Slovacchia, Caputova prima donna Presidente

Zuzana Čaputová è nata a Bratislava il 21 giugno 1973, 45 anni, avvocato e paladina delle lotte ambientaliste (soprannominata la “Erin Brockovich slovacca”, nel 2016 ha ricevuto il Goldman Environmental Prize, il “Nobel” per l’ambiente), è una giurista che fa parte dell’Environmental Law Alliance Worldwide, il soprannome le è stato dato in quanto è riuscita a far bloccare la costruzione di una gigantesca discarica pubblica. Il tutto data il 2013, quando la Corte suprema dette ragione agli abitanti di Pezinok rappresentati dal suo studio legale, dichiarando nullo il permesso concesso, decisione poi confermata dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea. A seguito di questa sentenza sono state chieste nuove e più stringenti regole di consultazione della popolazione in caso di progetti urbani che possano nuocere all’ambiente. La neo-presidente è divorziata con due figlie adolescenti, dichiaratamente a favore di nozze e adozioni gay, europeista convinta ma priva di qualunque esperienza politica.

A seguito della sua vittoria, la signora Čaputová il prossimo 15 giugno si insedierà a palazzo Grassalkovich sostituendo Andrej Kiska, e diventando il quinto capo di stato in Slovacchia dall’istituzione della Repubblica nel 1993 e la prima donna ad assumere questo ruolo. Se è vero che, come anche in Italia, si tratta più di un incarico di garanzia che esecutivo, è il segno di una inversione di tendenza contro l’avanzare dei sovranismi e del populismo, a seguito di un risultato impensabile fino a pochi mesi fa. Progressive Slovakia è stato fondato solo nel 2017 e non ha deputati eletti al momento, e solo il 29 marzo 2018 era stata presentata la candidatura alla Presidenza, con un programma basato sulla lotta alla corruzione, avvalendosi di uno stile molto diverso da quello aggressivo tipico della politica slovacca, ma che ricorda tanto anche il panorama italiano.

La signora Zuzana è arrivata vincente al primo turno con oltre il 40% dei voti a fianco del 18,66% del secondo classificato Maros Sefcovic; Marian Kotleba, esponente dell’estrema destra, era rimasto escluso. Al ballottaggio del 30 marzo ha vinto con il 58% dei voti contro il 42% di Sefcovic, indipendente (e vicepresidente della Commissione europea) che aveva raccolto il sostegno del partito di governo SMER-SD. Bassissima l’affluenza alle urne, poco sopra il 40% a segnalare il disincanto degli slovacchi verso la politica.

La Čaputová ha ottenuto il 58,4% delle preferenze sul diplomatico Maros Sefcovic, commissario europeo all’Energia, al 41,6% nel ballottaggio per la presidenza slovacca. Curiosamente la sinistra del partito di maggioranza SMER è socialista e sovranista, similmente ai socialisti romeni del famigerato Liviu Dragnea. Progresivné Slovensko, il partito vincitore delle elezioni, è al contrario fortemente europeista ed inclusivo, aperto al progresso ed al sociale, chiare le idee della neo-presidente: “E’ facile come fanno populisti ed euroscettici dire no all’Europa e basta, occorre invece che i democratici europei di ogni colore offrano risposte nuove, idee e nuovi contratti sociali di fiducia con i cittadini, per riparare e rilanciare l´Europa progetto comune. Sono felice del risultato perché si vede che nella politica si può entrare con opinioni proprie e la fiducia si può conquistare anche senza linguaggio aggressivo e colpi bassi. Abbiamo visto – prosegue – che l’onestà nella politica può essere la nostra forza. Cerchiamo quello che ci unisce, mettiamo la cooperazione al di sopra degli interessi personali, che è possibile non cedere al populismo e guadagnarsi la fiducia della gente senza ricorrere a un lessico aggressivo e ad attacchi personali”.

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