Referendum, le insidie della Campagna d’ottobre

Dopo la difficile approvazione delle riforme costituzionali, il premier ha iniziato la lunga e tortuosa corsa verso il Referendum confermativo di ottobre, che demanderà ai cittadini l’onere di confermare o meno una delle partite più importanti su cui Renzi ha puntato.

E così, contestualmente, le opposizioni hanno annunciato la costituzione dei Comitati del No al Referendum, per affermare ancora una volta la propria contrarietà, oltre che alle politiche renziane, al disegno di riforma del bicameralismo perfetto che, soprattutto nella definizione del nuovo Senato, non ha convinto molti.

Ma questo referendum in realtà sarà una pietra miliare per il futuro politico di Renzi. Più volte il Segretario del PD ha annunciato che, a fronte della vittoria del no, avrebbe rassegnato le dimissioni. Questa partita è estremamente importante per gli assetti politici futuri del nostro paese, in quanto questo voto non definirà solo l’aspetto che dovranno avere le future istituzioni italiane, ma la legittimazione o la sconfitta dell’ascesa di Renzi.

Il Premier ha iniziato una campagna referendaria all’insegna del terrorismo psicologico, soprattutto nei confronti di quella frangia della sinistra radicale fortemente in contrapposizione con le politiche del Governo, perché al di là delle apparenze, le tensioni a sinistra sono estremamente forti. E l’attacco al PD a fuoco incrociato, è ormai iniziato anche attraverso lo strumento giudiziario, tanto da portare lo stesso capo del Governo ad ammettere l’esistenza di una questione morale interna al proprio partito, lasciando sostanzialmente spazio ad attacchi da tutti i fronti. Premesse poco positive che rendono la corsa al Referendum autunnale ancora più difficile. Inoltre non è possibile escludere neanche il contraccolpo che, la tornata elettorale amministrativa potrebbe riservare qualora i risultati dei candidati Dem non rispettassero le attese.

Insomma, una corsa ad ostacoli davvero difficile per Matteo Renzi. Non a caso l’Ex Sindaco di Firenze ha deciso di metterci la faccia in prima persona, sostenendo con fermezza, oltre che la bontà del proprio disegno politico, anche il sostanziale commutamento del referendum in una sfida sulla sua persona. Già perché detta fuori dai denti, ad ottobre saremo chiamati a decidere non tanto per affermare o meno le modiche alla costituzione, ma soprattutto se vogliamo ancora un futuro a guida Renzi.

Tutti i leader di opposizione, avendo colto la sfumatura, hanno deciso di impegnarsi anch’essi in prima persona, partendo dalle elezioni amministrative, come strumento per esercitare il primo scossone alle fondamenta di Palazzo Chigi, e continuando con una battaglia serrata verso il No al Referendum

Questi mesi saranno fondamentali non solo per comprendere cosa ne sarà del governo, ma soprattutto ridetermineranno gli equilibri tra i partiti che dovranno scegliere in maniera netta da che parte stare. Renzi ha deciso di giocarsi il tutto per tutto e l’unico modo per ottenere la legittimazione a scaricare la sinistra estrema è capire chi e quanti sono con lui.

©Futuro Europa®

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1 Commento per "Referendum, le insidie della Campagna d’ottobre"

  1. Giovanni Jannuzzi | 10 Maggio 2016 a 18:09:27 | Rispondi

    Tutto molto esatto. Però francamente esiterei molto a parlare di “terrorismo psicologico” da parte di Renzi. Egli fa quel che qualsiasi politico farebbe al suo posto nel pieno di una battaglia importante: metterci la faccia, pur essendo consapevole dei rischi, e dire chiaramente: se la gente dice di no, me ne vado. Cosa dovrebbe fare? Dire: la cosa non mi riguarda, se votate no io comunque resto? Così fece Berlusconi in un caso referendario analogo. Lei è troppo giovane per ricordarlo, ma quando fallì il referendum in Francia, proprio sulla riforma del Senato, De Gaulle . che era De Gaulle – il giorno stesso, si dimise.
    In materia di terrorismo, mi pare che ne fanno molto di più quelle opposizioni che parlano di colpo di stato e di democrazia distrutta: ma guarda in po’, maestri di democrazia alla Salvini, Berlusconi, Brunetta, Grillo e via dicendo, incapaci di condurre una battaglia politica se non a base di insulti, minacce e previsioni catastrofiche.

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