In crisi i mestieri tradizionali

Questi ultimi anni hanno comportato una trasformazione profonda del mondo del lavoro. Vuoi per la crisi economica, vuoi per la continua e rapida espansione del mondo della rete, della tecnologia e dei Social media. Sono emerse tante nuove figure di lavoratori, mentre ad essere colpite sono soprattutto alcune delle professioni tradizionali. Non ultimi, guarda caso, i giornalisti.

Nel gran rimescolamento di carte, alcune professioni appaiono semplicemente soffrire per il ridimensionamento dell’economia nazionale. Altre, invece, sono tramontate del tutto. Secondo una graduatoria effettuata dalla CGIA di Mestre (Associazione Artigiani Piccole Imprese), dal 2008 al 2013 la sua platea di occupati ha registrato una diminuzione di oltre 441 mila unità, pari a -40,1%. La professione più colpita dalla crisi economica è stata quella dei ragionieri, seguono imprenditori e amministratori delle piccole imprese che hanno registrato una flessione del 38,4%.

La crisi dell’edilizia ha ‘gettato sulla strada’ anche moltissimi muratori, carpentieri e ponteggiatori. In termini assoluti si sono trovati senza un lavoro in oltre 177 mila (-24,7%). Male anche la situazione di artigiani e operai specializzati del legno, del tessile e dell’abbigliamento: la flessione è stata di oltre 109 mila unità (-23,9%). Infine, a seguito dei tagli avvenuti in questi ultimi anni anche nel pubblico impiego, gli insegnanti delle scuole secondarie e post-secondarie e le forze di Polizia di Stato, i Vigili urbani e i Vigili del fuoco hanno subito una contrazione molto preoccupante: i primi sono diminuiti di quasi 101 mila unità (-19,5%), i secondi di oltre 97 mila (-23,9%).

Estetisti, parrucchieri, colf, badanti, camerieri, magazzinieri, pony express, invece, sono i lavori che in questi ultimi anni non hanno conosciuto la crisi. Tra le 20 professioni che resistono al declino economico, anzi lo combattono, vi è quella del pizzaiolo, del gastronomo, del rosticciere. Si tratta dei mestieri che hanno conosciuto la crescita più forte, facendo registrare 70 mila persone impegnate e oltre 27 mila esercizi aperti in Italia. Gli estetisti, i parrucchieri, le colf e le badanti, rileva la Cgia, hanno registrato un aumento in termini assoluti pari a oltre 314 mila unità (+71,7%). Seguono i camerieri, con un incremento di posti di lavoro pari a poco più di 251.500 (+31,5%) e i magazzinieri e i pony express, con oltre 125.600 occupati in più (+43,2%). Appena fuori dal podio troviamo cuochi, baristi e ristoratori, con quasi 123.500 nuovi occupati (+14%) e le attività legate alla guardiania e ai vigilanti non armati. Se non smette di crescere il ruolo del pasticcere, del gelataio e del panettiere (in quest’ultima categoria si contano oltre 90 mila lavoratori in Italia), è sorprendente che fra i mestieri che hanno conosciuto una crescita forte ci siano anche artigiani “insoliti”.

Nella top 20, infatti, troviamo ad esempio i tatuatori; +442,8% il numero di negozi in crescita dal 2009 al 2013. E poi gli estetisti, un esercito arrivato a quota 44 mila, con 2269 nuove attività aperte nel 2013. E poi i sarti e gli addetti alle pulizie, i giardinieri, i tassisti e i produttori di accessori per l’abbigliamento. Anche l’agroalimentare sta conoscendo una nuova primavera (nel 2012 si è registrato il 2,2 per cento di aziende nuove create da giovani sotto i 30 anni) e genererà una gamma di figure, come il personal trainer dell’orto. Ma nel boom dei mestieri della terra c’è un futuro che già s’inizia a sperimentare. Due giovani lucani, laureati in tecnologie alimentari, hanno creato la prima coltivazione di funghi recuperando i fondi del caffè; un agricoltore salentino ha inventato un metodo ecologico per estrarre la fibra di fico d’India con cui riveste complementi d’arredo di design. Per i lavori domestici, invece, sottolinea il presidente dell’associazione Bortolussi, “è importante sottolineare come in questi ultimi anni di crisi le italiane siano ritornate a fare le colf e le badanti. Nonostante il peso della componente straniera sfiori ancora l’80% del totale degli occupati in questo settore, tra il 2012 e il 2013 la presenza delle italiane è aumentata di quasi il 5%, mentre gli stranieri sono diminuiti dell’8%”.

Chi si aspetta un dominio di nuove professioni, è fuori strada. I programmatori di software, i riparatori di computer e i disegnatori grafici entrano in classifica, ma occupano le retrovie. Insomma, il miglior alleato per sconfiggere la crisi è ancora la tradizione. Così, ad esempio, si spiega il ritorno dei sarti. Figura che sembrava tramontare, invece si riscopre più attuale che mai, con i circa 15.000 lavoratori del settore. Degli addetti alle pulizie, poi, gli italiani non riescono proprio a fare a meno. Appaiono in crescita pure giardinieri, tassisti e produttori di accessori per l’abbigliamento.

E i giornalisti? Il settore ha risentito enormemente del drammatico calo nelle vendite della carta stampata, oltre che dall’uso di strumenti informatici che hanno velocizzato il processo di informazione di notizie sul web. A causa delle pesanti politiche di ristrutturazione, è in aumento l’utilizzo, da parte degli editori, di una schiera di collaboratori esterni, anche se bravi, decisamente sottopagati.

©Futuro Europa®

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