Cronache dai Palazzi

Si fa strada la proposta italiana, ancora in fase di scrittura, per la revisione del regolamento di Dublino III: “Era stato pensato per i confini terrestri, si deve passare dal concetto di solidarietà a quello di responsabilità”, reclama Palazzo Chigi.

Nel vertice europeo informale di domenica 24 giugno – al quale parteciperanno Francia, Germania, Spagna, Italia, Grecia, Malta, Olanda e Belgio – che si svolgerà appena cinque giorni prima del Consiglio europeo (28-29 giugno) si dovranno prendere delle decisioni in materia di immigrazione e di migranti. Attualmente l’Unione europea risulta spaccata in tre parti: i Paesi di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) che insieme all’Austria hanno scelto la linea dura per tutti coloro che favoriscono la migrazione clandestina; i Paesi del Mediterraneo che risultano essere, di fatto, i Paesi di primo arrivo; infine i Paesi continentali, Francia e Germania soprattutto, che hanno sottoscritto i termini di ricollocamento dei migranti ma che, praticamente, nel corso del tempo hanno ridimensionato i loro volumi di accoglienza.

In questo contesto, a ridosso dell’incontro con il vicecancelliere austriaco Stracke e con il ministro dell’Interno Kickl, Matteo Salvini ha dichiarato: “La Spagna si era impegnata ad accogliere 3.265 richiedenti asilo e ne ha accolti 235, quindi può accogliere anche i prossimi 4 barconi. La Francia ne doveva prendere 9.816, ne ha accolti solo 640. Quando noi in Italia abbiamo avuto 640 mila migranti in quattro anni”.

Nella Giornata mondiale del rifugiato si è pronunciato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che per diversi giorni è rimasto nel silenzio di fronte alle prese di posizione giallo-verdi su rom e immigrati. “La tragedia dei rifugiati – ha affermato il capo dello Stato – uomini, donne e bambini costretti ad abbandonare le proprie case in cerca di un luogo dove poter vivere, è oggi sempre più drammaticamente attuale… E da tempo l’Italia contribuisce al dovere di solidarietà, assistenza e accoglienza”. Il presidente Mattarella ha inoltre sottolineato che “l’Unione europea non deve delegare solo ai Paesi di primo ingresso l’onere di affrontare le emergenze”. Nel frattempo il presidente della Repubblica ha ricevuto al Quirinale il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, accolto da Mattarella insieme al ministro degli Esteri Enzo Moavero. Con Tusk si è discusso per l’appunto dei cosiddetti “movimenti secondari”, verso altri Paesi dell’Unione, dei richiedenti asilo che arrivano sulle coste italiane.

Donald Tusk è stato ricevuto anche dal premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi che, dopo le bordate di Salvini e Di Maio sull’immigrazione, ha scelto di veicolare una sintesi più morbida pur ribadendo che una riunione del vertice informale in cui le carte siano state sistemate a priori non avrebbe senso e, ovviamente, non gioverebbe all’Italia. “Se andiamo a Bruxelles per avere un compitino già scritto da Francia e Germania, se pensano di mandarci altri migranti invece di aiutarci, allora non andiamo nemmeno. Risparmiamo i soldi del viaggio..”, ha dichiarato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, anche alla luce delle nuove posizioni sulla gestione dell’emergenza immigrazione che si stanno facendo strada in Europa.

L’Italia si oppone di fatto ad una riforma del regolamento di Dublino III, il sistema che disciplina l’assegnazione dei richiedenti asilo ai Paesi membri. Fra i Paesi che vogliono stravolgere il regolamento c’è invece la Francia che apprezzerebbe uno status quo, mentre altri Paesi come l’Austria,  il blocco di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) e la stessa Germania rifiutano la riforma, seppure ognuno per ragioni diverse.

Uno degli obiettivi del prossimo Consiglio europeo del 28-29 giugno potrebbe essere un eventuale accordo fra Ue, agenzie internazionali e Paesi del Maghreb, ad esempio Tunisia ed Egitto, che fino ad ora hanno rifiutato ogni forma di collaborazione.“Il nostro primo obiettivo è acquisire nuova credibilità, rompere con gli schemi del passato, tornare ad avere capacità di condizionamento”, reclama il Viminale di concerto con Palazzo Chigi in vista del Consiglio europeo.

Nella riunione del Coreper a Bruxelles l’Italia ha dato un primo segnale ponendo una riserva formale sui fondi per la Turchia e quelli per l’Africa. Il nostro rappresentante presso la Ue, Fabrizio Massari, ha di fatto delineato il percorso che l’Italia vorrebbe vedere attuato: “Dobbiamo dare ancora 3 miliardi alla Turchia, e intendiamo onorare i nostri impegni, noi per la nostra parte, ma vogliamo un impegno formale, una garanzia, sul fatto che i 500 milioni che mancano all’appello saranno effettivamente versati dagli Stati membri per Trust Fund per l’Africa”, un fondo istituito nel 2015 per favorire lo sviluppo e prevenire le migrazioni, che ha incamerato risorse per circa 3 miliardi di euro, delle quali però poco più di un decimo sono stati spesi per realizzare progetti a favore del Nord Africa.  Il governo di Roma vorrebbe che i fondi a disposizione sia realmente destinati al continente africano.

“Accogliere, accompagnare, sistemare, integrare”, sono questi i criteri enunciati da Papa Francesco di ritorno dalla Svizzera con il pensiero rivolto al dramma dei rifugiati e, nel contempo, all’operato dei governi: “Ogni Paese deve fare questo con la virtù del governo che è la prudenza, perché un Paese deve accogliere tanti rifugiati quanto può e quanto può integrare, educare, dare lavoro”. Tutto ciò mentre  altri in Europa accennano alla “lebbra populista” che rischia di incrinare di nuovo i rapporti tra Italia e Francia.

La strada di Salvini è: “Porte chiuse alle ong che stanno come avvoltoi in attesa dei barconi, navi italiane più vicine alle coste italiane, creazione di hotspot in nordafrica” e non solo. D’accordo con l’Austria sembra si stia lavorando ad “un progetto per creare nei Balcani dei centri dove avviare i richiedenti asilo che si sono visti respingere la domanda in Europa ma non vengono ripresi dai loro Paesi di origine”, come ha spiegato il ministro austriaco Herbert Kickl. In pratica l’“alleanza dei volenterosi” proposta dall’altro ministro austriaco Heinz Christian Strache potrebbe allargarsi ad Albania, Serbia e Montenegro per la creazione di hotspot sui loro territori, evitando di far entrare gli immigrati nel territorio Ue.

In definitiva l’Italia non sembra disposta a prendere in considerazione eventuali modifiche alle regole riguardanti i “moventi secondari” – in pratica i migranti che hanno registrato un primo ingresso in Italia, che poi sono approdati in altri Paesi dell’Unione, e che secondo le regole tuttora vigenti dovrebbero essere riaccolti dal nostro Paese –  prima di aver apportato le dovute modifiche alle regole riguardanti i “moventi primari”. Secondo le regole di Dublino III il primo Stato membro che memorizza le impronte e registra la richiesta di asilo è responsabile della stessa richiesta di asilo. I Paesi più esposti agli sbarchi nel Mediterraneo, in primo luogo Italia e Grecia, contestano il modello di Dublino III. L’Italia, nello specifico, è pronta a disdire il suddetto regolamento per i confini marittimi, continuando però ad applicarlo relativamente ai confini terrestri, e sottraendosi comunque dalle regole europee per i migranti salvati in mare.

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