Il mio nome è Nessuno (Film, 1973)

Rivedere periodicamente Il mio nome e nessuno è una di quelle cose che fa bene al cuore. Ti riporta a un tempo ormai perduto del cinema italiano, capace di coniugare poesia e genere, sapienza tecnica e inventiva, fantasia e umorismo. Sergio Leone si fa venire l’idea, riempie la storia di citazioni a Sam Peckinpah e Il mucchio selvaggio (oltre a una lapide con il suo nome), chiama Ernesto Gastaldi a scrivere un piccolo capolavoro di sceneggiatura arricchita da indimenticabili dialoghi, prende come regista il bravo Tonino Valerii.

Va da sé che per anni nessuno crede alla storia di Valerii regista, tutti pensano che buona parte del film sia opera di Leone, sia per i tempi cadenzati che per il tono crepuscolare da C’era una volta il west. Pare, invece, (lo conferma Gastaldi), che le sole scene girate da Leone siano il tiro ai bicchieri e la sequenza al vespasiano, interpretate da Terence Hill. Ennio Moricone e la sua inconfondibile (stupenda!) colonna sonora rappresentano un altro elemento di collegamento con i film western di Leone, anche se la pellicola si differenzia per il tono scanzonato, per molte sequenze alla Barboni, stile Trinità, tutte cazzotti e comicità.

Grande idea unire due attori così diversi: una vecchia gloria come Henry Fonda (doppiato dal grande Nando Gazzolo) nei panni del pistolero Jack Beauregard, prossimo alla pensione, e il giovane Terence Hill, un Nessuno che diventerà qualcuno, con il suo stile ben definito. Se si vuole, si ravvisa una metafora neppure troppo nascosta tra il vecchio modo di fare western e il nuovo cinema italiano che predilige un tono leggero e comico. Straordinario l’incipit che pare proprio girato da Leone – anche se Gastaldi giura di no – con Henry Fonda che si lascia sbarbare da un criminale minacciandolo con la pistola per concludere con un duello chiarificatore. Non è da meno Terence Hill (Girotti) – doppiato da Pino Locchi – impegnato in molte sequenze comico-acrobatiche che denotano abilità e istinto, tempi comici e naturalezza espressiva.

Pellicola girata negli Stati Uniti, scenografie straordinarie, fotografia di Nannuzzi e Ruzzolini ai massimi livelli, montaggio di Baragli proprio come lo vuole Leone, regia attenta, certosina, senza sbavature. Tutti bravi, geniale Ernesto Gastaldi, sceneggiatore originale di un film immortale, esempio di western leggero ma rispettoso della tradizione. Grandissimi doppiatori: Pino Locchi, Nando Gazzolo, Sergio Graziani, Sergio Fiorentini, Carlo Romano, Ferruccio Amendola. Una pellicola da studiare, da rivedere all’infinito, per capire come si fa il cinema.

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Regia: Tonino Valerii. Soggetto: Ernesto Gastaldi, Fulvio Morsella (da un’idea di Sergio Leone). Sceneggiatura: Ernesto Gastaldi. Produttore: Fulviuo Morsella. Fotografia: Armando Nannuzzi, Giuseppe Ruzzolini. Montaggio: Nino Baragli. Musiche: Ennio Morricone. Scenografia: Gianni Polidori. Costumi: Vera Marzot. Interpreti: Henry Fonda, Terence Hill, Jean Martin, Piero Lulli, Mario Brega, Benito Stefanelli, Mark Mazza, Alexander Allerson, Reemus Peets, Antoine Saint-John, Franco Angrisano, Tommy Polgar, Ullrich Muller, Angelo Novi, Carla Mancini, Antonio Palombi, Humbert Mittendorf, Emil Feist, Antonio Luigi Guerra.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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