Giovani italiani, tra disoccupazione e opportunità in Europa

Oggi la gioventù italiana si trova a vivere in un contesto economico e sociale che non ne rende affatto facile l’inserimento nella società adulta. Le attuali condizioni del mercato del lavoro in Italia scoraggiano infatti qualsiasi speranza nel potersi costruire un futuro: a questo si aggiungono i dati sul costante aumento della disoccupazione giovanile diffusi tramite i media, che non innescano la ricerca di soluzioni pratiche a questo problema.

In tale atmosfera di disagio e frustrazione, moltissimi giovani italiani decidono così di tentare la fortuna all’estero. Secondo le rilevazioni dell’ultimo Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, nel corso del 2013 circa 95 mila persone hanno abbandonato il nostro Paese. La fascia d’età più rappresentata va dai 18 ai 34 anni, con una percentuale pari al 36,2%: dunque ragazzi e giovani adulti che, per motivi di studio o per la ricerca di un lavoro, scelgono di cominciare un nuovo percorso lontano da casa. E spesso, con grande rammarico, per non tornare più.

Tra le risorse che i nostri giovani in fuga scelgono per spostarsi fuori dall’Italia, stanno assumendo sempre più popolarità i programmi di finanziamento offerti dall’Unione Europea. Negli ultimi mesi la Commissione Europea ha investito moltissimo nella comunicazione del nuovo programma di finanziamenti Erasmus Plus, che col suo budget di 14,7 miliardi di euro consentirà a circa 4 milioni di persone di usufruire per i prossimi sette anni di numerose opportunità di studio, tirocinio e lavoro all’interno dell’Europa.

Il principio alla base di un progetto di tali dimensioni è legato strettamente alla mobilità internazionale del lavoro: già a partire dagli accordi di Schengen nel 1986, le istituzioni comunitarie hanno incentivato la libera circolazione di persone nel territorio europeo per consentire una redistribuzione di risorse umane e lavorative nei vari Stati d’Europa. In questo modo, i giovani europei avranno più possibilità di spendere le proprie competenze professionali in altri contesti nazionali dove sono più richieste, favorendo così un ricircolo di gente qualificata sia in entrata che in uscita.

Attualmente l’Italia sta registrando perlopiù un’emorragia di risorse umane qualificate, cioè di giovani laureati spinti dalla prospettiva di una vita migliore fuori dal nostro Paese. La sfida che si lancia all’Italia, in prospettiva europea, sarebbe dunque quella di attrarre gente straniera di alta specializzazione, che valga come forza lavoro di qualità e sia veicolo di metodi professionali innovativi; oppure, semplicemente, di rinnovare il nostro mercato del lavoro per stimolare i nostri ragazzi in giro per l’Europa a ritornare a vivere a casa propria.

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