerari Previdenziali’ sulla spesa previdenziale del Cnel – Quota 100 “va a morire da sola” tra due anni e per il 2020 “è sicuramente escluso alcun intervento come quello di toccare le finestre”, ossia il periodo di attesa tra la maturazione dei requisiti e la decorrenza delle pensioni. Quando Quota 100 “muore ci lascia un bel po’ di problemi”, ha puntualizzato il sottosegretario Baretta, “uno scalone e soprattutto un buco di governo del sistema previdenziale perché è abbastanza impensabile tornare alla Fornero così come era. Un buco – ha ammonito Baretta – in cui cadranno un sacco di persone, altro che esodati”. Esisterebbe quindi una decisione “già condivisa con sindacati e parti sociali di aprire a gennaio un tavolo che affronti esplicitamente il tema”. In pratica un tavolo “per studiare nuove forme di flessibilità”.

Un altro tavolo si occuperà invece di mettere a punto la riforma fiscale e “sicuramente si discuterà di Iva perché quest’anno abbiamo evitato l’aumento ma le clausole per il 2021 sono ancora 18 mld, quindi è difficile pensare che non si debba affrontare il tema”, ha affermato Baretta. A proposito dell’uscita da Quota 100 l’obiettivo del tavolo è “il massimo possibile della flessibilità in uscita”. In Parlamento si discuterà inoltre la delega sull’assegno unico per la famiglia e i figli e “dal 2021” tutte le voci verranno unificate in “un unico fondo”, ha specificato il sottosegretario all’Economia aggiungendo che, con molta probabilità, ci sarà “un’altra delega sulla disabilità e la non autosufficienza”. Turbolenze politiche permettendo il 2020 dovrebbe essere un anno molto impegnativo sul lato fiscale, previdenziale e del welfare, rivelandosi magari “un anno di svolta”.

Luigi Di Maio conferma, per ora, che Quota 100 non cadrà. “I cittadini ci chiedevano di non toccare Quota 100, che ha permesso a migliaia di persone di andare finalmente in pensione e di cominciare una nuova vita. E siamo riusciti a confermarla”, ha dichiarato Di Maio.

Italia viva ha annunciato che presenterà emendamenti alla manovra “contro Quota 100”, mentre i Cinquestelle con la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo sbarra la strada ad ogni forma di cambiamento. Catalfo ha inoltre proposto che i risparmi su Quota 100 (più di un miliardo solo quest’anno) siano sfruttati per potenziare l’indicizzazione delle pensioni.

Su Quota 100 (e non solo) si annuncia comunque battaglia in Parlamento soprattutto a proposito di sostenibilità del sistema previdenziale. Dall’ultimo rapporto di Itinerari previdenziali emerge che le stime elaborate dalla Ragioneria di Stato sull’evoluzione della spesa pensionistica in rapporto al Pil sono “ottimistiche”, ma le prossime previsioni dovranno tener conto degli andamenti non soddisfacenti della produttività, della natalità e del saldo migratorio. Gli esperti auspicano quindi un intervento per evitare che nel giro di un ventennio la spesa schizzi ben oltre il picco del 16,2% del Pil previsto dalla Rgs, avvicinandosi alle stime dell’Ue (18,3%) o del Fmi (20,5%).

“Lavoreremo per migliorare le norme sulla plastica usa e getta e le auto aziendali” ha inoltre assicurato il ministro Gualtieri. “Serve spirito di squadra anche nelle aule parlamentari. Ci sarà un dialogo costante ma la manovra non può essere stravolta”, ha invece affermato il presidente del Consiglio. Il richiamo alla coesione del premier Conte verrà testato a partire da lunedì quando si inizieranno ad esaminare i vari emendamenti alla legge di Bilancio che dovrebbe approdare a Montecitorio il prossimo 3 dicembre.

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