Liberia, è legge il diritto di proprietà fondiaria

George Weah ha appena promulgato una legge di fondamentale importanza perché darà finalmente alla popolazione alcuni diritti fondamentali per accedere alla proprietà privata.

Non tutti sanno che il 50% della superficie totale della Liberia è posseduta da gruppi privati. In effetti, fondata dagli schiavi americani liberati nella prima metà del XIX secolo, la Liberia ha volutamente mantenuto un alone di oscurità sui requisiti riguardanti la proprietà fondiaria. Davanti a questo vuoto legislativo, il Governo liberiano ha sempre pensato che tutte le terre senza attribuzione specifica fossero terre pubbliche. Lo Stato ha quindi elargito concessioni di massa, spesso con accordi pluridecennali e a secondo delle necessità di denaro in quel momento specifico, a delle società private che si occupano di industria forestale, mineraria e agricola, senza alcuna concertazione con la popolazione di un Paese la cui sussistenza è basata sull’agricoltura.

Questo fenomeno si è accentuato dopo gli anni di guerra civile. George Weah aveva promesso durante la sua campagna che avrebbe affrontato il problema con tutte le sue forze appena arrivato al potere. Dopo cinque anni di aspri scontri in Parlamento il capo di Stato ha finalmente promulgato lo scorso 19 Settembre una legge che rimarrà nella Storia: le popolazioni locali ora sono autorizzate a reclamare la proprietà delle loro terre e a disporne come meglio credono. L’ex Presidente, Ellen Johnson Sirleaf, aveva tentato in vano di fare adottare lo stesso testo durante i dodici anni passati al potere. Bisogna anche dire che nel frattempo, la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli autoctoni e la Dichiarazione di New York sulle foreste, con i suoi diritti sono state incluse negli obiettivi concernenti lo sviluppo sostenibile  e l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Questo traguardo è quindi anche frutto  dell’impegno della comunità internazionale che riconosce così il fatto che non può rispettare i suoi impegni in campo ambientale, della persona e dello sviluppo economico senza rispettare i diritti fondiari. La strada per raggiungere l’importante traguardo era quindi per Weah parzialmente spianata.

La questione della proprietà della terra perseguita questo Paese di 4,6 milioni di abitanti dal 1926, anno in cui venne siglato il primo accordo di concessione con la società americana Firestone specializzata, all’epoca, in agroalimentare e caucciù. Lo Stato aveva loro ceduto 415000 ettari per una locazione di 99 anni. I Governi successivi hanno fatto lo stesso, spodestando sempre più delle loro terre le popolazioni locali a vantaggio di investitori stranieri o dell’elite americano-liberiana. La guerra civile che si è scatenata dalla ribellione contro Samuel Doe, il primo Presidente proveniente dalla popolazione locale privata del diritto di voto fino al 1951, ha causato la morte di 250000 persone tra il 1989 e il 2003, ha ampiamente preso nutrimento dai conflitti sulla terra e sulle risorse naturali. Ma questa elite non era la sola a profittare del sistema. Alla fine di questa guerra, il Governo precedente ha accelerato il movimento. Il malumore è stato amplificato soprattutto dalle concessioni erogate a stranieri per l’olio di palma. Un rapporto pubblicato nel 2013, da Rights and Resources Initiavie stima che più del 50% delle terre della Liberia sono state date in mano a concessionari solo negli ultimi 5 anni.

Durante il mandato della Presidente Sirleaf, diverse concessioni decennali  sono state erogate, o rinnovate, con procedimenti spesso molto fumosi nei confronti delle popolazioni. Gli abitanti spesso ignorano i termini delle concessioni concluse tra il loro Governo e le imprese. Con la nuova legge, le comunità locali potranno ora far valere i loro diritti presentando come prove testimonianze orali, carte o ancora contratti firmati tra comunità confinanti. Un catasto nazionale di queste terre “comunitarie” verrà costruito nel corso dei prossimi anni, stando al testo firmato da George Weah, al potere in Liberia dello scorso Gennaio. Il testo da anche maggiore potere alle comunità locali per definire le regole nell’utilizzo delle terre per scopi agricoli o di preservazione della natura. “Le questioni riguardanti la terra e il lavoro non possono essere separate. Se avete la terra, ma non la forza lavoro, avete in mano solo un problema”, ha dichiarato il Presidente liberiano, ex leggenda del calcio, durante la cerimonia organizzata a Monrovia per la firma del testo. Con la nuova legge, solo il 10% delle terre di una comunità potranno essere dichiarate demanio pubblico e quindi essere potenzialmente concesse a delle società private. La legge autorizza per la prima volta cittadini stranieri, così come organizzazioni caritative o ONG, ad acquistare parcelle di terreno, a condizione che queste vengano utilizzate con lo scopo dichiarato durante l’acquisto. In caso contrario, verranno restituite all’ex proprietari.

Per i membri della società civile questo momento “storico” è salutato con grande eccitazione, anche se molti di loro sono coscienti del fatto che il difficile comincia ora. L’occasione è d’oro, ma va giocata bene.

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