I numeri non mentono

Un risultato probabilmente inaspettato. Che il No fosse in vantaggio ormai lo si era percepito ma che potesse avere un risultato così netto pochi, o forse nessuno, lo avrebbe pronosticato. Ma questo Referendum costituzionale, che ha visto svolgere una campagna lunga quasi sei mesi, porta con sé alcuni dati estremamente interessanti.

Il primo fra tutti è l’affluenza alle urne che, nonostante abbia ottenuto una media nazionale molto elevata sia per il tipo di consultazione che per il trend degli ultimi anni, ha visto ancora una volta il paese diviso in due. Al Centro-Nord l’affluenza è stata compresa tra il 70 e il 75% mentre in alcune regioni del Sud si è superato di poco il 50%. Dati significativi che però mostrano come ancora una volta la partecipazione alla vita politica confermi sostanzialmente le divisioni del Paese.

Più uniforme e coerente sono gli esiti del Referendum. Il fortino rosso tra Emilia e Toscana ha retto bene confermando le anticipazioni della vigilia, ma i dati più significativi probabilmente e per motivi diversi arrivano da Lombardia, Puglia e Campania. Tra i risultati della prima spiccano i risultati di Milano, Monza e Bergamo: il triangolo industriale più significativo d’Italia, nei rispettivi capoluoghi ha visto vincere di misura il Sì, forse coadiuvato da una preoccupazione in questi ultimi tempi filtrata dai mercati che mostravano una certa paura per la tenuta dell’economia.

Le altre due regioni del sud, per aspetti differenti mostrano chiari segnali alla politica piddina. Emiliano, forte oppositore alla riforma, ha trascinato il No nella sua regione sfiorando addirittura il 70%. Risultato che fa riflettere sulle ripercussioni interne al Partito Democratico, anche in un’ottica di rinnovo della Segreteria per la quale Renzi si appresta a rassegnare le dimissioni.

In Campania invece la questione è diversa. De Luca ha clamorosamente perso la sua battaglia, dopo aver strappato promesse al Premier: i suoi cittadini hanno risposto negativamente bocciando di fatto la Giunta regionale e portando anche lì un No prossimo al 70%.

Dati impietosi che hanno costretto il Premier alle dimissioni obbligate. Di certo l’aver ottenuto il 40% da solo, fornisce a Renzi una base solida da cui partite anche in previsione di una riforma elettorale che presumibilmente andrà verso un sistema proporzionale.

Anche la suddivisione per fascia di età porta una certa novità nel sistema di voto del nostro Paese. Il Sì ha trovato più consenso tra gli over 60, tradizionalmente più conservatori e spesso avversi al centrosinistra, mentre tra i 18 e i 35 anni il No è stato predominante. L’inversione di tendenza porta non solo una questione di carattere politico ma soprattutto di carattere sociale. Di fronte alla personalizzazione del Referendum, 3 elettori su 4 dei quali il 60% hanno scelto di bocciare il Governo Renzi, le sue riforme e non ultimo la sua persona.

Ora il compito più difficile spetterà alle forze a sostegno del No che dovranno avanzare una proposta per poter condurre il Paese alle elezioni politiche.

©Futuro Europa®

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