Gradiva (Film, 1970)

Muore Giorgio Albertazzi (20 agosto 1923 – 28 maggio 2016), attivo fino all’ultimo sui palcoscenici teatrali italiani. Ricordiamolo rivedendo il suo unico film per il cinema, girato un anno dopo il successo del Jekill televisivo.

Gradiva sarà pure un velleitario tentativo registico di Albertazzi, come dice il Dizionario della TV di Giorgio Carbone e Leo Pasqua, ma a noi è sembrato un lavoro poetico e degno di interesse, nonostante il tempo passato. Gradiva ottiene il visto in censura il 26 settembre 1970, ma non esce nelle sale, anche perché – dato il chiaro impianto teatrale – pare un prodotto destinato al piccolo schermo. In televisione va in onda dieci anni dopo, il 20 agosto del 1980, un mercoledì, alle 20 e 30, su RaiUno.

Lavoro cinematografico tratto dal racconto omonimo che lo scrittore tedesco Wilhelm Jensen (1837-1911) scrive nel 1903, definendolo una fantasia pompeiana. Il film di Albertazzi, sceneggiato da Berto e De Chiara, arricchito dalla stupenda fotografia di Massi e da musiche ispirate di Nascimbeni, segue con fedeltà il soggetto originale. Una storia che colpisce persino Freud – onnipresente nel film – che dopo aver letto il racconto acquista una riproduzione del bassorilievo Gradiva per appenderla nel suo studio. Pare che da quella lettura che cominci a occuparsi dei rapporti tra psicanalisi e letteratura.

Vediamo la storia. Il film comincia con le immagini drammatiche dell’alluvione di Firenze (1966), una sorta di omaggio di Albertazzi alla sua città natale. Durante i lavori di recupero del materiale danneggiato viene scoperto un bassorilievo che colpisce il giovane archeologo Norbert Hanold. Il ragazzo ne ricava una riproduzione per portarsela a Monaco – dove insegna – dove si convince che raffiguri una ragazza pompeiana nell’atto di camminare con il piede destro in posizione verticale. Il giovane chiama la scultura con il nome di Gradiva (colei che risplende nel camminare), se ne innamora, la sogna immersa nel disastro di Pompei, coperta di cenere, distesa sul letto di morte. Decide di andare in Italia, viaggia a Lucca, Firenze, si dirige a Sorrento e visita gli scavi di Pompei dove incontra in carne e ossa la tanto desiderata Gradiva. La donna non è un fantasma, ma una vecchia amica d’infanzia di nome Joel (che significa vita) con cui è cresciuto vicino al lago di Kiev, dopo la morte della mamma, una sorta di primo amore redivivo. La storia procede con incedere poetico di pari passo alle prove teatrali di un Orfeo e Euridice, messo in scena nel palcoscenico di Pompei. Norbert, come un novello Orfeo attraversa il suo inferno e conquista l’amore, guarendo dalle turbe psicanalitiche che lo stavano distruggendo.

Gradiva non è un film facile, di impianto psicanalitico, teatrale più che cinematografico, pieno zeppo di rimandi letterari, che vanno da Joyce alla tragedia greca, passando per Freud. Si può definire datato, ma è innegabile che sia opera di grande fascino, impreziosita dalla fotografia solare di una Sorrento tra mare e scogliere, e da una colonna sonora poetica, immortale per via del flauto magico di Gazzelloni. Molto azzeccati i testi delle canzoni, scritti da Albertazzi, che conferiscono un tono drammatico e decadente all’intero lavoro. Film girato in bianco e nero che diventano subito quattro colori, giocando sul flashback onirico e sulla suspense narrativa che lo camuffa da thriller fantastico. Si tratta di una storia d’amore, invece, caratterizzata da un erotismo torbido e psicologico, che narra le vicende di un ragazzo regredito allo stadio infantile -adolescenziale, alla ricerca del primo amore.

Laura Antonelli è perfetta nei panni di Gradiva-Joel, suggestiva nella sua incarnazione di un sogno erotico che finisce per rivelarsi concreto. Peter Chatel (pseudonimo di Peter Schlätel, 1943 – 1986) è un buon attore tedesco che lavora molto con Rainer Werner Fassbinder (sette film), pure lui a suo agio nella parte del ragazzo innamorato, disturbato psicologicamente. Gradiva vive sul rapporto intenso tra i due attori, girata quasi completamente tra Sorrento e Pompei, a parte l’incipit a Monaco e alcune sequenze tra Lucca e Firenze. Parte come una storia di fantasmi e reincarnazione per scoprirsi come il racconto di un transfert psicologico, la narrazione di una regressione infantile, curata con l’amore.

Giorgio Albertazzi non è regista cinematografico, ma non definirei anonima la sua prova, come afferma Aldo Grasso nell’Enciclopedia della Televisione. Si tratta di una regia colta, letteraria e teatrale, forse la sceneggiatura e i dialoghi sono troppo verbosi e nella prima parte il montaggio è lento, ma in seguito il ritmo aumenta e la storia si riscatta. Un bel mix di musica, poesia, psicanalisi, archeologia e letteratura, caratterizzato da grande analisi psicologica delle diverse personalità. Tecnica di regia a base di zoom e piani sequenza, riprese in primissimo piano, taglio degli occhi e fotografie suggestive di volti e corpi. Giorgio Albertazzi è stato un grande attore teatrale, la sua unica regia cinematografica resta Gradiva, ma per la televisione ricordiamo Jekyll (1968), George Sand (1981) e Gli angeli del potere (1989).

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Regia: Giorgio Albertazzi. Soggetto: Wilhelm Jensen (tratto dal racconto omonimo). Sceneggiatura: Giuseppe Berto, Ghigo De Chiara, Giorgio Albertazzi. Consulenza Scientifica: Cesare Musatti. Fotografia: Stelvio Massi. Montaggio: Roberto Albertazzi. Musiche: Mario Nascimbene (dirette dall’autore). Flauto Solista: Severino Gazzelloni. Chitarra Solista: Mario Cangi. Arpa Solista: Anna Palomba. Canzoni: Ballata per Orfeo, Lamento di Proserpina, Nei giardini di Meleagro (testi di Giorgio Albertazzi – musiche di Giulio Nascimbeni – canta Penny Brown). Registrazioni Musicali: Meridiana Recording (Roma). Edizioni Musicali: Ariete (Roma). Coreografie: Roy Bosier. Scenografie: Carlo Tommasi. Testo di Orfeo e Euridice: Vinicio de Moraes. Consulenza Subacquea. Cresi Sub. Sincronizzazione: NC. Costumi: Rosalba Menichelli, Giuliana Serano. Aiuto Regista: Agostino Bonomi. Operatore alla Macchina: Sergio Rubini.  Tecnico del Suono: Pietro Spadoni. Direttore di Produzione: Roberto Nasso. Casa di Produzione: Fulco Film. Interpreti: Laura Antonelli, Peter Chatel, Giorgio Albertazzi, Bianca Toccafondi, Penny Brown, Ugo Cardea, Rita Calderoni, Giuliano Disperati, Anita Bartolucci, Gisela Liahn, Cristina D’Avanzo, Joseph Wheeler, Marilù Tolo, Antonia Brancati, Tony Corti, Karin Hjort, Esther Masing, Franco Mazzieri, Davide Montemurri, Daniela Nobili, Tomas Pico, Barbara Pignaton, Orazio Privitera, Winny Riva, Cristina Tamborra, Daniele Touboul.

©Futuro Europa®

 [NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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