Albania, domenica al voto

In questa tornata di elezioni che sta attraversando l’Europa, non manca l’Albania, stato che resta ai margini geografici e la cui importanza non è in primo piano, ma è indubbia la valenza politica del paese affacciato sull’Adriatico nel processo di allargamento della UE ad oriente. L’Albania è politicamente bloccata da tempo in un conflitto politico tra il Partito Socialista del primo ministro Edi Rama, e il Partito Democratico di Lulzim Xhelal Basha. Dopo una serie di fallimenti della diplomazia europea, lo sblocco si è avuto con la visita del vice assistente del Segretario di Stato statunitense Hoyt Brian Yee lo scorso 15 maggio a Tirana.

Stando alle dichiarazione pre-elettorali, le previste elezioni del 18 giugno prossimo sarebbero state boicottate dall’opposizione con il risultato di delegittimare l’esecutivo che sarebbe uscito dalle urne. In base agli accordi addivenuti, anche se inizialmente si era pensato di andare oltre il 18 luglio, le urne si apriranno con una settimana di ritardo, il 25 giugno prossimo. In seguito alla tregua raggiunta, si è deciso in gran fretta, già il 22 maggio, di porre in carica un governo di larghe intese con tanto di voto parlamentare e successivo giuramento. All’opposizione è stato assegnato il ruolo di vice primo ministro (Ledina Mandia), oltre a cinque dicasteri (Dritan Demiraj agli interni, Helda Vukaj alle finanze, Gazmend Bardhi alla giustizia, Mirela Karabino all’educazione e Xhulieta Kertusha al welfare).

In base alla legge elettorale albanese, in assenza di preventivi accordi di coalizione, che entrambi i due maggiori partiti hanno rifiutato di sottoscrivere, scatterà lo sbarramento del 3%, il che metterà a rischio la rappresentanza in Parlamento dei partiti minori come il Movimento Socialista per l’Integrazione o il partito Giustizia, Integrazione e Unità. L’Unione Europea nel frattempo ha ricordato gli obblighi di convergenza verso la normativa comunitaria necessari al processo di adesione dell’Albania alla UE, cosa che dovrebbe scongiurare derive verso una unione con il Kosovo e quindi il riaccendersi di possibili focolai di tensione nei Balcani. Il progetto di un’Unione Albania-Kosovo è fortemente cavalcato dai movimenti nazionalisti, ma come sempre rappresenta un modo per chiunque di accrescere i propri consensi.

Il Partito socialista (Ps) del premier Edi Rama rimane il principale candidato alla vittoria, in crescita di altri due punti secondo il sondaggio realizzato dalla società italiana LPR marketing per conto dell’emittente televisiva albanese “Ora News”. Alla domanda sulle intenzioni di voto il 45 per cento degli interpellati hanno risposto a favore del Ps. Anche il Partito democratico (Pd) di Lulzim Basha è dato in crescita di 1 punto, e resta la principale forza di con il 37 per cento dei consensi. Sale al 13 per cento il Movimento socialista per l’Integrazione (Lsi), forza politica del centrosinistra che negli ultimi quattro anni è stato il principale alleato di governo dei socialisti e si presenta come la terza forza politica del paese.

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