Le ricette della signora Toku (Film, 2015)

Le ricette della signora Toku è un titolo fuorviante: lo spettatore si aspetta un film di cucina, di cuochi provetti, magari una sfida tra piatti tradizionali e moderni, insomma una cosa alla moda, che – detto tra noi – avrebbe anche stancato. Niente di tutto questo. Le ricette della signora Toku è un film sulla vita, sul sentimento del tempo, sulla ricerca di un figlio perduto, sull’incontro tra due solitudini. In una parola è un grande film capace di raccontare una piccola storia che dura lo spazio d’una stagione, il tempo che i ciliegi ritornino in fiore. Il titolo originale giapponese è An (pasta dolce di fagioli rossi), una magica marmellata che la signora Toku sa confezionare così bene per riempire i dolcetti di Sentaro, solitario gestore di un piccolo chiosco.

Il film della regista Naomi Kawase – pure sceneggiatrice – racconta i giorni felici della signora Toku assunta da Sentaro per aiutarlo a confezionare dolci, poco prima della sua morte. Kawase affronta un problema molto sentito in Giappone: l’isolamento dei lebbrosi e la superstizione popolare che confina questi malati in ghetti – sanatori nei quali trascorrono tutta la loro povera vita. La signora Toku è una lebbrosa che non ha mai potuto partorire un figlio e non è mai riuscita a sentirsi libera. “Sono stata felice con te al chiosco, principale…”, sussurra a Sentaro poco prima di morire e di trasformarsi nelle radici del suo amato ciliegio.

Attori straordinari, soprattutto Kirin Kiki, intensa e sofferente nel comporre il ritratto della malata che aspira a una vita normale. Fotografia affascinante, tra ciliegi in fiore, campagna e periferia di città percorsa da una metropolitana a cielo aperto. Ritmo lento e suadente. Tecnica di regia sopraffina, tanto da meritare attenzione sia al Festival di Cannes che al Festival di Toronto. Primo film distribuito – si fa per dire – in Italia della promettente regista nipponica.

Le ricette della signora Toku è un film delicato e commovente, cinema d’autore come ancora si produce ma sempre meno si distribuisce. Se non fosse per benemerite salette d’essai che privilegiano la qualità, come il Piccolo Cineclub Tirreno di Follonica, in provincia simili prodotti non arriverebbero mai. Lo spazio del fine settimana è occupato da film per teenager, commedie italiote, cartoni animati d’ogni tipo e cinema fracassone. Pare quasi che il pubblico non chieda altro. Comprendiamo i problemi dei gestori, che devono pur campare, ma noi poveri amanti del vero cinema che cosa dovremmo fare? Forse emigrare in paesi più consoni alla diffusione culturale. Consola il fatto che il cinema non è morto, ma esiste il problema di andarselo a cercare.

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Regia: Naomi Kawase. Soggetto: Tetsuya Akikawa (tratto dal romanzo An). Sceneggiatura: Naomi Kawase. Aiuto Sceneggiatura: Dirian Sukegawa. Montaggio: Tina Baz. Musica: David Hadjadj. Interpreti: Kirin Kiki (Toku), Masatoshi Nagase (Santaro), Kyara Uchida (Wakana), Miyoko Asada (proprietaria del negozio), Etsuko Ichihara (Yoshiko). Durata: 113’. Paese di Origine: Giappone.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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