Rassegna stampa estera

Una settimana fatta di articoli urlati dalla stampa estera sullo squallidissimo ennesimo scandalo scoppiato nel nostro Paese, o meglio nella capitale del nostro Paese,  e che ci travolge fra immondizia, concessioni edilizie, pizzo e speculazione sulla vita di esseri umani. Ne parleremo, ma non troppo, a questo già pensano i nostri media. Vogliamo citare soprattutto tre articoli, diversi tra loro, ma che sono un buon spunto di riflessione. Il primo è un’analisi di Simon Kuper, pubblicata sul Financial Times, che spiega come l’Italia abbia perso la sua “dolce vita”. Se al visitatore distratto passeggiare per Reggio Emilia può far pensare: “questo è il paradiso”, in realtà non è così, scrive Kuper, quella “non era che un illusione di paradiso”. Nell’articolo vedremo anche che se il sistema Paese è in totale decadimento – non più “in crisi”, perché come spiega lo storico John Foot a Simon Kuper “una crisi finisce, mentre l’Italia continua a cadere in rovina” – abbiamo ha ancora una grande risorsa: la qualità della vita. Se il sistema Paese non va, e se la corruzione in questo momento ci infanga più del dovuto,  Isla Binnie racconta su Reuters India una bella favola di Natale: in Italia, il panettone fatto in carcere offre una dolce via per ridurre la criminalità e Lucien Mpama scrive per l’Adiac (Agence d’Information d’Afrique Centrale), di come il nostro Paese si stia distinguendo nel combattere Ebola, nella duplice lotta sia sul terreno che dentro i laboratori di ricerca.

Scrive Simon Kuper: “Gli anziani hanno buone pensioni, le persone di mezza età non sono licenziabili e i giovani lottano per contratti a termine. Passeggiando per Reggio Emilia pensate: questo è il paradiso. Qui, in un mattino illuminato dal sole autunnale, troviamo la tranquilla, impeccabile vita di una cittadina della provincia del Nord d’Italia. Abitanti elegantemente vestiti passano veloci per le antiche piazze. Ma è stata solo un’illusione di paradiso. Quella mattina quelle persone si stavano velocemente dirigendo verso il gigantesco mercato di vestiti dove i prezzi partono da 50 centesimi. Scarpe nuove costano 6 euro. Mentre l’Italia affonda, le persone tengono ancora all’apparenza. Il termine “crisi” non si addice più all’Italia, afferma lo storico britannico, specializzato sull’Italia, John Foot. Una “crisi” finisce, mentre l’Italia continua il suo declino, come nessun altro Paese sviluppato dal 1945 ad oggi (…) La “generazione perduta” dei giovani italiani è quella che soffre di più (…) Al Sud gli italiani sono disperati (…) Gli italiani più anziani etichettano i giovani come “bambinoni” che non vogliono crescere (…) La conseguenza: mancanza di speranza. In una versione estrema di uno stato dello stato d’animo occidentale, molti italiani non credono più in nulla. Reggio Emilia, per esempio, è  passata senza colpo ferire dal comunismo all’indifferenza (…) La passione politica è talmente esausta che anche l’eterna guerra fredda tipicamente italiana destra contro sinistra ha deposto le armi (…) Renzi, come tutti sanno, ha 39 anni, che in un’Italia gerontocratica è come se ne avesse 14. Invece di aspettare per sempre il suo turno, ha interpretato il sogno di molti giovani: estromettere la gerontocrazia e superarla. Ora deve solo salvare l’Italia. Il Paese ha un grande asso nella manica: la qualità della vita (…) Ma molti non sanno come giocarselo.”

La giornalista di Reuters Isla Binnie racconta come “panettieri in camice bianco tritano noci, immergono pasticcini nel cioccolato fuso e appendono a testa in giù panettoni appena sfornati per far si che non perdano la loro caratteristica forma a cupola. Ma quando una degli uomini di questa squadra tutta maschile esce a fumare, si trova in un recinto collegato al carcere di Padova. Profumi dolci emanano da questo edificio dal 2005, quando la cooperativa Giotto ha aperto la ‘Pasticceria Giotto’, che sembra sia l’unica pasticceria in Italia ad essere interna ad un carcere. La cooperativa afferma che il tasso di recidività tra i detenuti che lavorano sui loro progetti scende  dell’1/2% su di una scala media nazionale che pongono al 70%. I detenuti che scontano pene per reati che includono anche l’omicidio, sono molto ricettivi nell’assorbire i benefici psicologici di questi progetti. Dei circa 800 detenuti del carcere Due Palazzi di Padova, 150 sono pagati per lavorare non solo nel laboratorio di pasticceria, ma in un call center, costruiscono biciclette e valigie (…) La recidività è un problema grave per l’Italia, le cui carceri sono tra le più affollate d’Europa e costosissime per il bilancio dello Stato. Lavoro e attività creative sono il miglior trattamento per prevenire la ricaduta dei detenuti in attività criminose, ha detto Gemma Marotta, professore associato di criminologia presso La Sapienza di Roma (…) Il Presidente della Cooperativa, Nicola Boscoletto, ha detto che la risposta del pubblico al progetto è stata spesso negativa in Italia, laddove la disoccupazione è a un livello record (…) Ma per ogni milione di euro investiti nella riabilitazione dei detenuti, dando loro vero lavoro, retribuito secondo le leggi del mercato, ne salva nove.”

“Ebola, sul territorio l’Italia ha dato il meglio di se” titola Lucien Mpama il suo articolo apparso sull’Agence d’Information d’Afrique Centrale e su All Africa. “E’ attraverso una conferenza a Palazzo Montecitorio, sede dell’Assemblea Nazionale, che i parlamentari italiani hanno commemorato martedì l’anno 1 dell’esplosione in Africa Occidentale dell’epidemia del virus emorragico Ebola. La manifestazione era carica di simbolismo. L’Italia è in effetti, tra tutti i Paesi occidentali, quello che ha pagato il tributo più pesante durante l’ondata precedente di contagi quando nel 1995, la malattia uccise decine di persone a Kikwuit, nell’allora Zaire. Tra loro, una quindicina di medici, paramedici, missionari e suore. E da un anno, il Paese è tornato nuovamente al fronte della doppia guerra che si tiene sia sul territorio che nei laboratori di ricerca (…) I medici appoggiano l’appello dei deputati italiani che chiedono maggiore solidarietà e volontariato soprattutto nella messa a disposizione delle risorse necessarie. Ma mettono anche in guardai contro una visione troppo idealista dell’impegno a vincere il male. <Per affrontare l’epidemia Ebola sono necessarie coordinazione, organizzazione e una buona gestione. I volontari sono importanti, ma non costituiscono il sistema attraverso il quale si può controllare Ebola>  avverte il Dott. Giuseppe Ippolito Direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani che ha in cura il medico italiano colpito dal virus in Sierra leone.”

Chiudiamo con l’analisi di Tim Hedges apparsa su The Commentator. Dopo una breve biografia di Marino e una veloce presentazione di Carminati e company, Hedges si pone una domanda . “(…) Corruzione, violenza, cosche mafiose, pagamenti ai politici (la polizia è in possesso di un piccolo ‘libro nero’ che mostra chi ha avuto cosa) cosa c’è di nuovo? Due cose. La prima, e questo è profondamente deprimente, è che la malavita è coinvolta non solo nel contrabbando (fanno anche un po’ di questo), ma anche nell’estorsione di denaro destinato all’accoglienza degli immigrati. Ed è più redditizio della cocaina. La seconda, e di questo sta parlando tutta Roma, è che questo gruppo sia nato da solo (…) Ora qui sembra esserci una nuova mafia, una start up senza alcun legame con le altre. Utilizza gli stessi metodi delle vecchie mafie, mostra la stessa spietatezza e dimostrano grande abilità nel trovare nuovi mercati, cosa che manca totalmente alle imprese italiane.” (…)

Simon Kuper,How Italy lost dolce vita, Financial Times, 5 Dicembre 2014; Isla Binnie,Italy’s prison panettone offers sweet way to cut crime, Reuters India, 9 Dicembre 2014; Lucien Mpama,Ebola: sur le terrain, l’Italie a déployé ‘le meilleur de soi’, Agence d’Information Centre Afrique, 9 Dicembre 2014; Tim Hedges, The King of Rome, The Commentator, 9 Dicembre 2014.

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