Cronache britanniche

Londra – L’ennesimo simbolo della capitale britannica è passato in mani straniere. Sembrava che questa volta il potente fondo sovrano del Qatar dovesse tornare a casa a mani vuote, e invece è fatta: Canary Wharf, il cuore finanziario della capitale, si aggiungerà a Harrods e allo Shard (progettato da Renzo Piano) nella bacheca acquisti degli emiri.

I maggiori azionisti di Songbird Estates plc, che deteneva il 68% di Canary Wharf, hanno, infatti, ceduto alle “lusinghe” degli sceicchi che andavano avanti dallo scorso novembre, per una cifra che si aggira intorno ai 2.6 miliardi di sterline, nonostante l’opposizione del consiglio di amministrazione della stessa Songbrid che considerava l’offerta non all’altezza del valore del business e delle sue prospettive. Il passaggio decisivo è avvenuto sfruttando la struttura a “scatole cinesi” del gruppo: la Qatar Investment Authority, infatti, già deteneva il 28,6% di Songbird, Brookfield che insieme agli emiri ha rilanciato l’offerta controllava il 22% di Canary Wharf Group, mentre l’investitore Simon Glick, la China Investment Corporation e Morgan Stanley detenevano rispettivamente il 26%, il 15% e l’8.5%. Proprio questi ultimi tre azionisti sono stati coloro che insieme hanno contribuito a spostare l’ago della bilancia per consentire il passaggio di consegne definitivo agli emiri.

Canary Wharf è diventata nel giro di poco più di trent’anni il vero cuore finanziario di Londra, ospitando il quartier generale di HSBC, Citi, Barclays, Bank of America Merrill Lynch e JP Morgan e lasciando alla City “solo” Goldman Sachs, la Banca d’Inghilterra e il London Stock Exchange. Non ci sarebbe da escludere che pure le sedi delle grandi banche d’investimento della capitale entrino nel mirino del potentissimo fondo emiro che già nel 2012 è passato a far shopping comprandosi 1 Cabot Square, headquarter londinese di Credit Suisse.

©Futuro Europa®

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