Supernotes di Carletti & Kasper

Luigi Carletti pubblica un libro importante per Mondadori (Collana Strade Blu) insieme ad un fantomatico Kasper, nome che copre un ex carabiniere, agente dei servizi segreti e dei Ros, pilota d’aereo, esperto di arti marziali, armi, esplosivi, protagonista di clamorose operazioni contro la criminalità internazionale. Supernotes farà scalpore e desterà l’attenzione dell’opinione pubblica perché non è un Segretissimo, un’opera di fiction di pronto consumo, ma cronaca nuda e cruda, storia di vita vissuta. Abbiamo avvicinato il suo autore per rivolgergli alcune domande.

Chi è Luigi Carletti?

Giornalista e scrittore, ho lavorato per trent’anni nel Gruppo Espresso-Repubblica con incarichi di scrittura, gestione e direzione per poi approdare alla libera professione a cinquant’anni compiuti. Dal Duemila vivo a Roma ma le mie origini sono toscane: sono nato a Piombino da genitori elbani con antenati còrsi di Ajaccio da parte di padre ed emiliani dell’Appennino reggiano da parte di madre.

Supernotes è la tua prima spy story, dopo alcuni gialli e diversi romanzi minimalisti. Perché questo cambiamento di genere?

In realtà c’è come un filo rosso che attraversa tutta la mia produzione e riguarda quello svelamento che il romanzo fa di una realtà spesso occultata da presunte realtà assai più evidenti ma assai meno vere. E comunque, sia in “Prigione con piscina” sia in “Six femmes au foot” (pubblicato per adesso solo in Francia) la ‘spy story’ in qualche modo è molto presente.

Supernotes è un romanzo diverso dal solito perché di fatto è realtà romanzesca. È così?

Preferisco definire “Supernotes” come un romanzo-verità. Ciò che si racconta, nella sostanza, è tutto drammaticamente vero, e non uso il termine “drammaticamente” tanto per dire. La vicenda che viene narrata è spaventosa, enorme ma autentica. Basterebbe soffermarsi sulle informazioni che vengono date nella fascetta per chiedersi: ma com’è possibile, oggi, che accadano ancora queste cose? Mi riferisco ai campi di concentramento e all’assenza delle nostre istituzioni. Al fatto che l’Agente Kasper doveva morire.

Chi è l’Agente Kasper?

Kasper è un uomo di 55 anni, ex carabiniere fiorentino, che per oltre trent’anni ha lavorato nell’intelligence italiana e di paesi alleati. In quest’arco di tempo ha attraversato vicende e fasi storiche molto diverse, si è reso protagonista di operazioni clamorose con risultati straordinari ed è anche incappato in alcune brutte avventure. In “Supernotes” non c’è solo la vicenda cambogiana con 373 giorni di prigionia nel campo di concentramento di Phnom Penh, ma anche altre sue storie vissute tra l’Italia e i diversi continenti del pianeta.

Hai pubblicato per anni in Baldini e Castoldi. Adesso il passaggio a Mondadori. Bel passo in avanti…

Con Mondadori avevo già pubblicato “Prigione con piscina” e “Cadavere squisito”. In Mondadori posso dire di aver trovato professionisti di altissimo livello con la passione degli artigiani di qualità. “Supernotes” è una bella scommessa e un libro scomodo perché tocca ambienti e poteri molto forti e pericolosi. Il fatto che a Segrate ci abbiano creduto così tanto ha spinto Kasper e me a uno sforzo ancora maggiore di verifica, di approfondimento e di cura del lavoro.

I tuoi libri vengono tradotti all’estero?

“Supernotes” per adesso è stato acquistato in una decina di paesi stranieri tra cui Francia, Spagna, Portogallo, Brasile. I miei precedenti romanzi – “Prigione con Piscina” e “Cadavere squisito” – grazie anche alla mia agente Vicki Satlow, sono stati tradotti in Francia da Liana Levi editore, una casa parigina non grande ma di prestigio e di indubbia qualità. Liana Levi ha anche pubblicato “Six femmes au foot”, un noir tutto ambientato a San Siro durante un derby Inter-Milan.

Hai esperienze come sceneggiatore televisivo? Il tuo stile sembra adatto alla costruzione di una fiction.

Ho esperienze come autore di soggetti e storie per il cinema. Proprio in questo periodo, con un amico sceneggiatore, stiamo lavorando a un film che potrebbe andare in lavorazione entro fine anno. Quanto allo stile, in realtà in Italia si fa spesso confusione tra un modo di scrivere molto secco, diretto, tipicamente anglosassone, e la scrittura da “sceneggiatura”. Sono due cose un po’ diverse. Su questo modo di raccontare, il più bel complimento che ho ricevuto per “Supernotes” è stato: assomiglia al “Potere del cane” di Don Winslow. Insomma, mai un complimento fu tanto gradito. Se poi è meritato lo lascio giudicare ai lettori.

©Futuro Europa®

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