Venti anni di Servizio Volontario Europeo

Se c’è un ambito in cui l’Europa ha riscosso grandi successi utili quale investimento a lungo termine nel futuro, si tratta senza dubbio delle opportunità di studio, volontariato e lavoro per i giovani, grazie ai fondi stanziati ormai da decenni dall’Unione europea. A partire dal più famoso progetto Erasmus, che nel prossimo anno compirà i primi trent’anni, gli scambi giovanili finanziati dall’UE sembrano davvero una delle nuove pietre miliari verso la costruzione di una solida cultura europea condivisa per il futuro.

Nel 2016 si celebrano i vent’anni del Servizio Volontario Europeo (SVE), un altro programma giovanile di larga diffusione, che soltanto nel 2014 ha consentito a ben diecimila giovani volontari di partire per un paese straniero. Lo SVE è finanziato dal programma Erasmus+ della Commissione europea, con lo scopo di consentire alle nuove generazioni di confrontarsi con un’esperienza di cittadinanza attiva in campo sociale. I progetti a cui candidarsi vanno da un minimo di due a un massimo di dodici mesi di permanenza all’estero, sia in paesi UE che al di fuori della comunità europea. Numerose le aree di volontariato tra cui i giovani possono scegliere: dallo sviluppo cooperativo all’assistenza sociale e per anziani, alla tutela del patrimonio culturale e dell’ambiente, le attività rivolte a bambini e gioventù, lo sport e il tempo libero.

Alla base dello SVE stanno i principi dell’apprendimento non formale, cioè quella modalità di imparare da esperienze personali che non rientrano nei canoni dell’insegnamento tradizionale, proprio di corsi in classe promossi da scuole e istituti. Il focus del progetto sta dunque nello sviluppare nei giovani nuove competenze interpersonali come solidarietà, tolleranza, attitudine all’impegno quotidiano e al lavoro di squadra, oltre a una maturazione derivante dal contatto costante con persone a cui prestare un servizio, in un contesto di lavoro diverso dal proprio paese d’origine.

Per partecipare a un bando di selezione SVE, i giovani dai 18 ai 30 anni possono rivolgersi a una delle organizzazioni accreditate allo sviluppo di progetti UE, che seguiranno il candidato nella compilazione della richiesta. Una volta confermato – dopo un colloquio conoscitivo – il futuro volontario avrà diritto alla copertura delle spese di vitto e alloggio, all’assicurazione sanitaria europea e a un indennizzo mensile per spese generiche. Molto utile anche il corso di lingua del paese prescelto, che si svolge nella città di destinazione e consente al giovane di ambientarsi meglio nel nuovo contesto.

Sarà poi una seconda organizzazione ad accogliere i volontari nel paese straniero, svolgendo un ruolo di guida e supervisione costante delle attività nell’organizzazione scelta per l’esperienza. Una volta completate le formalità burocratiche, per i ragazzi comincia quel lavoro quotidiano in un contesto internazionale che metterà alla prova tutte le proprie risorse personali, ma favorendo anche lo sviluppo di altre capacità così utili nel mondo globalizzato di oggi. A conclusione del progetto, a ogni volontario sarà rilasciato il documento Youthpass, il certificato che riconosce ufficialmente la partecipazione al programma Gioventù in Azione e il conseguimento delle abilità in ambito non formale, quale strumento utile a favorire l’occupazione giovanile in Europa.

L’obiettivo della Commissione è di raggiungere la quota di centomila volontari inviati entro il 2020, e a giudicare dalle parole entusiastiche dei partecipanti, è molto probabile che venga raggiunta. Molto interessante è in particolare l’apertura ai progetti SVE per quei giovani provenienti da paesi fuori dall’UE ma facenti parte dell’area europea, come Turchia, Serbia, Armenia, Islanda o Moldavia. In questo modo, l’Europa del futuro potrà basarsi su schiere di cittadini che avranno già da tempo vissuto personalmente l’efficacia della convivenza interculturale, progettando insieme nuove politiche comunitarie a favore di tutti e per tutti.

©Futuro Europa®

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