Il caso Kavanaugh

Una delle attribuzioni chiave del Presidente degli Stati Uniti è designare i giudici della Corte Suprema, organo al quale è affidata nel sistema americano l’interpretazione (e alle volte anche la correzione) delle leggi. Ogni Presidente aspetta quindi il momento in cui, verificandosi una vacanza, egli può intervenire nella composizione della Corte, in modo conforme alle sue proprie convinzioni ideologiche. Così, Presidenti democratici hanno sempre scelto candidati progressisti e Presidenti repubblicani hanno indicato persone di pensiero conservatore. Trump, di questo pensiero conservatore rappresenta la punta estrema e grottesca. Mai un Presidente USA, neppure Reagan, è stato così vicino all’estrema destra intollerante, razzista, protezionista. Dovendo scegliere un giudice, ha indicato Brett Kavanaugh, che è del tutto affine ai suoi orientamenti ideologici.

Diciamo subito che non sono scelte inconseguenti; la Corte è chiamata ad affrontare una serie di temi caldi, in cui l’opinione è nettamente divisa su linee ideologiche: menzioniamo tra tutti il tema sempre più attuale e stringente del diritto a portare armi. In voto in un senso o in un altro, in una Corte limitata nel numero, può far pendere la bilancia da una parte o dall’altra.

Ma l’indicazione del Presidente, come per ogni altro alto funzionario pubblico, deve avere l’approvazione del Senato. E questo implica un processo non certo formale. I senatori sono attenti a difendere i loro privilegi e le loro funzioni, anche nei confronti di un presidente, per amico politicamente che sia. Ricordiamo casi in cui una candidata, che aveva carte del tutto in regola, dovette rinunciare perché si scoprì che teneva una cameriera straniera non dichiarata. A noi può sembrare un peccato veniale, ma per il moralismo formale degli americani, sono dettagli che contano.

Contro Kavanaugh sono state mosse – da una donna non più giovane, Christine Blasey Ford – accuse di stupro violento. Si tratta di fatti che sarebbero avvenuti più di trent’anni fa, ma non importa. Il clima attuale negli Stati Uniti è ostile a questo tipo di comportamento, la cui rivelazione sta distruggendo molte carriere importanti, specie nel mondo dello spettacolo. Se le accuse mosse al candidato trumpiano si dimostrassero credibili (e fossero avallate da altre denunce analoghe) a Trump non resterebbe che cambiare cavallo. Sarebbe una sconfitta, ma migliore di un braccio di ferro con il Senato, nel quale gli umori contro di lui, anche tra parecchi repubblicani, non sono proprio rosei.

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