Abdallah è grande

Abdallah II di Giordania è un re che vuole anche essere democratico, ma senza esagerare; sono d’accordo, aggiungo io, alcuni esempi di democrazia nel mondo hanno prodotto risultati pessimi, a volte la massa ha bisogno di qualcuno che pensi per lei, che prenda le decisione più importanti e anche la responsabilità di tutto. Certo non sempre riesce, ma lui invece sembra riuscirci. Re Abdallah II è fautore di importanti riforme nel suo Paese, anche se il contesto è una monarchia quasi assoluta in cui gli alleati del re formano una larga maggioranza in Parlamento. Un po’ come da noi, aggiungerei.

Nel 2008 fece una legge sulla formazione dei partiti politici che introdusse l’obbligo di un certificato rilasciato dal Governo e l’adesione di 500 membri, invece dei 50 necessari in precedenza, per avere lo status giuridico di partito politico: il risultato fu la dissoluzione di otto dei quattordici partiti dell’opposizione; che dire, una bella sfoltita.

Ma parliamo di fatti, non di sofismi: negli ultimi anni l’economia giordana ha conosciuto un vero boom, raggiungendo un tasso di crescita pari al 6% annuo. Il turismo è cresciuto e la Giordania si è ritagliata come un’oasi di pace nella vituperata storia dei territori di quelle parti. Molto è dipeso dal re: è attento alle fasce più deboli,  ha fatto una serie di riforme sociali che permettono alla popolazione di ottenere gratuitamente cure sanitarie e istruzione. Il tasso di alfabetizzazione in Giordania, al 90%, è uno dei più alti nel mondo arabo. Insomma il popolo ha ottenuto più dei politicanti, in una logica e misura che dovrebbe essere esempio e regola.

Sicuro, ha influito nella formazione di Abdallah il fatto di avere una madre, Antoniette Gardiner, di origine britannica; la donna è stata la seconda moglie di re Hussein e ha avuto un ruolo centrale nel percorso educativo del figlio.

Uomo lungimirante, il re giordano ha aperto il dialogo con il Vaticano. Una relazione diretta con il Papa per permettere a musulmani e cristiani di convivere pacificamente. Insomma un sovrano illuminato. Certo i suoi detrattori, che non sono pochi, perché da quelle parti essere moderno è quasi una bestemmia, lo insultano in vari modi, criticano la moglie, la bellissima Rania, e l’accusano di essere sovraesposta nei media. Intanto però, l’origine palestinese della bella Rania ha permesso al re di ricucire vecchi strappi con i tanti palestinesi che vivono in Giordania.

Ora, in questi giorni, il re ha fatto sentire la sua voce dopo l’atroce episodio del pilota massacrato da quegli scarti umani vestiti di nero:  “La terra tremerà sotto di voi”, ha detto, “saremo il vostro inferno” ha ribadito. L’agenzia di stampa nazionale Petra nelle ultime ore ribatte le dichiarazioni più importanti del monarca: “Daremo la caccia a questi criminali, li colpiremo nelle loro stesse case. Combattiamo questa guerra per proteggere i nostri valori, la nostra fede, i nostri principi umanitari”. Bravo. Finalmente una voce chiara nel diplomatico sottovoce degli altri potenti arabi; ora finalmente una presa di posizione contro chi vuole terrorizzare il mondo commettendo crimini atroci.

Lui, pilota, si è messo la sua bella divisa mimetica e ha cominciato la sua purga. I due terroristi che erano l’oggetto richiesto per lo scambio ipotetico con il pilota, li ha fatti giustiziare. Poi ha fatto bombardare Mosul e Raqqa. Un orrore penseranno molti. Sangue chiama sangue. Forse è vero, ma siamo in guerra e qualcuno deve dirlo apertamente. Dio salvi il re.

©Futuro Europa®

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