Cronache dai Palazzi

L’allarme terrorismo ricompatta tutte le forze politiche, che di fronte alle minacce jihadiste sembrano far fronte comune contro una “guerra giusta”, come teorizza il filosofo politico newyorkese, Michael Walzer, docente all’Institute for advanced study di Princeton. “Lo Stato Islamico mette in pericolo la nostra sicurezza ma è anche, e forse soprattutto, una minaccia per le democrazie dell’Occidente che rischiano grosso in un clima di emergenza estrema”, afferma Walzer in un’intervista sul Corriere della Sera. Dopo gli atti terroristici di Parigi e Bruxelles che hanno messo in ginocchio l’Europa, lo studioso statunitense ipotizza anche una serie di attacchi negli Usa, magari a ridosso delle elezioni della Casa Bianca. “Bisogna assolutamente evitare gesti che possono favorire il reclutamento di altri jihadisti. E bisogna stare attenti a non indebolire le nostre democrazie giustificando le brutalità”, sottolinea Walzer preoccupato di eventuali “spazi che il terrorismo apre a una destra radicale, demagogica e antidemocratica”.

All’indomani degli atti terroristici di Bruxelles a Palazzo Chigi si riuniscono i capigruppo di tutti i partiti sotto la guida di Matteo Renzi che assicura di aver “messo in campo tutte le misure di sicurezza  necessarie, anche se non risulta ora una minaccia specifica per l’Italia”. Renzi ha inoltre sottolineato che “nella lunga e difficile battaglia al terrorismo c’è bisogno di altre prove di unità delle forze politiche”. Dall’interno dell’esecutivo il ministro dell’Interno italiano Angelino Alfano ribadisce inoltre che “l’Italia è un Paese a rischio” ma “purtroppo non esistono solo obiettivi sensibili visto che la strategia del terrore non ha un filo logico”.

Gli italiani e di concerto anche tutti i cittadini europei non devono dimostrarsi vittime del terrore. “Non dobbiamo alterare i nostri stili di vita, questo significherebbe darla vinta ai terroristi”, ha sottolineato Alfano che auspica lo svolgimento “a porte aperte” dei prossimi campionati europei di calcio in Francia. Quanto sia pesante il rischio anche per gli italiani non è semplice quantificarlo. Di certo “siamo esposti a un rischio forte accresciuto dopo il Bataclan”, ha affermato Alfano elencando però anche i dati che sembrano attestare una buona prevenzione in materia di sicurezza nel nostro Paese: “110 mila persone sospette controllate, 2.249 perquisizioni, 22 mila veicoli controllati, 396 persone arrestate”. Alfano invoca poi il Pnr, ossia il codice che individua un passeggero su un aereo, che l’ultimo consiglio straordinario dei ministri dell’Interno Ue, riunitosi a ridosso degli attentati di Bruxelles, sembra aver varato. I governi degli Stati membri sembrano infatti essere d’accordo a concedere alle polizie nazionali l’accesso alle banche dati per esigenze antiterrorismo, nello specifico per ottenere tutte le informazioni che il cliente ha fornito alla compagnia prima del volo: dati personali e di viaggio, metodi di pagamento, bagagli imbarcati. Fino ad oggi l’Europarlamento aveva ritenuto tale misura troppo invasiva, mentre ora i gruppi politici hanno messo a punto un testo unico: “La direttiva sul Pnr sarà adottata ad aprile 2016”, è scritto sulla risoluzione comune di dieci punti, frutto del Consiglio europeo straordinario dei ministri dell’Interno Ue, con la quale i governi dell’Unione europea hanno messo nero su bianco un piano per difendersi dal terrore. Oltre al Pnr il piano prevede: controllo dei dati biometrici sia per chi entra sia per chi esce dai confini Schengen, come negli Stati Uniti; lancio di piani nazionali antiradicalizzazione, database comuni, scambio di informazioni di intelligence; condivisione del registro dati dei passeggeri degli aerei e maggiori controlli negli scali. Obiettivi tante volte pensati ma concretizzati solo ora in quanto supportati da una comune dichiarazione di intenti.

Il ministro Angelino Alfano ha annunciato ai giornalisti il piano nazionale antiradicalizzazione ancor prima di partecipare al Consiglio straordinario di Bruxelles, ipotizzando un modello simile a quello del governo statunitense lanciato nel febbraio dell’anno scorso. L’operazione prevede di mettere in moto un coordinamento tra enti già esistenti per decodificare ogni segnale dal territorio su persone e comunità che intraprendono o sembrano intraprendere, un percorso di radicalizzazione. L’obiettivo finale è, in pratica, evitare la formazione di quartieri chiusi sede dell’estremismo islamico come Molenbeek a Bruxelles. Per realizzare il piano saranno create task force interministeriali coinvolgendo scuole, asl, comuni ed altri enti territoriali. “Il punto di riferimento – ha spiegato Alfano – rimane la Prefettura”. Il piano prevede inoltre programmi di rieducazione, con assistenti specializzati, e il lancio, e il lancio di progetti divulgativi sul web “per diffondere una contronarrativa opposta a quella dello Stato Islamico”. Il piano nazionale antiradicalizzazione sarà presentato al Consiglio  dei ministri entro aprile.

A livello europeo è infine fondamentale l’impegno comune per la lotta al terrorismo anche attraverso i provider di Internet. “Bisogna convincerli a rendere disponibili più velocemente le informazioni sensibili sui sospetti e a segnalare chat pericolose”. Si mira, in sostanza, ad una più ampia e fluida condivisione delle informazioni tra i servizi di intelligence dei diversi Stati Ue e con quelli dei Paesi terzi; un obiettivo che all’atto pratico molti depennano. La collaborazione tra i servizi segreti, almeno all’interno dell’Unione europea, presupporrebbe comunque il manifestarsi di una concreta democrazia europea con dei cittadini europei in grado di riconoscersi in un Unione europea che, oltre che fare della teoria scrivendo dei Trattati, di fatto prende delle decisioni e le mette in pratica.

©Futuro Europa®

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